La transizione ecologica e le sfide dell’UE

La lotta al cambiamento climatico rappresenta una delle maggiori sfide che l’umanità intera è chiamata ad affrontare. I danni che questo fenomeno continua a provocare sono sempre più grandi e insostenibili e dunque non solo è importante mitigare l’impatto antropico sull’ambiente ma anche ripensare a nuovi modelli di consumo e di produzione.  

Se i primi riguardano le persone e i loro comportamenti, i secondi chiamano in causa l’impresa e il mondo industriale. Da questo punto di vista la comunità internazionale e le istituzioni hanno il dovere di assumere decisioni coraggiose e di coinvolgere la società nel suo complesso. Ecco perché è sbagliato considerare l’ambiente come un tema isolato o separato dagli altri; al contrario è la chiave che tiene insieme tutto, dal lavoro all’economia, dalle questioni sociali al problema migratorio. 

La vera sfida oggi è quella di coniugare in maniera armonica l’ambiente con lo sviluppo economico e il miglioramento della qualità della vita. In fondo si potrà parlare di transizione ecologica solo se il progresso economico riuscirà a conciliarsi con quello sociale e, soprattutto, se questi due aspetti andranno di pari passo e riusciranno ad alimentarsi a vicenda. 

Per queste ragioni abbiamo bisogno di lavorare in modo diverso, nei diversi settori, tra le generazioni, sia che si viva in città che nelle aree rurali, per ridurre le emissioni di gas serra e fermare la distruzione del mondo naturale. Ecco perché le sfide ambientali possono essere risolte solo se poniamo la riduzione delle disuguaglianze al centro dell’azione politica.  

Come indica l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, la sostenibilità deve essere quindi la sintesi e l’orizzonte del nostro agire e, al tempo stesso, anche un dovere le verso le nuove generazioni. In questo senso l’Unione europea, e in particolare il Parlamento europeo, è da anni in prima linea su questi temi. Con l’approvazione del Green Deal e della storica legge sul clima – approvata lo scorso mese di giugno – l’Unione europea punta ad essere il primo continente a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, con un obiettivo intermedio di riduzione delle emissioni nette di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990.

Questi provvedimenti, insieme ovviamente al Next Generation EU, sono la traduzione concreta dell’impegno europeo verso l’ambiente e delineano un cambio di paradigma che non è solo economico ma anche sociale e culturale. 

A prescindere dai risultati che emergeranno dalla Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP26) a Glasgow, la comunità internazionale non può più indugiare ma deve agire subito, insieme, per alleviare i rischi che le nostre popolazioni dovranno affrontare contro la deforestazione, le inondazioni, la siccità e l’impatto di queste sull’approvvigionamento alimentare, e altri disastri naturali che diventeranno più frequenti e sempre più costosi. 

La nostra società, e in particolare i giovani, vogliono un cambiamento reale, non a parole poiché l’azione per il clima e la salute pubblica figurano tra le loro più alte priorità. I cittadini, rispetto a questi grandi temi, si aspettano risposte concrete e la politica non può deludere le loro aspettative. 

Tutelare l’ambiente vuol dire proteggere la nostra umanità, riappropriarci delle nostre radici e mettere al centro del pensiero un’etica della persona che superi la logica del profitto economico e metta al primo posto la dignità dell’uomo e la moralità della politica. 

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