Il futuro delle criptovalute nel contesto geopolitico: l’analisi di Elham Makdoum

La giornalista e analista Elham Makdoum si è occupata recentemente di questo tema (a sinistra la copertina del suo libro), esaminando con acume e profonda serietà le dinamiche emergenti tra monete digitali e scenari globali come la guerra russo ucraina. In questo contesto, ad esempio, le criptovalute hanno assunto un ruolo sempre più rilevante non solo come strumenti finanziari ma anche come armi economiche e politiche. Indubbiamente, c’è stata la possibilità di avere più possibilità di finanziamento e scambio, bypassando le numerose sanzioni internazionali sulla Russia e sfidando le tradizionali dinamiche di potere economico.

Benvenuta Elham e grazie per avermi concesso questa intervista. In quest’anno particolare all’insegna dello scontro bellico, hai effettuato analisi approfondite sull’influenza dell’utilizzo delle criptovalute in conflitti moderni. Potresti spiegarci cosa ti ha spinto ad esplorare questo tema?

Ho agito per anni come operatrice indipendente sulle principali crypto-exchange e come consulente criptomonetaria per imprenditori e investitori, partecipando anche a eventi per addetti del settore, e l’intreccio tra politica internazionale e cripto-finanza mi è apparso chiaro fin da subito. Molti dei miei colleghi ignoravano e ignorano tuttora l’esistenza e l’estensione di questo legame, che alcuni di loro rifiutano di vedere e accettare per ragioni ideologiche – atteggiamento che si può capire soltanto parlando del movimento cypherpunk e dell’influenza che continua a esercitare in questo mondo nato per essere indipendente dagli stati –, e così ho deciso di riempire un vuoto. Avevo intravisto l’opportunità di creare un nuovo mercato, la geopolitica delle criptovalute, e devo dire che l’interesse verso di esso è molto elevata.

È interessante per noi sentire come le criptovalute siano considerate – ad oggi – un’arma economica ma soprattutto politica. Puoi spiegare meglio questo concetto facendo anche un esempio concreto riguardante la guerra russo – ucraina?

Il governo ucraino è stato pionieristico in materia di criptovalute, di cui ha compreso immediatamente le potenzialità e con cui ha dato al conflitto dei connotati archeofuturistici. Kiev ha infatti lanciato una campagna di raccolta fondi in criptovalute all’indomani dell’invasione, raccogliendo più di quindici milioni di dollari nei primi tre giorni di guerra. Denaro all’epoca fondamentale perché l’entrata nel conflitto dell’Occidente al fianco dell’Ucraina doveva ancora materializzarsi, non era affatto scontata, e quella somma, cresciuta nel tempo, è stata vitale per finanziare la resistenza delle origini. A supervisionare la crypto-strategia dell’Ucraina è stato il Ministero della trasformazione digitale, creatore dell’iniziativa Aid for Ukraine, con l’aiuto del gotha del web3.

Il caso ucraino è meritevole di studio per tre ragioni principali: per la prima volta nella storia delle crypto-exchange – Binance per citarne una – sono entrate in un conflitto interstatale; per la prima volta nella storia le compagnie produttrici di armi hanno accettato pagamenti in criptovalute e per la prima volta nella storia uno stato ha finanziato un’operazione di guerra usando le criptovalute.Alla fine del 2022 il governo ucraino era riuscito a raccogliere criptovalute per un equivalente in dollari di 225 milioni, la maggior parte dei quali raccolti nei primi sei mesi di guerra. Il futuro davanti ai nostri occhi: è così, infatti, che paesi in difficoltà, e non solo, finanzieranno le guerre di domani.

In virtù degli andamenti geopolitici attuali, ci sono dei Paesi che potrebbero beneficiarne: i BRICS. Quali potrebbero essere gli scenari futuri in vista della loro presa di posizione e quali sarebbero le possibili implicazioni di sviluppo?

