E chi si aspettava un’estate così. Ammettiamolo: spesso agosto rappresentava una parentesi vuota tra qualche pigra disposizione primaverile e la legge di bilancio dell’autunno. Il Governo-del-cambiamento riesce però a rimuovere anche questa vecchia convenzione e lancia il Paese, per mano dell’ormai ex Ministro dell’Interno, verso l’abisso dell’ignoto politico. I mercati, per ora, ci graziano.
Salvini fa saltare il tavolo invocando elezioni anticipate. Di Maio ne approfitta. Vuole tutto dal nuovo esecutivo in via di formazione con il Pd: vice premier, ministro della difesa e del lavoro. In questo quadro la figura del Premier ne esce come l’unica credibile. Nella seduta del Senato del 20 agosto annuncia la fine dell’esperienza governativa. E attacca duramente Salvini. La sua però non è un’invettiva a gamba tesa e dettata dalla rabbia. Anzi. L’ex Premier del governo giallo-verde smonta il capo della Lega attaccandolo politicamente.
«La decisione di innescare la crisi è irresponsabile. Il ministro dell’Interno ha mostrato interessi personali», ha detto il premier all’Assemblea. Conte ha difeso l’azione dell’esecutivo dall’accusa di immobilismo («abbiamo lavorato fino all’ultimo giorno») e ricordando le numerose riforme ancora da fare. E ha concluso: «Se amiamo le istituzioni e i cittadini abbiamo il dovere della trasparenza e non possiamo affidarci ad espedienti, tatticismi, giravolte verbali, che io faccio fatica a comprendere». Non manca una chiosa contro il crocefisso, ancora ostentato nel pieno della discussione parlamentare: «La coscienza religiosa va vissuta nel privato Matteo. E queste ostentazioni, lasciami dire, non sono sensate in uno Stato moderno». Ma la mossa che ha sorpreso un po’ tutti è stato l’accordo con il Pd. O meglio, con i fedelissimi di Renzi, ovvero la quasi totalità degli eletti nei democratici. Un accordo, o almeno un dialogo, precedente alla crisi doveva già esserci almeno dal dopo elezioni europee. Zingaretti in questo senso si è trovato completamente fuori dai giochi e ha mostrato di non avere ancora una presa forte sul partito democratico. Ci si potrebbe chiedere chi sia stato a iniziare per prima questa guerra segreta. Ma ha davvero importanza? L’unica cosa certa è che Conte si era assicurato una continuità di governo. Con o senza Salvini. Il leader del Carroccio aveva puntato tutto sul voto anticipato per capitalizzare l’enorme consenso attestato nei sondaggi, non presupponendo che ci potesse essere un’altra maggioranza possibile. O calcolando che ancora si fosse organizzata. La facoltà di prevedere il futuro sono indice di capacità politiche. Insomma qualcuno ha sottovalutato questo professore di diritto privato.
Quando poco più di un anno fa fu proposto come Primo ministro dall’insolito accrocco giallo-verde era sconosciuto ai più. Nato a Volturara Appula (Foggia) 54 anni fa, Conte esercita a Roma la professione di avvocato e di docente di diritto privato in alcune università private. Nel 2013 fece parte del Consiglio di presidenza della Giustizia Amministrativa della Camera dei Deputati, di cui diventò vicepresidente. E’ stato anche presidente della Commissione disciplinare. Ora si ritrova a essere il perno non solo di un’alleanza di governo giallo-rossa a cui Mattarella ha appena affidato un mandato esplorativo (accroccata anche questa, ma ideologicamente più naturale) che potrebbe virtualmente arrivare fino a fine legislatura, ma anche di una possibile alleanza contro i populisti nelle regionali. Si sa, il Pd scricchiola perfino nelle regioni rosse. E quello che rimane dei 5 Stelle potrebbe essere decisivo a fermare l’ondata salviniana. Insomma Conte potrebbe riuscire in un avvicinamento storico, il quale non era riuscito né a Bersani nel 2013, né a Renzi lo scorso anno. O sarebbe meglio dire che a cambiare è stata la linea politica dei grillini, da anti-sistema a anti-stare-a-casa. Conte si è trovato forse al posto giusto al momento giusto, ma la fortuna è indice di capacità politiche. Come dire, qualcuno ha sottovalutato questo professore di diritto privato.