Elio Vito, deputato di lungo corso di Forza Italia, negli ultimi tempi è scettico su molte scelte del centrodestra. Su Twitter spesso è polemico con gli alleati e con gli stessi colleghi di partito, ai quali imputa mancanza di coraggio nelle riforme e uno schiacciamento eccessivo verso destra. Tra le battaglie a lui più care, quelle sui diritti civili hanno un ruolo di prim’ordine. La Consulta di recente ha bocciato i quesiti referendari sulla legalizzazione della cannabis e sull’eutanasia, pertanto Vito si è fatto sentire commentando criticamente le scelte della Corte. Inoltre, ha fatto discutere la sua partecipazione all’Agorà del PD, alla quale è andato su invito e l’ha definita “un’importante iniziativa di confronto”.
Onorevole Vito, attualmente si parla spesso di lei. In particolare, ha fatto discutere la sua partecipazione all’Agorà del PD che si è tenuta venerdì scorso. Fino a prova contraria, lei è un deputato di centrodestra…
In realtà sono un deputato di Forza Italia, che oggi è al governo con Lega, Pd, M5S… Il centrodestra governa diverse Regioni ma le alleanze per le prossime elezioni politiche sono tutte da costruire ed andranno costruite sui contenuti.
Comunque sì, ho partecipato volentieri all’agorà del PD, che ho ringraziato per l’invito. Si tratta di una iniziativa importante di confronto non solo interno, mostra un’apertura non scontata, che va sottolineata positivamente.
La Consulta ha bocciato entrambi i quesiti referendari che le stavano a cuore. In primis quello sulla legalizzazione della cannabis. Secondo il presidente Amato il referendum era sulle sostanze stupefacenti, tra cui cocaina, non sulle droghe leggere. C’erano errori nel testo. È così?
No, non è così, l’unica pianta che è possibile coltivare e consumare come lieve stupefacente è la cannabis, le altre sostanze hanno bisogno di attività (estrazione, raffinazione…) che restavano vietate con il referendum. Ma è una lunga storia quella delle sentenze di non ammissione dei referendum da parte della Consulta. Ora si è aggiunta pure una sgradevole conferenza stampa nella quale sono stati attaccati i promotori dell’iniziativa. Amato poteva farne a meno.
L’altro quesito non ammesso riguarda l’eutanasia. Come commenta la decisione?
Come per il ddl Zan, pure qui mi pare che si risenta di un clima generale, nel quale la Chiesa fa sentire tutta la sua influenza. Anche per questo ho proposto di abolire il Concordato. Ma l’eutanasia è un tema urgente e sentito, da affrontare per via legislativa a questo punto, e va affrontato con spirito laico.
Restiamo sul tema riforme: perché a suo avviso nel nostro Paese è così difficile fare delle importanti riforme sociali? A prescindere dalle opinioni, è evidente che quando si propongono delle novità, qualcuno schiaccia il freno.
Perché la politica, i partiti, tutti, inseguono il consenso di breve durata, i sondaggi, la propaganda. E non guardano oltre, continuando ad aumentare un sentimento di sfiducia dei cittadini, che si trasforma in astensionismo. A proposito di riforme attese e necessarie, l’agorà del PD alla quale ho partecipato era sulla riforma della legge sulla cittadinanza, vecchia di 30 anni e completamente superata. Occorre invece finalmente garantire parità di diritti a chi risiede da anni in Italia, è nato in Italia, studia in Italia, lavora in Italia ed è oggi senza diritti.
Si andrà comunque al voto sui quesiti in materia di giustizia, tranne uno, quello sulla responsabilità civile dei magistrati. Salvini esulta perché promotore insieme ai Radicali. Lei si ritiene soddisfatto che i cittadini possano esprimersi sul tema? Teme l’astensionismo che non farebbe raggiungere il quorum?
I referendum sono sempre uno strumento e una occasione importante e questo va riconosciuto. Ma oggettivamente i quesiti rimasti, che pure avevo sottoscritto, sono marginali anche rispetto alle grandi questioni della giustizia. Spiace che guarda caso non sono stati ammessi proprio i tre quesiti più importanti e popolari (eutanasia, cannabis, responsabilità civile).