Le criptovalute sono il futuro degli interscambi e la loro importanza nell’arena internazionale è destinata ad aumentare col tempo. Questo aspetto è stato ben captato dai BRICS, che hanno inserito blockchain e criptovalute nella loro ricetta per la dedollarizzazione. La finanza decentralizzata non può che essere il mezzo favorito per raggiungere questo fine e i motivi sono due: è essenzialmente nata come alternativa alle valute fiat e dunque ben si presta allo scopo di dedollarizzare gli scambi commerciali e finanziari; ha gli anticorpi per resistere a eventuali tentativi di destabilizzazione basati su sanzioni.

Da quello che racconti, si prospetta uno scenario davvero affascinante ed “intrigante”. Assisteremo a grandi sfide future che vedranno coinvolti come attori molti Paesi rimasti fino ad ora nell’ombra. L’idea di una criptovaluta comune dei BRICS, secondo te, quanto può essere presa veramente in considerazione oggi? Quali potranno essere le sfide che queste economie emergenti dovranno affrontare?

Parliamo di un progetto che è già in fase di discussione avanzata alla tavola rotonda dei BRICS. Ci vorrà del tempo, ma credo che il gruppo arruolerà le criptovalute nella sua lotta contro la dollarocrazia. L’unica via che le potenze occidentali potrebbero percorrere, e molto probabilmente percorreranno, per cercare di rallentare la nascita di sistemi finanziari alternativi powered by BRICS è quella delle sanzioni. Sanzioni o altri disincentivi contro tutti gli individui e le entità che vorranno fare transazioni usando la criptovaluta e le piattaforme dei BRICS. Il fil rouge della dollarocrazia, che gli Stati Uniti vogliono preservare e che i BRICS vogliono superare, ci condurrà a una guerra economico-finanziaria totale tra i blocchi. A finire in mezzo al fuoco saranno quei piccoli attori come El Salvador, che proprio in queste settimane sta negoziando un accordo con la Russia per criptomonetizzare l’interscambio commerciale bilaterale.

È uscito recentemente un tuo libro “La geopolitica delle criptovalute. Come Bitcoin & Co stanno cambiando il mondo” parli di un’evoluzione del fenomeno crypto, del coinvolgimento della blockchain nelle tattiche di guerra dei gruppi terroristici. Cosa speri che i lettori traggano dal tuo libro?

Spero che i lettori, tutti, dagli addetti ai lavori a chi le conosce per sentito dire, inizino a guardare con occhi diversi quella che è, a tutti gli effetti, una delle invenzioni più rivoluzionarie eppure più incomprese di ogni tempo: il denaro crittografato – che, attenzione, non è, come erroneamente scrivono i giornali, del semplice denaro digitale.

Le criptovalute sono dappertutto: nei conflitti convenzionali, nelle guerre ibride, nel terrorismo, nelle guerriglie, nelle economie resistenti degli stati sotto sanzioni. Con questo libro, in cui ho ricostruito tutti i casi studio più importanti di geopolitica delle criptovalute, dalla loro nascita a oggi, ho voluto mettere in luce come questo denaro di nuova generazione non sia soltanto nelle piccole e irrilevanti tasche di criminali, speculatori e fuffaguru, ma anche nei conti correnti di hacker nordcoreani, di guerrieri ibridi cinesi, di terroristi islamisti, di strateghi russi, cubani e iraniani.

È essenziale sensibilizzare sulle criptovalute, perché una partita fondamentale della transizione verso il multipolarismo si giocherà, anzi si sta giocando, nel web3, tra crypto-golpe nelle exchange, spostamenti e raccolte colossali di denaro in pochi minuti, acquisti di arsenali fuori dai radar degli inquirenti e morie di crypto-miliardari. Eventi che iniziano a essere tanti e che hanno un filo conduttore, la nuova guerra fredda, che ho provato a spiegare.

Grazie Elham per queste preziose intuizioni. Prima di concludere, cosa ti ispira e motiva nel tuo lavoro di ricercatrice ed analista nel campo geopolitico e nella crypto–intelligence?

Curiosità sui perché di ciò che mi circonda e voglia di fare la differenza.

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