Inchiostro e caffè: il volo di Luis

C’è una scena famosa, nella ‘Storia della Gabbianella e del Gatto che le insegnò a volare’: un poeta, un gatto e una giovane gabbiana si affacciano alla balaustra sulla torre di San Michele, mentre la città di Amburgo è coperta da una pioggia torrenziale.

Ecco, in questa scena non si sa mai se Luis Sepúlveda abbia giocato a identificarsi maggiormente col gatto Zorba, con la gabbiana Fortunata o col poeta.

Che Sepulveda volesse essere il poeta è l’ipotesi più semplice: quale migliore occasione, per un autore, di ritagliarsi un ruolo su misura nel proprio romanzo? Il poeta sembra un po’ folle, ma i gatti si fidano di lui e lo scelgono. A lui soltanto rivelano di aver ricevuto il dono della parola, perché li aiuti a insegnare a una gabbianella orfana come si vola. 

Forse è Zorba? È un personaggio rassicurante: un gatto nero grande e grosso,  protettivo e sincero. La sua estate sarebbe dovuta andare diversamente: con gli umani fuori casa per le vacanze e una fornitura giornaliera di cibo, aveva la prospettiva di impigrirsi al sole. Poi, però, gli è piombata sul balcone una gabbiana morente, impregnata di petrolio, che gli ha chiesto di prendersi cura del suo uovo e di insegnare al piccolo a volare. 

Zorba promette, anche se la prospettiva non è rosea. In pochi si prenderebbero la bega di allevare un essere completamente diverso da sé, un Altro che mangia altro, che ha altre abitudini. Eppure cova l’uovo della gabbiana e impara a fare il genitore. Non solo ogni autore, ma ogni essere umano vorrebbe essere Zorba e essere capace di uno slancio così semplice e profondo.

Oggi nessuno avrà dubbi, però: Luis è la gabbiana Fortunata, che ha ricevuto e offerto amore, ed è pronto per spiccare il volo verso l’ignoto. Col cuore degli equilibristi e un occhio alle persone che non lo dimenticheranno, si sporge sulla balaustra, sente la pioggia e spalanca le ali per il volo decisivo. Niente sarà più come prima.

Alla balaustra, il poeta lascia solo un gatto grande e grosso che non sa se a scorrere sul suo viso siano gocce di pioggia o lacrime.

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