Joe Biden: Esponente di un “Ancien Regime” che sa ancora vincere

Gli avversari gli rimproverano la mancanza di proposte più coraggiose e radicali, definendolo come esponente della “old politics” di Washington. I sostenitori sono convinti che sia lui l’unica alternativa realisticamente in grado di contendere con Trump nella general election di novembre. Probabilmente neanche Joe Biden, dall’alto della sua esperienza, conosce le insidie che da oggi in avanti caratterizzeranno il cammino per ottenere la nomination alla convention democratica. Eppure, alla luce dei risultati del super tuesday, i numeri parlano chiaro: allo stato attuale è lui il front runner dei democratici. Per tracciare una road map in direzione della convention, è necessario capire chi sia Joe Biden, di quale area del partito sia esponente ed infine quali siano i punti programmatici della sua campagna elettorale.

Biden nasce a Scranton, Pennsylvania, nel 1942. Trasferitosi da giovanissimo nel Delawere, completa gli studi tra il 1965 ed il 1968 a Newark e Syracuse, specializzandosi in scienze politiche ed in legge. Controversa è la sua partecipazione nei “civil rights movements” formatesi negli Usa all’inizio degli anni ’60: nonostante l’ex vicepresidente abbia annunciato più volte di averne fatto parte e di rifarsi agli ideali di quel tempo, citando esplicitamente eventi e manifestazioni, le fonti dell’epoca fanno emergere un sostegno decisamente meno entusiasta. Certa è invece una carriera politica di spicco: eletto senatore del Delawere nel 1973, è il sesto senatore più giovane nella storia degli USA, e viene continuamente riconfermato in Senato fino al 2008. Famoso per prendere posizioni spesso contrastanti, fa ancora oggi notizia la scelta di aver appoggiato durante gli anni ’70 una legislazione che favorisse una desegregazione “de iure”, ma non “de facto” negli stati del sud. Nonostante ciò, si contraddistingue come uno dei membri di maggior rilievo delle prestigiose commissioni sull’organo giudiziario federale e sugli affari internazionali. Nel 2008 accetta di far parte del Ticket presidenziale con Barack Obama, divenendo vicepresidente nel 2009 e mantenendo tale carica fino al 2016. Durante gli anni della presidenza Obama il suo è un contributo silenzioso ma tangibile, esplicitato in particolare in politica estera e nella campagna elettorale del 2012. In fine, nel 2019 annuncia la sua corsa per diventare presidente, con l’obiettivo di “sconfiggere Donald Trump e riportare l’America al suo legittimo posto nel mondo”.

Joe Biden è indubbiamente un esponente dell’area liberale e centrista dei democratici, in continuo con la tradizione di Clinton ed Obama. Il suo programma tocca i temi politici più rilevanti oggi negli US. In primo luogo, un ripensamento del sistema sanitario americano (anche se decisamente meno drastico di quello preannunciato dal suo avversario a sinistra, Bernie Sanders). Di seguito, un ritorno degli Stati Uniti sulla scena internazionale come paese guida del mondo occidentale ed una rinnovata fiducia nella Nato. Terzo, un grande programma di investimenti infrastrutturali (1300 miliardi di dollari in 10 anni) e una forte riconversione “green” dell’economia statunitense verso il raggiungimento di obiettivi ambientali. Con l’appoggio di Buttigieg, Bloomberg e Klobuchar, tre dei candidati ritiratisi in seguito alle sconfitte in South Carolina e nel super tuesday, Biden diventa in questa campagna elettorale l’unico portatore dei valori cari al popolo moderato di sinistra. Con il ritiro annunciato anche da Elizabeth Warren, sarà interessante assistere ad uno scontro prolungato Biden-Sanders. In palio, l’anima e la direzione del partito democratico americano nel prossimo decennio.

Quello che è certo, è che il presidente Trump ha da tempo identificato in Sanders l’avversario ideale. Il presidente sa perfettamente che questi porterebbe ad un’elezione fortemente radicalizzata ed ideologica e ritiene che in questo scenario avrebbe la meglio. Secondo i sondaggi, la moderazione politica di Biden si rivelerebbe invece più spinosa da affrontare. D’improvviso Joe non sembra più così “sleepy”. Sarà ora sarà in grado di mantenere ed espandere il consenso emerso martedì? Ma soprattutto, riuscirà ad affermare una leadership significativa nonostante l’età e l’intenzione del partito di investire su un avant-garde democratica? Stay tuned.

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