Dopo un intervallo di alcune settimane, il sommo Pontefice ha ripreso le udienze del mercoledì lo scorso 3 febbraio, quando dalla biblioteca del palazzo apostolico ha tenuto la sua catechesi quaresimale, la prima successiva al mercoledì delle ceneri.
Con l’austero rito dell’imposizione delle ceneri dello scorso 17 febbraio si è dato inizio alla Quaresima, tempo di rinunce personali, opere missionarie e caritative, introspezione e preghiera.
Ed ancora ancora una volta il tema della preghiera che viene ripreso dal Papa, nella sua 25esima lectio sulla preghiera, che in tale occasione viene messa in relazione all’ontologia della Trinità.
Il Papa dice che è grazie a Gesù Cristo che la preghiera ci “spalanca alla Trinità – al Padre, al Figlio e allo Spirito –, al mare immenso di Dio che è Amore. È Gesù ad averci aperto il Cielo e proiettati nella relazione con Dio. È stato Lui a fare questo: ci ha aperto questo rapporto con il Dio Trino: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.
È ciò che afferma l’apostolo Giovanni, a conclusione del prologo del suo Vangelo: «Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato» (1,18).
Gesù ci ha rivelato l’identità, questa identità di Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo. Noi davvero non sapevamo come si potesse pregare: quali parole, quali sentimenti e quali linguaggi fossero appropriati per Dio. In quella richiesta rivolta dai discepoli al Maestro, che spesso abbiamo ricordato nel corso di queste catechesi, c’è tutto il brancolamento dell’uomo, i suoi ripetuti tentativi, spesso falliti, di rivolgersi al Creatore: «Signore, insegnaci a pregare» (Lc 11,1).”
E al termine di questo prezioso momento di riflessione sul mistero trinitario, Francesco richiama il Catechismo della Chiesa Cattolica, al n. 2664, dove si dice che “la santa umanità di Gesù è la via mediante la quale lo Spirito Santo ci insegna a pregare Dio nostro Padre.” Ed i questa affermazione sono ricomprese le tre figure di Dio, uno nella natura e Trino nelle persone.
Dio padre è colui che ama il Dio Figlio unigenito, che è l’amato, tramite la terza persona che è l’Amore divino, lo Spirito Santo, che funge da mastice si questa relazione. Ed è lo Spirito Santo che opera una relazione d’amore ulteriore: quella fra il Dio trinitario e l’uomo, come creatura elevata alla dignità filiale proprio a partire dalla rivelazione messianica.
Dopo aver annunciato il viaggio, in corso a tutt’ora, in “Mesopotamia”, ovverosia nell’attuale Iraq, il Papa ha salutato i fedeli nelle varie lingue, chiudendo con un augurio: “Rivolgo un cordiale saluto ai fedeli di lingua italiana. Auguro che il tempo quaresimale conduca ciascuno ad una maggiore intimità con Cristo e ad una sua più assidua imitazione.”