Nei primi anni Duemila c’era una moda tra gli studenti: quella di mandare le note disciplinari al noto sito web Sette In Condotta, poi confluito in ScuolaZoo con tanto di diario dedicato. Agli albori di internet come pane quotidiano, mandare al sito una foto di una nota diversa dal solito “faceva figo”. La nota è, persino per questo motivo goliardico, un pezzo di quotidianità scolastica. È la prima sanzione, il primo segnale allo studente che qualcosa, nel suo comportamento, non è conforme alle regole di convivenza civile. Se uno studente mangia in classe, se usa il telefono per guardare un video porno, se usa un accendino, porta un coltellino, deride pesantemente un altro studente o manca di rispetto al docente, la prima cosa da fare è annotare, e annotare bene e con precisione legale, a tutela di tutti. Poi, viene tutto il resto: la sospensione, la chiacchierata-predicozzo, la convocazione della famiglia, eventuali indagini psicologico-comportamentali se insorge il sospetto che il comportamento deviato abbia un’origine tutta da studiare.
Esiste un fondamento normativo che offre questa possibilità, o meglio esisteva fino a ieri, 2 maggio 2019. Ieri mattina è passato alla Camera un emendamento che abolisce il Regio Decreto del 1928, articoli 412-414. In sostanza, sparito questo decreto, non si possono più sanzionare i comportamenti scorretti con la nota disciplinare, la sospensione o l’espulsione, quantomeno nella scuola primaria.
Passato inizialmente in sordina, l’emendamento è esploso in un momento già caldo per l’argomento scuola: i diciottenni temono la nuova maturità, i precari protestano in cerca di una sanatoria, i genitori lamentano il ponte perché non sanno dove lasciare i pargoli e poi lamentano anche l’eccessiva quantità di compiti delle vacanze. La classica goccia che fa traboccare il vaso? No.
Si tratta di un’emergenza educativa, di una modifica in corsa a una consuetudine che, per essere sostituita da qualcosa, dovrebbe passare il testimone ad un’idea innovativa ed efficace, ad un sistema rodato. Tutto questo non esiste. Non importa quanto avanzati siano gli studi pedagogici a sostegno di un sistema educativo più morbido: il tutto si rimette in discussione nel momento in cui un insegnante entra in classe, portandosi dietro il suo vissuto e incontrando quello dei suoi studenti. Un incontro non è sempre una rosea compresenza: può essere l’esperienza dura di un rapporto asimmetrico che richiede limiti e paletti e insegna a rispettarli nel mondo degli adulti.
In sostituzione delle sanzioni disciplinari, si propone di estendere alla scuola primaria il Patto Educativo di Corresponsabilità, già vigente nella scuola secondaria. Sulla carta iniziativa lodevole, documento notevole in cui famiglia e scuola dichiarano di avere lo stesso scopo, di condividere una visione educativa; di fatto, il Patto Educativo di Corresponsabilità resta un foglio da sottoscrivere di cui, in gran parte delle scuole, ci si dimentica dopo averlo menzionato agli Open Day. No, non disponiamo delle risorse psicologiche, educative ed economiche in grado di sostituire la sanzione disciplinare. E non è nemmeno detto che sia consigliabile farlo, anche laddove avessimo i mezzi per provare qualcosa di alternativo: costruire un ambiente sano ed educativamente proficuo significa stabilire regole e conseguenze per chi non rispetta le regole, e farlo con chiarezza e trasparenza.
E l’educazione civica? Insieme all’emendamento, passa la proposta di legge che ne prevede l’insegnamento obbligatorio alla primaria. Senza però gli investimenti economici preannunciati da Matteo Salvini, senza il docente specializzato in diritto, senza l’ora in più a disposizione, senza nuove assunzioni e con un corso di formazione per improvvisarsi docenti di educazione civica. Per fare di più con le risorse di sempre, e con un paletto disciplinare in meno.
Luigi Gallo, presidente della commissione per la cultura e la scuola della Camera, esulta e parla di conquista della civiltà, di rapporti educativi che, alla scuola primaria, si devono basare sulla fiducia e sulla collaborazione. Concorde anche il presidente dell’associazione nazionale dei dirigenti scolastici (ANP), Mario Rusconi, che condivide l’opinione dell’onorevole Gallo ma ribadisce che “naturalmente non bisogna abbassare la guardia, soprattutto per quanto riguarda gli episodi di bullismo che sono già molto diffusi tra i bambini che frequentano le elementari”.
Sullo sfondo di questa strana giornata, la storia di Manduria e della baby gang che ha seviziato un anziano con problemi psichici. Le parole delle mamme dei teppisti, convinte che i propri figli non siano dei mostri. L’omertà della comunità. La madre che a Milano ha picchiato la docente che ha sospeso sua figlia. Il continuo e progressivo autoassolversi, il lavarsi le mani del processo educativo, che costa troppo in termini economici ed emotivi e che no, non è per niente politically correct, a quanto pare.