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In questi ultimi anni, la figura del divulgatore scientifico è diventata (e continua a diventare) sempre più importante, soprattutto grazie alla sua capacità di trattare argomenti scientificamente complessi in maniera semplice, arrivando a ogni tipo di ascoltatore.
Le prime figure si sono sviluppate in televisione con programmi come «Super quark» di Piero Angela, nel quale vengono trattati molti argomenti che spaziano dalle scienze dure (come la fisica e le scienze naturali), a materie come l’archeologia.
Tuttavia, questo è solo uno dei tanti programmi che cercano di produrre informazione su argomenti scientifici. Negli ultimi anni, infatti, l’aumento dell’utilizzo dei social sta portando molte persone ad usare piattaforme come Facebook, YouTube e Instagram per promuovere la divulgazione scientifica ed arrivare, così, ad un pubblico giovane e poco esperto. Durante il periodo pandemico, questo trend è aumentato esponenzialmente, portando molte persone, studenti ma anche appassionati, a creare canali e pagine che si occupano di divulgazione.
Non sempre, però, queste pagine sono in grado di trattare questo tipo di argomenti in maniera semplice e scientificamente corretta e questo da’ vita a una grande disinformazione. Ciò, ovviamente, può portare i meno esperti a capire male determinati argomenti, alcuni dei quali anche molto importanti, soprattutto nel periodo storico in cui ci troviamo; un periodo in cui il cambiamento climatico sta drasticamente modificando il pianeta e le sue sorti. Oggi, è particolarmente importante far capire a chi non è del settore quanto il mantenimento della biodiversità e degli ambienti sia importante per il futuro del pianeta e della nostra specie.
Infatti, è proprio di questo argomento che ho deciso parlare, con Andrea Bonifazi, fondatore della pagina Facebook e Instagram “Scienze Naturali”.
Andrea ha creato la sua pagina nel 2009 — ormai 13 anni fa — riuscendo a trattare vari argomenti riguardanti l’ambito naturalistico, combinando l’ironia a un’ottima preparazione scientifica che deriva dai suoi studi in ambito universitario ma anche dalla sua grande passione verso la divulgazione, sviluppatasi quando era bambino.
Come ti sei avvicinato alla scienza e perché hai scelto proprio le scienze naturali?
«Mi sono avvicinato al mondo della scienza da bambino. Sono sempre stato affascinato dagli insetti e dagli animali più “strani” ma l’evento che, più di tutti, mi ha fatto scegliere questo ambito di studi è stato vedere, quando avevo sette anni, “Jurassic Park”.
Crescendo ho cercato di affinare sempre di più questa passione, portando a scuola dei fossili (come ammoniti o trilobiti) e cercando di far appassionare i miei amici di scuola.
Finita la maturità, la scelta di intraprendere il corso di Scienze Naturali non è stata semplice. Nutrivo, infatti, anche un grande interesse verso l’archeologia, che fa parte dell’ambito letterario ma presenta comunque qualche affinità con la paleontologia.
Nonostante ciò, l’interesse per l’ambito naturalistico è stato più forte e così Scienze Naturali è stata la mia scelta definitiva.
Questo percorso, mi ha portato nel 2009, durante gli studi della triennale, a creare una pagina su Facebook, chiamata “Scienza Naturali”; un luogo che potesse costituire un punto di riferimento per noi studenti, in modo da poterci scambiare materiale e informazioni. Inizialmente la pagina era solo un album di figurine naturalistiche ma, con il passare del tempo, ho iniziato ad abbozzare i primi post. In seguito, questi hanno iniziati ad essere apprezzati anche al di fuori della sfera studentesca aumentando, di conseguenza, la mia passione per la divulgazione»
Cosa significa essere un divulgatore scientifico?
«Fare il divulgatore è una “vocazione”. Lo stimolo più importante è quando vedo che la gente apprezza ciò che scrivo e interagisce, creando un dialogo utile per tutti.
Come, ad esempio, è avvenuto oggi sotto il post che ho scritto sui gatti. Molte persone mi hanno scritto che il loro modo di considerare “gatti e biodiversità” è cambiato parecchio leggendo i miei post e questo le ha portate, in quanto padroni, a prendere tutte le precauzioni possibili nel limitare i propri animali domestici nella cattura di specie come uccelli e rettili.
