Durante lo scorso fine settimana, molti studenti thailandesi sono tornati nelle strade di Bangkok per protestare contro il governo e chiedere riforme e democrazia, nonostante i tabù presenti nella società riguardo al ruolo della monarchia nella politica tailandese e, soprattutto, le pene estremamente dure nel Paese per i crimini contro la maestà – insultare o diffamare il re o i suoi eredi può portare a una pena massima di 15 anni di carcere.
I leader studenteschi, nelle figure della giovane Panusaya “Rung” e dello studente Parit “Penguin”, stanno sfidando direttamente l’establishment reale. Nella giornata di martedì, il primo ministro Prayuth ha reagito negativamente alle richieste dei manifestanti: “Si sono spinti troppo oltre”.
I leader della protesta hanno letto ad alta voce 10 richieste, tra le quali figurano principalmente la volontà di tenere i militari fuori dalla politica, di sciogliere il governo e di ottenere una nuova costituzione.
Sembra inevitabile la collisione tra i giovani manifestanti e le forze conservatrici filo-reali del primo ministro nonché ex generale (salito al potere con un colpo di stato nel 2014 e guidato dalla giunta militare durante cinque anni).
Ebbene, i suddetti ragazzi a guida delle manifestazioni rischiano di essere arrestati nelle prossime ore. Il re Vajiralongkorn ha ordinato al governo e all’esercito di reprimere i manifestanti. E ai media locali è stato vietato di informare la popolazione e il mondo su ciò che sta avvenendo.
Due sere fa, mentre Panusaya Rung (una dei due leader) si trovava al JPark Dorm (il dormitorio del suo campus nell’Università di Thammasat), costei ha riferito di aver notato polizia in borghese nei pressi dell’edificio.
I protestanti si appellano alla comunità mondiale e all’informazione globale, chiedendo supporto e divulgazione. La vicenda può essere seguita attraverso degli hashtag divenuti virali: #SavePanusaya – #saveParit – #FightwithPanusaya