La compagine di governo è ormai definita e, con la nomina di sottosegretari e vice ministri, il presidente Meloni è ora chiamato alla difficile prova del governo.
Pandemia, crisi economica e guerra rendono questa sfida ancor più ostica ma, consentirà l’esecutivo, queste non possono essere delle scuse per giustificare ritardi o fallimenti.
Chi, quando la nave viaggia nella tempesta, si assume l’onere di prendere il timone, promettendo di dirigersi verso porti sicuri, ha l’obbligo di assumersi le responsabilità delle scelte e il diritto di essere lodato qualora queste siano corrette.
Detto ciò, è indubbio che, oggi, il nostro Paese abbia bisogno di un governo autorevole – non autoritario, le parole sono simili ma la differenza è sostanziale – capace di portarlo, con lungimiranza, a vincere quelle che sono le grandi sfide di questo secolo. Ognuno di noi spera che il nuovo esecutivo possa fare il miglior lavoro possibile perché il tempo è poco e, perdonate il gioco di parole, “l’inverno sta arrivando”.
Proprio in quest’ottica, allora, ci saremmo aspettati risposte più chiare su come il presidente Meloni abbia intensione di affrontare la crisi energetica e del lavoro, raccogliendo la richiesta di aiuto di famiglie e imprese che, purtroppo, sono sempre più in difficoltà e che – lo dicono i numero – hanno risposto moltissima fiducia in questa nuova maggioranza.
I tempi sono strettissimi e, forse, invece che su “rave party e obbligo vaccinale anti-Covid per medici e professioni sanitarie”, ci si sarebbe potuti concentrare su altro. Purtroppo, però, non è stato così e, in questi giorni, il governo ha presentato due misure che hanno acceso il dibattito pubblico e politico e che, a mio modesto parere, gettano fumo negli occhi di un popolo che avrebbe bisogno di una classe politica attenta ai problemi reali del Paese.
Due provvedimenti frettolosi che avrebbero meritato maggiore attenzione e accuratezza. Sulla sospensione dell’obbligo vaccinale si sarebbe potuto aspettare la stagione invernale, così da avere un quadro più chiaro della situazione del Covid in Italia. Un appunto: in Francia e in Germania è ancora in vigore.
Sul decreto che, invece, punisce con pene fino 6 anni “l’invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica” a destare maggiore preoccupazione è la vaghezza di una norma che poteva e doveva essere scritta meglio. Per quanto lapalissiano possa essere specificarlo, come redazione siamo contro l’illegalità e contro ogni forma di reato o violenza, e il tema della sicurezza ci è molto a cuore, ma questo non può essere un motivo per giustificare una scelta che rischia di essere lesiva della libertà di manifestazione.
A detta di Giuseppe Conte, infatti, questa norma prevedere: “una punizione del tutto abnorme” e che “per la sua genericità, consentirà un esercizio discrezionale alle autorità preposte alla sicurezza e all’ordine pubblico. Si applicherà anche ai raduni negli edifici, quindi nelle scuole, nelle fabbriche, nelle università.”
A questo punto non ce ne voglia Giorgia Meloni se “disturberemo chi fa”. Perché se quello che faranno, a nostro avviso, sarà sbagliato, come cittadini e come stampa eserciteremo quel diritto di critica che è fondamento di ogni stato democratico.