La Tassa e gli altri tributi: Come distinguerli

Dopo aver parlato, nell’articolo precedente, dei motivi che rendono necessaria la tassazione, concependola come lo strumento con cui lo Stato si impegna a finanziare le attività in grado di garantire concretamente il benessere di tutti, oggi andiamo a comprendere che cos’è un tributo, fornendo non solo chiarezza sulla sua natura, ma come il termine “tassa” sia usato impropriamente come suo sinonimo.

Partendo proprio da questo punto, con Tassa non si deve intendere l’intero complesso di tributi, in quanto questi sono molteplici, ma si deve intendere esclusivamente una categoria di tributi ben determinati.

Ebbene! I tributi si dividono in:

  • Tasse
  • Imposte
  • Contributi
  • Tributi ambientali

La Tassa è un tributo che colpisce una determinata componente del reddito di una persona, per il perseguimento di una finalità ben determinata.

L’Imposta, invece, viene prelevata per una finalità generica, ossia il finanziamento della Pubblica Amministrazione in generale.

Ad esempio, la Tassa sui rifiuti, è volta a finanziare la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti stessi con modalità eco compatibili, tutelando anche l’incolumità dei cittadini. Questa viene determinata non in funzione del reddito posseduto, ma in base ad altri fattori, come la metratura dell’immobile.

Per quanto riguarda, invece, l’imposta sui redditi, come l’IRPEF o l’IRES, questa viene calcolata in base al reddito posseduto dai singoli cittadini e viene pagata in funzione delle spese sostenute per “i servizi” pubblici in generale. Ossia, sarà “lo Stato” a decidere come distribuire e destinare l’importo riscosso.

Per quanto riguarda i contributi, questi sono versati per delle prestazioni ben determinate compiute da enti pubblici “non territoriali”.

Per enti pubblici non territoriali si intendono quegl’enti che, a differenza di quelli classici, non hanno un territorio da amministrare, ma, indipendentemente da questo, gestiscono semplicemente il servizio che offrono.

Un esempio è il contributo unificato, nel gergo C.U., il quale viene versato per intraprendere un’azione giudiziaria. Il suo valore si determina sul valore della causa e non sul reddito di chi è in lite. Semplificando, in cambio del servizio giudiziario erogato dallo Stato, volto a porre fine a una lite tra privati o tra privato e la stessa pubblica amministrazione, lo Stato chiede il pagamento di questo tributo quantificandolo semplicemente sull’ammontare del valore dell’oggetto della lite (un terreno, un immobile, un risarcimento per sinistro stradale, ecc.).

I tributi ambientali invece sono volti a tutelare l’ambiente da chi è potenzialmente inquinante. Infatti, questi tributi hanno un duplice ruolo: 1) incentivare l’adozione e l’innovazione di tecnologia sempre meno inquinante; 2) il ripristino dei danni ambientali dovuti dall’inquinamento, colpendo principalmente colui che potenzialmente inquina, secondo il principio “più inquini, più paghi”.

Nei prossimi articoli affronteremo la struttura del tributo, ossia, si risponderà alle domande “chi paga?”, “quanto paga?” e “perché?” tramite i criteri di legge adottati dall’amministrazione finanziaria.

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