La quarta stagione della serie televisiva “The Crown” ha riportato sotto i riflettori il lifestyle britannico, aristocratico e allo stesso tempo godibile anche da un pubblico più middle class. Emma Corin, che ha vestito i panni di Lady Diana, ha reinterpretato un classico dell’abbigliamento da caccia, la giacca Barbour.
Tuttavia, quanto è bene che una sere tv, alla quale si affaccia comunque un grande pubblico, debba ridare vita a un prodotto che in verità non dovrebbe mai essere scomparso dal guardaroba?
C’è da dire che l’impatto mediatico della televisione, soprattutto quella a puntate, assai in voga da qualche anno, genera un desiderio di omologazione e riscoperta. Perciò, nei limiti del possibile, lo spettatore più appassionato cerca di emulare atteggiamenti, usi e costumi del personaggio che gli interessa. Ciò è accaduto parallelamente all’esplosione social di “The Crown”; anche grazie a una popolarità mondiale che da sempre abbraccia e affascina la casa reale inglese, oggigiorno è corsa al rispolvero della tradizionale giacca da campagna.
Per l’esattezza, Barbour ha 126 anni, durante i quali non ha vestito soltanto l’aristocrazia, ma anche il mondo pop, i bikers e tutti coloro che volevano essere parte di una realtà chic, elegante e multiuso. Durante la II Guerra Mondiale, il brand ha creato le divise dei soldati britannici impegnati nella flotta dei sottomarini, mentre a partire dagli anni ottanta il marchio è divenuto popolare e diffuso fra i più. Testimonal d’eccezione hanno rappresentato Barbour nella storia: Steve McQueen, Kate Moss, ovviamente Lady D e perfino James Bond.
La particolarità della giacca è l’unione tra il gusto casual, però raffinato, e l’impermeabilità, che rappresenta parte della storia del prodotto: nelle stagioni fredde, nonché in contrasto all’umidità e alla pioggia nelle campagne, la caccia era praticata ma con difficoltà legate all’abbigliamento. Barbour ha inventato un capo totalmente waterproof, in grado di resistere a diverse intemperie climatiche, e soprattutto caldo e versatile.
Tali caratteristiche sono presenti ancora oggi nella vasta collezione, presentata e venduta in tutto il mondo. Quello che fa storcere un po’ il naso, alla luce di quanto ricordato finora, cioè di una tradizione centenaria, è che sia necessario l’intervento del piccolo schermo per ricordare ai più (ma non a tutti, per fortuna) la bellezza del Barbour. È davvero così totalizzante l’impatto mediatico sui nostri gusti, perfino quelli già assimilati, e sul nostro vestiario? È quanto accadde anche per la “coppola”, diffusa assai in Europa mediterranea, tuttavia rimessa al mondo grazie al Thomas Shelby di Peaky Blinders. L’uomo di stile, come anche la donna, perché Barbour veste ambo i sessi in modo impeccabile, non si lascia influenzare dal contorno. Consapevole del sostrato di valori morali ed estetici, che reggono le fondamenta del suo guardaroba, capta le influenze, ma non le recepisce in maniera così totalizzante. In altre parole, ben venga una pubblicità gratuita di buone maniere ed eleganti ispirazioni, ma colui che già è padrone del proprio abbigliamento non ha bisogno di interferenze esterne.