La misura delle donne a Più Libri Più Liberi

Nel primo pomeriggio dell’ultimo giorno di Fiera presso l’Auditorium della Nuvola a Roma si è tenuto un incontro sul tema della misura delle donne. A moderare l’evento vi è Chiara Valerio, direttrice della fiera Più libri più liberi anche quest’anno, che pone alcune domande alle ospiti: Teresa Ciabatti, Maria Grazia Chiuri e Anna Gaia Marchioro.

L’obiettivo di Chiara Valerio è porre alle partecipanti il quesito su che cosa significhi misura e come questo si leghi alla figura della donna, proiettando ciò nei loro rispettivi mestieri: la letteratura, la moda e il teatro.

La fiera stessa vede come tema La misura del mondo, in occasione dei 700 anni dalla morte di Marco Polo e dunque de Il Milione dello stesso autore, testo che ha natura varia e miscellanea: romanzo, geografia, racconto etico e poetico.

Che cosa è dunque la misura nel comico, nella letteratura e nella moda, è su questo che verte la discussione.

Si comincia da Anna Gaia Marchioro, comica, a cui Chiara Valerio pone dunque la domanda su che cosa significhi per lei il concetto della misura attribuito alla donna. Marchioro fa subito ridere il pubblico riprendendo le parole di Giorgia Meloni “sono una donna, sono una madre”, ma aggiungendoci “sono lesbica”, poi ironizza sulle sue origini venete. Rispetto alla comicità che è un modo per farci sentire meno soli nelle miserie della vita e dunque fortemente connessa al quotidiano. La misura delle donne nella comicità è dato dalla misura delle donne nella società che è però dominata dalla figura maschile: gli uomini sono al capo del settore del cinema e del teatro. Ancora di più, sottolinea, le donne comiche appaiono essere una perla, ovvero sono pochissime e vivono di una serie di stereotipi. Parla anche del rapporto tra comicità e omosessualità, sottolineando come oggi è molto più sdoganato e ci sia più libertà anche sulle battute da fare.

Interviene poi Chiara Valerio sulla comicità che è uno strumento che ci aiuta a misurare il tempo in cui si vive, dunque a comprendere la società con cui è fortemente legata: una battuta che oggi può farci ridere, tra dieci anni non ci piacerà più.
Passa poi la parola a Maria Grazia Chiuri, direttrice creativa di Dior chiedendo quale sia il rapporto tra donne, misura e moda e dunque il corpo. La moda misura le donne dal punto di vista tecnico, anche se precisa che in realtà la moda misura i corpi. Prima la misurazione non era molto precisa, ma è qualcosa che nasce con il Modernismo in Italia. Le donne, però, ma anche l’umanità in generale, incarnano una misura in sé non solo per ciò che riguarda la moda. Per Maria Grazia Chiuri si può parlare di una misura che dà coscienza alle donne: se non hai coscienza, la subisci e oggi molte donne grazie alla conoscenza possono gestire questa misura. Non ha mai pensato ai corpi ma più all’oggetto: avere più un’idea dell’oggetto in sé al di fuori del corpo. L’attenzione al corpo è qualcosa di più recente e fa parte dell’essere umano il modificarlo e quindi chiedere aiuto ai vestiti con l’intento di coprire i propri difetti. Dunque la misura è legata al contesto sociale.
Infine Valerio si rivolge a Teresa Ciabatti, scrittrice. C’è molta ironia tra le due che fanno emerge la loro amicizia anche con riferimenti alle loro chiamate. Di seguito Teresa Ciabatti delinea la sua preferenza delle donne fuori dalla misura nella letteratura, ciò sia per quanto riguarda la sua scrittura sia per i suoi romanzi preferiti. Pertanto fa riferimento a un romanzo pubblicato da lei tempo fa in cui la protagonista era una donna obesa: la scelta del personaggio non fu accettata dall’editore che chiedeva all’autrice di far dimagrire la protagonista nel corso del romanzo. Questo ha portato poi Teresa Ciabatti a dover cambiare casa editrice per quel romanzo. Per quell’editore alcune scene di questa donna obesa potevano suscitare fastidio nel lettore. È interessante vedere il dimagrimento come una specie di soluzione ma in realtà il romanzo che si chiude con un “lieto fine” molto spesso si allontana dalla realtà. Non è detto, sottolinea Ciabatti, che il dimagrimento possa corrispondere per forza alla felicità della protagonista. Dunque, è necessaria una letteratura che sia più vicina alla quotidianità. Sono interessanti le figure femminili che sono fuori luogo nelle storie dei romanzi, dunque lei predilige le donne che trasgrediscono le regole che vengono date loro.

Altro tema della discussione sono i vestiti come protesi: secondo il cliente, soprattutto nell’alta moda, un abito può coprire ciò che si vuole. Questo accade nel mondo occidentale, mentre spostandosi nella parte orientale al vestiario non si dà questo compito. Nel mondo occidentale abbiamo cercato in ogni modo di mostrare i dettagli dei nostri corpi, dunque si è puntato a rafforzare per esempio le spalla, abbiamo ristretto i toraci, a differenza del concetto di elogio dell’ombra legato al mondo orientale.

Si continua poi sulle figure smisurate di donne nei romanzi. Per Teresa Ciabatti è Madame Walter in Bel Ami di Guy De Maupassant.
Per Maria Grazia Chiuri è Goliarda Sapienza, smisurata nel tipo di vita e la definisce l’ideale di chi vorrebbe essere.
Infine per Anna Gaia Marchioro una delle donne smisurate è Michela Murgia, a cui si deve il concetto di famiglia queer. Infine si pone un quesito centrale, ovvero come si definiscono le misure. E forse, si conclude, l’unica cosa che si può fare e non darsele.

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