Il peso del potere: Simon Boccanegra inaugura la stagione dell’Opera di Roma

Intrighi politici e scontri di classe, passioni irrisolte e bramosie di potere. Sullo sfondo il mare di Genova. È lo scenario che dipinge Giuseppe Verdi in “Simon Boccanegra”, titolo che dal 27 novembre inaugura la stagione 2024-2025 del Teatro dell’Opera di Roma.

La storia del primo doge di Genova, un melodramma in tre atti (su libretto di Francesco Maria Piave e Arrigo Boito), in Verdi trova la cornice perfetta per raccontare e denunciare la crisi di un sistema politico, per parlare del tormento di un uomo diviso tra l’amore per la figlia e il compimento dei propri doveri istituzionali. Non a caso l’opera è stata scelta come primo titolo per la stagione di quest’anno, intitolata “Volti del potere”.

«Quando affronti capolavori di questo calibro hai la sensazione che non li potrai mai dominare» racconta Michele Mariotti, sul podio del Costanzi in questa nuova produzione. Nell’opera «ci ritroviamo a navigare acque scure che ci raccontano intrighi di palazzo lotte di potere. Un potere che cade addosso a Simone come un macigno, che non gli permette di piangere una lacrima per la morte della sua amata e che si porta addosso per tutta la vita».

Una storia dove il contrasto tra gioia e tristezza, tra brama e angoscia costruiscono lo scheletro non solo della vicenda di Simon Boccanegra, ma anche delle musiche composte da Giuseppe Verdi nel 1857. «Da una parte la musica esprime un’atmosfera liquida, scura e inafferrabile proprio come gli intrighi del potere, dall’altra, per mezzo del canto isolato di un fagotto o delle oscillazioni cromatiche degli archi, ci commuove» spiega Mariotti.

Con l’inizio della nuova stagione, torna al Costanzi il pluripremiato regista inglese Richard Jones, dopo i successi de La dama di picche (2014-15) e Káťa Kabanová (2021-22), firmando lo spettacolo inaugurale.

Protagonisti Luca Salsi nel ruolo del titolo, Eleonora Buratto come Maria Boccanegra, Michele Pertusi nella parte del nobile Jacopo Fiesco, Stefan Pop nelle vesti di Gabriele Adorno, Gevorg Hakobyan come Paolo Albiani. A firmare scene e costumi è Antony McDonald, mentre le luci sono di Adam Silverman. Coreografa per i movimenti mimici è Sarah Kate Fahie e maestro d’armi è Renzo Musumeci GrecoOrchestra e Coro, diretto da Ciro Visco, sono del Teatro dell’Opera di Roma.

La prima rappresentazione è prevista per mercoledì 27 novembre alle ore 18.00. Repliche venerdì 29 novembre (ore 20.00), sabato 30 novembre (ore 18.00), domenica 1° dicembre (ore 16.30), martedì 3 dicembre (ore 20.00), mercoledì 4 dicembre (ore 20.00), giovedì 5 dicembre (ore 20.00). La serata inaugurale del 27 novembre è trasmessa da Rai Cultura in prima serata su Rai5 alle 21.15 e in diretta su Radio3 Rai alle 18.00. Repliche fino al 5 dicembre.

In occasione dello spettacolo inaugurale esce il quinto numero di “Calibano”, la rivista di attualità culturale dell’Opera di Roma realizzata in collaborazione con effequ che trae ispirazione dalle opere in cartellone per riflettere sul mondo di oggi. Il nuovo numero collega Simon Boccanegra al tema del potere e si interroga, con contributi che spaziano dalla nonviolenza politica all’antispecismo, dagli algoritmi alla seduzione dell’immagine televisiva, sulle molteplici forme che oggi questo assume. Tra le firme di questo numero Giancarlo De Cataldo, autore di una testimonianza sul potere visto dall’esperienza di un magistrato, e Andrea Tarabbia (Premio Campiello 2019), presente per l’occasione con un racconto inedito.

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