Italo Calvino e il suo laboratorio di scrittura

Il 15 ottobre 1923 a Santiago de Las Vegas de La Habana nasce Italo Calvino. A cent’anni dalla nascita lo scrittore viene ricordato non solo per il contributo dato alla letteratura italiana attraverso la continua esplorazione di generi letterari, ma anche come figura di letterato che partecipa alla pubblicazione di libri nel Novecento.

Nota e importante è la sua collaborazione con la Giulio Einaudi che lo porta a ricoprire diversi ruoli, diventando dal 1951 al 1958 uno dei più importanti partecipanti alla collana dei Gettoni, diretta da Elio Vittorini. In seguito diventerà direttore della collana Centopagine (1971-1985) in cui l’intento era di pubblicare romanzi brevi o racconti lunghi.

Dalla lettura della raccolta di scambi epistolari I libri degli altri, emerge non solo il ruolo di editor, ma anche quello di maestro per gli autori scelti e pubblicati. Egli stesso dirà di aver dedicato la maggior parte del suo tempo ai libri degli altri. Oltre le lettere, Calvino ci lascia anche un “testamento sulla scrittura”, ovvero le Lezioni americane. Sei proposte per il prossimo millennio, pubblicate postume nel 1988. Come è noto Calvino avrebbe dovuto tenere delle lezioni all’Università di Harvard ma questo gli fu impedito dalla morte. Il suo intento era dedicare queste conferenze ad alcuni valori, qualità, specificità che la nuova letteratura dovrebbe avere.

Una delle lezioni più importanti è quella sulla leggerezza che diventa non solo spunto di riflessione per la scrittura, ma anche un’analisi di un valore fondamentale ma spesso sottovalutato. Calvino indica la necessità di una sottrazione di peso nel linguaggio e nella struttura del racconto. Il bravo scrittore deve essere capace di comunicare con leggerezza e rapidità. Ciò non significa essere frivoli e questo si collega con la lezione successiva: l’esattezza necessaria a creare delle immagini definite e quindi ciò che viene definita visibilità. Infine bisogna saper comunicare attraverso più livelli. L’ultima lezione, incompiuta, riguarda la coerenza.

In prossimità delle lezioni, Calvino si interroga sul futuro del libro e, in un’era di continua evoluzione tecnologica e trasformazioni culturali, l’autore si affida alla scrittura e alle sue capacità espressive. Riportate nella società contemporanea, queste conferenze diventano un vero e proprio manuale di comunicazione necessario oggi non solo alla scrittura letteraria, ma anche giornalistica e politica. Calvino si sofferma molto sull’importanza del linguaggio e sulla scelta delle parole, spinge gli autori a conoscere la lingua ma anche il sottofondo dialettale. Oggi la sua “leggerezza” si afferma allo stesso tempo come il contrario della frivolezza e della pesantezza delle parole. Perché conta il contenuto ma anche il modo, le scelte linguistiche, che permettono di arrivare in modo immediato. Mentre oggi si tende molto spesso a dar per scontato la scelta delle parole, come se l’una valesse l’altra. Nei diversi scambi epistolari, Calvino esorta i suoi autori a una continua lettura di buoni scrittori che possano permettere la conoscenza della lingua viva. Pertanto, come autori ma non solo, bisogna avere esperienza del mondo concreto, ma anche saper raccontare e comunicare ed essere linguisticamente interessanti.

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