Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha affermato che Ankara sta pianificando di lanciare una nuova operazione militare nel nord della Siria per proteggere il confine meridionale della Turchia.
Parlando in seguito a una riunione di gabinetto tenutasi lunedì, Erdogan ha affermato che l’obiettivo dell’operazione sarebbe riprendere gli sforzi turchi per creare una “zona di sicurezza” di 30 chilometri lungo il confine con la Siria.
“Presto prenderemo nuove misure per quanto riguarda le parti incomplete del progetto che abbiamo avviato sulla zona sicura profonda 30 km che abbiamo stabilito lungo il nostro confine meridionale” ha affermato il presidente turco, aggiungendo che “gli obiettivi principali dell’operazione saranno le aree da cui partono gli attacchi al nostro paese”.
L’area presa di mira dall’operazione militare proposta è controllata dalle Forze Democratiche Siriane (SDF), una coalizione militare multietnica a guida curda che comprende al suo interno anche l’ala armata del Partito curdo dell’Unione Democratica (PYD): l’Unità di Protezione Popolare (YPG), da anni in prima linea nella lotta contro i jihadisti dello Stato Islamico e nella contrapposizione all’ascesa del Califfato tra Siria e Iraq.
Un proseguimento, di fatto, della nota “Operazione Primavera di Pace”, avviata da Erdogan nel 2019 per difendere la frontiera meridionale della Turchia dalle minacce del gruppo dello Stato islamico e congiuntamente per contrastare le forze militari del PYD.
Ankara ha sempre visto il Partito dell’Unione Democratica come una trasposizione in territorio siriano del PKK turco (Partito dei Lavoratori del Kurdistan): un gruppo che la Turchia considera “un’organizzazione terroristica”.
L’annuncio della ripresa dell’operazioni militari è arrivato a pochi giorni di distanza dal veto della Turchia sull’adesione di Finlandia e Svezia alla Nato, in quanto, secondo Erdogan, sarebbero “la casa di accoglienza di numerose organizzazioni terroristiche”. Il riferimento è ai militanti curdi del PKK in Turchia e dell’YPG in Siria che sono stati accolti a Stoccolma, nonché alla loro decisione di imporre restrizioni alle vendite militari alla Turchia dopo l’incursione di Ankara in Siria nel 2019.
La riapertura del conflitto nel Kurdistan siriano, ormai rimasto sullo sfondo da tre anni, non sarebbe certo priva di conseguenze e potrebbe avere forti ripercussioni nel rapporto tra Usa e Russia nello scenario attuale del conflitto in Ucraina, riacutizzando le tensioni nella regione del Kurdistan settentrionale.