Alcune vite, a un certo punto, diventano uguali a sé stesse: le abitudini allora diventano gabbie. Si percorrono come sentieri noti e ci si chiede se non sia il caso di forzare un po’ il destino. Allora, se si hanno vent’anni e si vive in città, magari ci si iscrive a un corso in palestra. In un paese addossato agli Appennini le alternative sono poche, soprattutto per una vedova non troppo anziana che si chiama Evandra Martella. Allora, Evandra si dispera e chiede alla sua amica Rosalena:
“Ma secondo te, io cosa posso fare quando piove?”
Tutto qui, una domanda banale da confidenza telefonica. Quando piove, Evandra non può andare al cimitero a trovare suo marito. Niente passeggiata, niente chiacchierata con le altre vedove con cui condivide la sua sorte malinconica, niente recriminazioni al marito o dichiarazioni postume d’amore.
L’amica moderna Rosalena, allora, le suggerisce di andare su Facebook. Per Evandra si apre un universo sconosciuto: lei non se la cava nemmeno con i messaggini, eppure, docile, impara ad accendere il computer e supera l’enorme ostacolo visuospaziale del mouse. Rosalena le trova un “professore di Facebook”, un amico che le insegna come navigare su Internet (e che forse vorrebbe insegnarle altro).
Evandra si innamora: si compra un portatile, si fa installare l’antivirus e costruisce il profilo. Si gode l’ebbrezza di pubblicare qualche bugia, come l’aver studiato a Oxford senza laurearsi. Chiede l’amicizia, riceve richieste di amicizia, ritrova i compagni di scuola; la contatta anche un tale Orso Bruno che la incuriosisce, perché non sa chi sia.
Chi ha trent’anni o giù di lì conosce lo scenario: allo scoccare della mezza età, anche i genitori e molti nonni si sono avvicinati al mondo social, con le loro difficoltà, le loro abitudini, il loro modo di interpretare una tecnologia che, inizialmente, non era destinata a agli over 50.
Evandra, di fatto, ne viene completamente assorbita. Si ritrova a sperare nella pioggia: meglio stare in casa al caldo con il computer che avviarsi al cimitero. C’è da stare attenti a quel che si desidera, però, perché potrebbe avverarsi, e si sa che i desideri degli esseri umani non sono sempre razionali. Nemmeno quelli delle vedove come Evandra Martella.