In partnership con Lapaginabianca.docx
Nel marzo 2022, la casa editrice Feltrinelli ha dato alle stampe Una persona alla volta di Gino Strada, a cura di Simonetta Gola, responsabile della Comunicazione di Emergency e sposata con Strada dal giugno dello scorso anno. Fin dalla prima pagina del libro, Gino Strada, il medico e fondatore di Emergency, morto a 73 anni il 13 agosto 2021, sottolinea come quest’opera, la cui stesura fu più volte incoraggiata da Carlo Feltrinelli, non sia in nessun modo un’autobiografia. Difatti, non è la propria esistenza quella a cui Gino Strada dà voce in questo scritto, ma è la vita che ha conosciuto, sostenuto e cercato di salvare in tutti i paesi del mondo in cui ha lavorato.
Nato a Sesto San Giovanni, in una famiglia antifascista e partigiana di operai, Gino Strada, all’anagrafe Luigi, è il primo membro della famiglia a laurearsi, cominciando a esercitare il mestiere di medico che, come era solita dire la madre, più che un lavoro era una missione. Dunque, Gino ha fin da subito chiaro in mente come la medicina non sia una banale e mera riparazione dei guasti fisici e/o mentali dell’uomo ma una vera e propria missione umanitaria che si svolge – e si deve svolgere – direttamente a contatto con gli esseri umani.
All’interno del vasto universo della medicina, ciò che più affascina Gino è il mondo della chirurgia: dal greco χείρ, “mano” e ἔργον, “opera”. La chirurgia si differenzia dagli altri rami della medicina in quanto affronta il problema terapeutico con atti manuali o con operazioni strumentali. In questa possibilità di fare, di usare le mani, di agire concretamente sul corpo di una persona esterna che ha bisogno di essere curata, Gino riconosce la propria missione.
Nella sua prima esperienza lavorativa a Quetta, in Pakistan, il medico di Sesto San Giovanni viene messo di fronte all’atrocità e alla disumanità della guerra: il suo compito quotidiano è quello di “rimettere insieme pezzi di umanità smembrata”, dove quest’umanità è costituita prevalentemente da civili e, in particolar modo, da bambini, le vittime più colpite. Che ci fanno dei bambini in un ospedale di chirurgia di guerra? si domanda Gino, ma soprattutto: Che cosa c’entrano i civili con la guerra?
Tornato in Italia, dopo essere stato testimone della tragedia che sta avvenendo in Pakistan, per Gino Strada è impossibile e quasi disumano riadattarsi alla quotidianità. È in questo periodo che comincia a nascere in lui l’idea di dare vita a un’organizzazione capace di curare i feriti di guerra, anche in condizioni di emergenza. Mosso dalla certezza secondo cui l’utopia, nel momento in cui la si metta in pratica si può trasformare in un progetto concreto, il 15 maggio 1994, Gino Strada fonda a Milano, insieme alla prima moglie Teresa Sarti, Carlo Garbagnati e Giulio Cristoffanini, Emergency. Il nome completo è Emergency – Life Support for Civilian War Victims; Gino ritiene pregnante il termine Emergency perché, fin da subito, evidenzia come l’azione che l’associazione svolge sia un’azione assolutamente necessaria, in quanto occuparsi di altre persone e provvedere alla loro salute è “una cosa straordinariamente banale, e profondamente umana”.
Definendo se stesso, non un pacifista ma “uno contro la guerra”, il fondatore di Emergency dichiara la propria presa di posizione contro l’imbecillità della guerra e contro ogni retorica bellicista “che impone una divisione del mondo in amici e nemici, collocando ovviamente dalla parte del nemico chiunque abbia un po’ di considerazione per la sofferenza degli altri”. Interessanti, tristemente ed estremamente attuali, sono le riflessioni di Gino Strada sulla guerra, che è sempre la “negazione di ogni diritto”, dal momento che la violenza non è mai la medicina giusta. La guerra, infatti, “non cura la malattia, ma uccide il paziente”.
A questo punto, rispondendo alle accuse di coloro che, dopo l’attacco alle Torri Gemelle del 2001, imputavano a Emergency il reato di curare i talebani – che in quel momento rappresentavano il “nemico”- Gino Strada rivendica il diritto di ogni uomo, in quanto essere umano, a essere curato. Prima di tutti i trattati e di tutte le convenzioni internazionali, Gino Strada, in quanto medico, rispetta l’etica della propria professione e si rifiuta di lasciare morire gli altri esseri umani. L’essenza politica della medicina – “la medicina è politica”, scrive Gino Strada – sta proprio nel garantire a ogni essere umano il diritto più importante di tutti: il diritto a vivere.
Grazie a Gino Strada per averci insegnato, con la sua intelligenza e la sua estrema umiltà, tutto questo.