“Il coltivatore del Maryland” nel ricordo di John Barth

Con Luca Briasco e Giordano Meacci

Il primo giorno della fiera Più Libri Più Liberi non ha risparmiato piccole sorprese. In Sala Antares alle 17.30 tra i già annunciati ospiti Luca Briasco e Giordano Meacci figura una terza sedia bianca, un libro imponente sul tavolino e un cartellino con la scritta “John Barth”

Un incontro che si apre dunque all’insegna dell’assenza di un autore – venuto a mancare da pochi mesi – e della sua imperitura presenza attraverso il romanzo Il coltivatore del Maryland, pubblicato dalla casa editrice Minimum Fax, che non ha esitato a definirlo “un classico fuori dal tempo”. 

L’ultima fatica della casa editrice romana si porta dietro due macro-questioni impossibili da ignorare, così gli interlocutori decidono di affrontarle immediatamente, esaudendo la curiosità del pubblico in sala. 

La prima, di carattere più squisitamente teorico, riguarda la querelle sul postmodernismo, categoria provvisoria con cui si etichetta un ventaglio eterogeneo di autori, capaci di dare vita a mondi narrativi pulsanti. A unire Barth, Pinchon, Coover e Barthlemy è la questione dello stile: uno stile consapevolmente sperimentale e personale, cui la letteratura contemporanea (sia nel suo ripiegamento diaristico ed egoriferito sia nella sua forma più aridamente intellettualistica) sembra aver rinunciato. 

Meacci parla di Barth come di un arrangiatore jazz, capace di dar vita a una musica interna come accade ne Il nome della rosa di Eco. Così, nel romanzo l’esigenza di raccontare la verità si dispiega attraverso la menzogna e la contraffazione: meccanismo già inaugurato, a ben vedere, dal Don Chisciotte o addirittura dai poetae novi della Roma tardorepubblicana. 

C’è poi la questione della traduzione. Minimum Fax ha deciso di mantenere quella storica di Luciano Bianciardi, realizzata per Rizzoli nel 1968. Briasco afferma di essere intervenuto in misura minima nel lavoro dello scrittore e traduttore di Grosseto, che è stato capace di riscrivere fedelmente – forse anche con un qualche divertimento – l’opera-mondo rispettandone i meccanismi profondi, con esiti particolarmente felici nei versi satirici. 

Aperto il fascicolo della vicenda editoriale di Barth, ancora Briasco lascia cadere confidenzialmente un indizio di colpevolezza su Calvino. Non solo la frequentazione e il reciproco riconoscimento dei due autori potrebbero aver dato più di qualche spunto allo scrittore italiano, ma questi potrebbe addirittura averne ostacolato la pubblicazione in Italia per occultare tale legame. 

Le due questioni si legano a doppio filo all’importanza dell’opera di Barth e alla sua prima ricezione nel nostro paese, consentendo di rispondere alla domanda principale: perché pubblicare oggi Il coltivatore del Maryland? L’idea condivisa è che la letteratura stia per andare incontro a una rivoluzione radicale, da qui la necessità di una nuova grammaticalizzazione consapevole dopo un tempo di svuotamento.

Qui si interrompe la conversazione, anche se la copia del romanzo in bella vista di fronte al pubblico sembra emanare ancora storie, parole, interpretazioni in attesa di essere raccontare. C’è però ancora spazio per un ultimo colpo di scena: Luca Briasco annuncia che Minimum Fax pubblicherà prossimamente altre due opere di John Barth, le quali si sommeranno alle cinque già presenti in catalogo. 

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