Tanta gente mi ha scritto che, grazie ai miei posti, è diventata molto meno aracnofobica di quanto lo era prima, semplicemente perché le sue conoscenze sul “nemico” sono aumentate; e così è accaduto anche con altri insetti.
Queste sono le cose che mi fanno piacere e mi fanno capire che, se la divulgazione e fatta adeguatamente, cercando di semplificare i contenuti, può arrivare dovunque e a chiunque.
Sono molto utili, ad esempio, le giornate dei quiz, durante le quali pongo tre domande a risposta multipla su vari ambiti e le persone possono scegliere fra quattro opzioni; durante la giornata di mercoledì, ad esempio, ogni settimana, propongo un quiz fotografico in cui, mostrando un’immagine, chiedo ai miei followers di indovinare di cosa si tratta. Non bisogna, inoltre, dimenticare l’importanza che ha la pubblicazione di libri scientifici, i quali, seppur sconosciuti ai più, possono contribuire molto ad ampliare le conoscenze di un pubblico non esperto riguardo all’ambito naturale»
L’aumento di canali e pagine che si occupano di divulgazione scientifica può essere un beneficio per far aumentare la conoscenza del pubblico sulle questioni ambientali?
«La risposta secca è sì, perché pagine di questo genere possono riuscire a raggiungere un alto numero di persone riguardo diverse tematiche; il problema è che non tutti quelli che si avvicinano alla divulgazione lo fanno adeguatamente.
Vedo fin troppe pagine che si avvicinano a questi argomenti in maniera sensazionalistica, per cavalcare l’onda mediatica o semplicemente per ottenere un like facile. Si tratta di un metodo del tutto pressapochista; per fare divulgazione scientifica non basta prendere una foto e attaccargli la didascalia di “Wikipedia”.
Il fatto è che le pagine che trattano questo ambito, se non gestite adeguatamente — quando, ad esempio, chi le gestisce e ci lavora non ha le basi per scrivere i post in maniera oggettiva — possono portare nella direzione opposta e creare disinformazione; soprattutto perché questo tipo di pagine è seguito da persone prevalentemente non del settore, le quali non hanno la possibilità di capire se ciò che viene scritto sia giusto o sbagliato.
Nonostante ciò, sono molte anche le pagine gestite da persone preparate, che scrivono in maniera valida ed interessante, portando avanti una divulgazione basata su fatti scientifici accurati, provenienti da fonti come libri e articoli del settore»
Se dovessi dare un Consiglio a un giovane naturalista che vuole intraprendere questa strada, quale sarebbe?
«La prima cosa è: distinguersi dalla massa. Dal momento che ci sono moltissime pagine che trattano gli stessi argomenti, infatti, bisogna approcciarsi alla materia, non solo in maniera adeguata ma anche in maniera originale, unica, in modo da far capire che uno stesso argomento può essere trattato in maniere molto diverse tra loro.
Un giovane naturalista deve saper capire se è in grado o meno di scrivere articoli di proprio pugno, senza fare copia e incolla da altri articoli. Inoltre, deve cercare in tutti i modi di non “specchiarsi” in quello di cui scrive, rimanendo oggettivo. Ovviamente, l’argomento di cui scrive deve seguire gli interessi del pubblico, rispondere alle sue domande, tendendo sempre a mente che, un linguaggio prettamente specialistico tende ad allontanare le persone, perché non facilmente comprensibile. Il linguaggio deve sempre rimanere semplice, accessibile; per divulgare bisogna sapersi semplificare. Utilizzare questo tipo di linguaggio non significa fare un articolo “meno interessante” o meno valido, anzi, saper semplificare vuol dire conoscere perfettamente l’argomento, saperlo padroneggiare.
Ultima cosa ma non meno importante è l’utilizzo delle fonti. In questo mondo, attenersi alle fonti è essenziale (le fonti possono essere la stessa letteratura scientifica).
Questo perché, se qualcuno chiede da dove provengono le informazioni, saper dimostrare la provenienza di ciò di cui si scrive è un enorme punto di forza, in grado di rafforzare la validità scientifica del proprio operato.
In conclusione, possiamo dire che per riuscire a fare una corretta divulgazione c’è bisogno di una profonda conoscenza degli argomenti, cura nella ricerca di fonti attendibili e una grande capacità di elaborazione ed esposizione, le quali permettono di rendere interessanti e, perché no, anche divertenti, gli argomenti trattati».