Dopo due anni di pandemia mondiale, ritorna sul grande schermo la serie tv più venduta a livello internazionale, tratta dall’omonimo libro di Elena Ferrante. Un’autrice che, con il suo terzo best seller “Storia di chi fugge e chi resta”, ha ritratto il sentimento caotico italiano di una società patriarcale e soffocante durante la metà deglianni ’60.
È il periodo di forti fermenti giovanili, delle rivoluzioni e della controcultura: la lotta per affermare il proprio stile (la minigonna) e per non avere più il tabù della pillola anticoncezionale. Dunque, una società che evolve e cresce con il sessismo: nel libro, così come nel film, vengono mostrati una serie di cambiamenti da cui le donne restano escluse, soprattutto se appartenenti al Rione.
In questo terzo capitolo, le due protagoniste Lila e Lenù continueranno ad avere un rapporto di amore e odio che ha sempre caratterizzato la loro infanzia. «Quello che fai tu, faccio io», disse Lenù gettando la bambola di pezza di Lila nello scantinato del loro vicino e padrone del Rione Don Achille. Una regola che andava bene fino a quando erano bambine, e che nella vita adulta non vale più. Entrambe hanno preso strade diverse, chi resta nel degrado evidente conducendo una vita crepata (Lila) e chi migliora la sua condizione – ad un primo sguardo – anche se consapevole di vivere nelle stesse condizioni ma in maniera più elegante (Elena).
Elena è al settimo cielo per la pubblicazione del suo primo romanzo, in cui racconta in maniera spinta i suoi pensieri, le sue voglie e fantasie sessuali di adolescente. Cosa che le garantisce la fama di una poco di buono e giudizi spregiudicati e depravati da alcuni. Una vita non totalmente diverse da quella di Lila se non in alcuni aspetti: mentre lei conduce una vita agiata tra le grazie delle grandi menti universitarie, la sua amica lavora in una fabbrica di salumi tutto il giorno in condizioni pessime. Ma così come i pensieri di una non sono ben visti nella società in cui cerca di entrare, anche per Lila non è semplice. Non lo è mai stato: per una donna è impossibile vivere e parlare liberamente della propria sessualità senza essere etichettata.
Lila va giù, Lenù va su anche se in questo contesto sociale cresceranno insieme e cercheranno di non rimanere agli occhi della società “guaste”. Elena è la ragazza venuta dal sud e che, come tutti quelli che si trasferiscono dalla propria regione, ha voglia e necessità di farcela per dimostrare che anche senza una propria amica geniale ce la può fare. Tutto quello che lei fa è qualcosa di cui Lila si priva, che apparentemente sembra una cosa buona. Invece, è qualcosa che fa sentire sempre un “quasi”: manca sempre qualcosa per raggiungere la perfezione, se così si può dire. Come Elena, in quanti (compresa me) si sono sentiti una mera copia dell’altro perfetto? Perché qualsiasi cosa io possa fare, c’è sempre la presenza dell’altro che mi ricorda che può fare di meglio. Basterebbe solo accettare che quel “quasi” è solo nella propria testa e che per magia scompaia.