La sfida dell’Unione Europea: autonomia dagli USA

Nell’ultimo periodo si è palesato fortemente il bisogno dell’Europa di avere una propria indipendenza ed autonomia dai più grandi, in questo caso dall’America. Un bisogno che è stato ripreso soprattutto dal presidente francese Emmanuel Macron.

La questione sembra sia uscita dopo una discussione su Taiwan, un’isola di fatto indipendente ma rivendicata dalla Cina come propria e difesa dagli Stati Uniti. Non è la prima volta che si sente parlare dell’invasione dell’isola, ma da quando è scoppiata la guerra in Ucraina l’aspirazione cinese di riprendersela è aumentata. Macron, a tal proposito, ha ritenuto opportuno sollevare una riflessione non di poco conto: in qualità di Unione Europea è necessario trovare una propria dimensione alternativa agli USA e alla Cina come terza superpotenza. 

La parola indipendenza e tutto ciò che ne comporta, è noti, va a braccetto con l’essere francese. Chi meglio di loro sa esprimere chiaramente il messaggio? Il concetto di autonomia strategica è, però, molto vago e difficile da definire ed accettare nonostante se ne parli nelle retrovie da vari anni. È un obiettivo a cui l’intera Europa aspira, ma complicato da raggiungere a causa delle divisioni tra i paesi membri e delle loro inadeguatezze. Due elementi questi che sono sorti come l’alba durante la guerra ucraina. 

Che cos’è “lautonomia strategica

Come chiarisce un documento del Parlamento Europeo, s’intende la capacità di poter agire in autonomia senza dipendere dagli altri paesi in ambiti politici strategicamente importanti, come la Difesa e l’Economia ma anche battersi per i valori democratici di cui ci definiamo grandi sostenitori.

Come scritto precedentemente, questa idea non è mai stata portata a compimento per la divisione tra i paesi membri che non riescono a mettersi d’accordo su come è a che livelli sia necessario esercitare questa autonomia. Alcuni, quelli dell’est, non si fidano della volontà dei paesi europei centrali di mettere in atto una difesa europea comune e temono di finire sotto il mirino russo. Altri, quelli occidentali, ritengono invece che sia una soluzione importantissima e che debba essere stesa ben oltre il campo della difesa e delle relazioni internazionali. 

Si parlò di autonomia strategica per la prima volta dieci anni fa, quando fu citata nelle conclusioni di una riunione del Consiglio Europeo nel dicembre 2013. Divenne centro di discussione in un discorso del 2016, quando l’ex Alta rappresentante per la politica estera Federica Mogherini ne fece l’elemento portante. Allora si faceva riferimento in particolare al campo della difesa, ovvero che l’Ue sarebbe dovuta essere capace di difendersi senza l’aiuto americano. 

Gli anni dellautonomia strategica

Il 2015, come anno, fu molto particolare per le relazioni tra Europa e Stati Uniti. Fu l’anno di Donald Trump e della sua America First, che prevedeva un ripudio abbastanza netto degli obblighi di difesa e sostegno degli alleati storici, fin dalla Seconda Guerra Mondiale. 

Trump riteneva la NATO un’alleanza obsoleta e pretendeva che i paesi europei facessero di più per continuare a guadagnarsi la loro difesa. Dunque, è stato lecito sognare per noi europei un mondo senza gli USA, soprattutto per l’allora Germania della Merkel. Invece, la Francia di Macron aveva accolto con grande entusiasmo questa nuova idea di Europa anche a causa di vicissitudini storiche tra i due paesi. 

Nel 2019 durante un’intervista Macron disse che si stava assistendo ad una morte lenta della NATO e che l’Europa doveva trovarsi un nuovo e proprio sistema di difesa comune meno dipendente da quello americano. A grande sorpresa dei più, l’invasione russa dell’Ucraina ha dimostrato che non si è ancora arrivati a questo. 

L’arrivo di Joe Biden nel 2020 alla Casa Bianca ha certamente dato una svolta positiva a quelle che potevano essere le inclinazioni negative delle relazioni internazionali dell’America e dell’Europa. Un uomo e politico molto più tradizionalista e affidabile in politica estera, anche se criticato da molti per le sue decisioni sulle sorti dell’Afghanistan. È stato lui a tranquillizzare, comunque, la maggior parte dei partner europei sulla difesa americana garantita all’Europa. Il fatto che l’America si sia sobbarcata tutte le spese e le incombenze legali a sostegno dell’Ucraina, oggi, dimostra quanto gli Stati Uniti possono ancora essere affidabili. Per questo, si è pensato che l’idea di un’autonomia strategica fosse stata abbandonata. Ma le nuove elezioni americane si avvicinano, e l’Europa non può ritrovarsi di nuovo di fronte ad una grande incognita americana: vincerà Trump o un Repubblicano isolazionista?

Ad oggi non possiamo dare una risposta certa e concreta su quelle che saranno le sorti americane, dato che si sta svolgendo il processo a Donald Trump per ben 24 capi di accusa. Siamo certi solo di una cosa: che l’autonomia strategica ha sempre una certa ambiguità e mantiene tutti i problemi precedenti. 

L’idea che l’Europa debba diventare più autonoma e contare su se stessa si fa sempre più larga nelle menti dei grandi leader europei. Paradossalmente, anche gli Stati Uniti appoggiano questa idea, andando contro i loro principi di aiuto, impegno e rispetto di responsabilità in termini di difesa. Anche prima dell’epoca Trumpiana, la maggior parte dei paesi europei come Francia, Germania e Italia non hanno mai raggiunti gli obiettivi minima di spesa militare previsti dalla NATO, e la guerra in Ucraina ha dimostrato quanto ci siano dei problemi ancora troppi grandi da risolvere sulla difesa. 

La Germania, ad esempio, è stata uno dei paesi europei che ha maggiormente risentito dell’invasione ucraina, faticando ad inviare sufficienti aiuti militari all’Ucraina. Il problema principale è che l’Europa desidera avere autonomia in teoria, in pratica non può sostenere le spese enormi e fare compromessi per ottenerla. 

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