Incontro Putin-Kim: firmato un accordo strategico di muto intervento in caso di guerra

Un patto di assistenza e supporto reciproco in caso di guerra oltre che un vicendevole impegno contro ogni pratica neocolonialista occidentale: questo sancisce il nuovo trattato strategico militare che lega ora la Corea del Nord di Kim Jong-un e la Russia di Vladimir Putin, nato a seguito dell’incontro dello scorso 19 giugno. Un accordo di “partnership strategica” dunque, che appellandosi all’art.51 della Carta dell’Onu e “le leggi di Dprk e Federazione Russa”, li vincola ad usare “qualsiasi mezzo” in caso di guerra e li vede nuovamente vicini nella lotta contro le logiche occidentali.

La firma del trattato arriva in un momento di forti tensioni a livello internazionale: da un lato Putin, che ricercato dalla Corte Penale Internazionale per crimini di guerra – in particolare per la deportazione di decine di migliaia di minori e infanti ucraini – sta perdendo mordente e credibilità nella guerra contro l’Ucraina, dall’altra il leader nord coreano, Kim Jong-un, sottoposto, dal 2006, ad un regime di sanzioni da parte delle Nazioni Unite per i suoi programmi di armamenti vietati. Durante il colloquio, Putin ha affermato che i due Paesi non tollereranno il “ricatto” occidentale ed ha chiesto una revisione delle sanzioni delle Nazioni Unite sulla Corea del Nord: “Il regime restrittivo a tempo indeterminato ispirato dagli Stati Uniti e dai loro alleati al Consiglio di sicurezza dell’Onu nei confronti della Corea del Nord dovrebbe essere rivisto“, ha affermato Putin. 

Il Cremlino ha definito il nuovo accordo “un documento davvero rivoluzionario“. L’impegno alla cooperazione militare fa da collante ad una cooperazione strategica più ampia, in cui si allinea un rafforzamento anche nei legami economici, culturali ed umanitari fra i due Paesi e che vede rinnovare il trattato di amicizia e mutua assistenza del 1961 – tra la Corea del Nord e l’ex Urss – in cui veniva introdotta la disposizione sull’intervento militare automatico a sostegno reciproco “senza esitazione” nel caso in cui una parte si fosse trovata sotto attacco. Il nuovo trattato andrà dunque a sostituire gli accordi bilaterali siglati finora dai due Paesi, come quello del 2000, incentrato sulla cooperazione nei settori non militari oltre alle Dichiarazioni di Mosca e Pyongyang del 2000 e del 2001.

La visita di Vladimir Putin a Pyongyang, la prima in 24 anni, si è conclusa con grande entusiasmo da parte di Kim e con un invito al “caro compagno Kim Jong-un” a recarsi a Mosca da parte di Putin. Le implicazioni a livello internazionale potrebbero essere importanti, specialmente perché l’alleanza riporta necessariamente ai memoriali della Guerra Fredda, con Mosca a sostegno della Corea del Nord e gli USA alleati della parte Sud della Corea. Difficile per gli analisti considerare l’accordo come un vero e proprio trattato di mutuo soccorso, almeno finché non sarà noto il testo completo, ma è chiara l’intenzione di (ri)creare uno schieramento contrapposto all’occidente, non solo nei confronti dell’Europa ma anche verso l’America di Biden. Al momento, Washington ed i loro alleati hanno espresso crescenti preoccupazioni poiché accusano la Corea del Nord di fornire munizioni e missili alla Russia nella guerra all’Ucraina in cambio di assistenza economica e trasferimenti di tecnologia che potrebbero aumentare la minaccia delle armi nucleari e del programma missilistico di Kim. Sarà interessante, a tal proposito, cogliere i contraccolpi che tale alleanza avrà nelle nuove presidenziali Usa, a 5 mesi dal voto, in particolare nel caso di nuova vittoria di Donald Trump (riconosciuto colpevole di tutti i 34 capi di imputazione nel caso Stormy Daniels. Il primo dibattito in tv con Biden sulla Cnn il prossimo 27 giugno).

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