Inchiostro e caffè: sarà vero che Eleanor sta benissimo?

Dovreste incontrare Eleaonor Oliphant almeno una volta nella vita. Dovreste incontrarla non perché si porti dietro una lezioncina o un insegnamento morale. Eleanor non ha questo potere: lei è semplicemente quella che è, e anche se i suoi pensieri sono acuti al limite dell’assurdo, non ha la pretesa di insegnare nulla a nessuno. 

La sua è l’arte di sopravvivere dopo una vita di abusi, di case-famiglia, di mancanza di amore. All’inizio della storia, Eleanor si è costruita una routine rassicurante e non ha alcuna intenzione di abbandonarla: un lavoro d’ufficio, la pasta al pesto a casa e i sandwich a lavoro, la pizza da asporto da Tesco ogni venerdì sera e le telefonate con la madre in carcere. Al massimo, incontra l’unico essere umano ammesso in casa sua, l’assistente sociale che la monitora ogni sei mesi. 

La vita di Eleanor è umile, povera, dimessa come il suo giubbotto smanicato. È una vita però: la sua mezza clausura e le sue abitudini non sono indegne di rispetto: l’autrice è stata molto brava a non calcare mai troppo la mano, a non indulgere in toni inutilmente pietistici. Non dobbiamo compiangere la protagonista: quello che l’autrice ci chiede è di condividerne l’autoironia, di capirne l’ossessione organizzativa, di ammirarne la resilienza, quella forma di coraggio speciale che è propria delle vite al limite, ma anche di quelle nascoste. 

A un certo punto, però, succede l’inaspettato: Eleanor si innamora di un cantante, come se avesse quindici anni e non ventinove; e come una quindicenne è sicura che, quando si incontreranno, sarà amore a prima vista. Proviamo tenerezza e un pizzico di panico: cosa succederà a questa giovane donna, tanto acuta quanto sprovveduta? Sarà vero che “sta benissimo”, come recita il titolo? 

Per scoprirlo, fatevi un regalo: ordinate “Eleanor Oliphant sta benissimo” (Gail Honeyman*). Sarà una compagnia piacevole e irriverente in queste giornate immobili. 

*(È disponibile anche la versione in ebook su Amazon e Ibs).

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