La Santa Pasqua 2021 è ormai passata da settimane. Ma non è passato il tempo pasquale. Infatti, la solennità di tutte le solennità, la festa che ricorda che Nostro Signore Gesù Cristo è risorto dura quella domenica, e per altri otto giorni perdura sino a quella successiva, la domenica in albis, è questa l’ottava di Pasqua. Mentre il tempo pasquale rimane vigente e celebrato sino alla festa della Pentecoste, che ricorda la discesa dello Spirito Santo sugli apostoli e Maria nel cenacolo, cinquanta giorni dopo la Pasqua di resurrezione: celebrata quest’anno il 23 maggio.
Quest’anno però la Chiesa Cattolica non ha “saltato un giro”, come si direbbe nel famoso gioco dell’oca, non ha fatto cioè come l’anno scorso, in cui a pandemia appena proclamata tutto era incerto e si era terrorizzati che negli edifici di culto il virus contagiasse come altrove.
Fortunatamente nel corso del 2020, applicando protocolli e norme, dopo aver saltato in tronco ogni sorta di celebrazione da marzo a maggio, si è finalmente arrivati alla riapertura dei luoghi di culto, che con tutte le attenzioni richieste e con gli ampli spazi di cui dispongono gli enti ecclesiastici, oso dire siano i luoghi più sicuri in assoluto per evitare il contagio, potendo comunque vivere una preghiera comunitaria.
Già dalla domenica delle palme si sono studiate forme di collaborazione con operatori e volontari che distribuivano l’ulivo in sicurezza.
Ed ancora il Triduo Santo si è svolto con tanti accorgimenti che hanno però consentito tutte le celebrazioni.
Nelle chiese cattedrali i vescovi hanno rinnovato la consacrazione degli oli sacri (crismale, catecumenale, degli infermi), come da antica tradizione, il giovedì mattina, e così il giovedì sera ovunque si è tenuta la Sancta Messa in Coena Domini, cioè la celebrazione che ricorda l’istituzione dell’eucaristia da parte di Cristo, omettendo però il gesto della lavanda dei piedi.
Il venerdì santo si è celebrata la via crucis, in tempi e spazi meno “mobili” e più in forme e modalità statiche, oltre che la liturgia della Passione. Infine la sera del sabato santo, con un po’ di anticipo per via del coprifuoco si è celebrata quella che il Messale definisce “la veglia di tutte le veglie”.
Ma è utile approfondire cosa dicono i testi normativi e liturgici sulla Pasqua e su questo tempo pasquale.
Il titolo II del nuovo Messale Romano in vigore da questo anno parla del ciclo dell’Anno liturgico. In esso si dice che “la Chiesa celebra tutto il mistero di Cristo durante il corso dell’anno, dall’Incarnazione alla Pentecoste e all’attesa del ritorno del Signore.”
In particolare sotto la voce del “Triduo Pasquale” si definisce che questo è un Triduo della Passione e della Risurrezione del Signore e che “risplende al vertice dell’Anno liturgico. Poiché l’opera della redenzione umana e della perfetta glorificazione di Dio è stata compiuta da Cristo specialmente per mezzo del mistero pasquale, col quale, morendo, ha distrutto la nostra morte, e risorgendo, ci ha ridonato la vita.” Poi questo capitolo I sull’anno liturgico nelle norme generali per l’ordinamento dell’Anno liturgico e del calendario” si continua parlando della preminenza di cuigode la domenica nella settimana paragonata alla Pasqua che gode della medesima preminenza entro l’Anno liturgico.
“Il Triduo Pasquale della Passione e della Risurrezione del Signore ha inizio dalla Messa «Cena del Signore», ha il suo fulcro nella Veglia Pasquale, e termina con i Vespri della domenica di Risurrezione.” Poi il messale dispone: “il Venerdì della Passione del Signore e, secondo l’opportunità, anche il Sabato Santo fino alla Veglia Pasquale, si celebra il digiuno pasquale.”
La descrizione del testo liturgico continua parlando del pomeriggio del Venerdì Santo in cui si celebra la Passione del Signore. La Veglia Pasquale, durante la notte in cui Cristo è risorto, è considerata come la «madre di tutte le Veglie». “In essa la Chiesa attende, vegliando, la risurrezione di Cristo e la celebra nei sacramenti. Quindi tutta la celebrazione di questa sacra Veglia si deve svolgere di notte, cosicché cominci dopo l’inizio della notte e termini prima dell’alba della domenica.”
Quest’anno la notte si è trasformata in tardo pomeriggio o sera, a causa del coprifuoco governativo e pandemico.
Poi si continua a parlare del tempo di Pasqua ovvero dei già menzionati cinquanta giorni che si succedono dalla domenica di Risurrezione alla domenica di Pentecoste, che si “celebrano nell’esultanza e nella gioia come un solo giorno di festa, anzi come «la grande domenica».”
Qui la Chiesa ricorda che questi sono i giorni nei quali, in modo del tutto speciale, si canta l’Alleluia. Poi si prosegue dicendo che “le domeniche di questo Tempo vengono considerate come domeniche di Pasqua e, dopo la domenica di Risurrezione, si chiamano domeniche II, III, IV, V, VI, VII di Pasqua.”
I primi otto giorni del tempo Pasquale costituiscono l’Ottava di Pasqua e si celebrano come solennità del Signore.
Segue poi la festa dell’Ascensione del Signore si celebra il quarantesimo giorno dopo la Pasqua, eccetto nei luoghi in cuinon è di precetto, dove viene trasferita alla VII domenica di Pasqua.
I giorni dopo l’Ascensione fino al sabato prima di Pentecoste preparano la venuta dello Spirito Santo e ci viene illustrato poi che questo sacro tempo dei cinquanta giorni si conclude con la domenica di Pentecoste.
Un tempo straordinario antico e sempre nuovo per la Chiesa Cattolica, da duemila anni ad oggi, che dobbiamo perpetrare, custodire e celebrare, nonostante le pandemie e le calamità, per ricordare all’uomo che Cristo ha vinto la morte ed ha celebrato la vita.