Il caso Norma Cossetto nell’Italia del paradosso

Dopo la decisione di intitolare una via alla ragazza barbaramente uccisa ad Antignana nell’ottobre del 1943 da un commando di partigiani jugoslavi, arriva lo stop dalla commissione toponomastica del Comune di Reggio Emilia

Non c’è pace per gli infoibati istriani. Per alcuni italiani, invece, quella delle Foibe è una ferita ancora aperta e che merita la giustizia che da anni cercano di conferirgli. Il caso Norma Cossetto, in particolare, sembra macinare intoppi così profondi da non permettergli di ricevere la tanto agognata via intitolata a Reggio Emilia. Salito alla ribalta nei primi anni 2000, fu l’ex Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi a conferire la Medaglia d’Oro al Valore Civile alla sorella della vittima, Lucia Cossetto, una delle prime a ricevere un riconoscimento di questa portata riguardo una delle piaghe storiche più difficili (e per troppo tempo dimenticate) della storia italiana.

Dopo numerose battaglie per conferire una via dedicata alla 23enne uccisa dai partigiani jugoslavi e fortemente volute e sostenute dal Consiglio Comunale, ora arriva lo stop definitivo dalla Commissione Consultiva della città di Reggio Emilia. La motivazione non risiederebbe in futili motivi politici, ma nella mancanza di approfondimenti sull’effettiva vicenda storica che portò al decesso della giovane istriana. In parole povere, si mette in dubbio la veridicità dell’accaduto. Nulla sono valsi i molteplici documenti raccolti nel corso degli anni sulla morte della ragazza che testimoniano le effettive torture e ingenti sevizie che ha dovuto subìre dai partigiani titini.

Ma chi era esattamente Norma Cossetto? Originaria di Santa Domenica di Visinada (odierno comune croato), aderì ai Gruppi Universitari Fascisti nel 1941. Chi ha avuto l’onore di conoscerla l’ha descritta come una giovane donna carismatica, dedita allo sport, a forme d’arte come il canto e la pittura ed agli studi. Proprio questi ultimi, per sua sfortuna, la faranno entrare nel mirino dei partigiani jugoslavi.

Per scrivere la sua tesi, infatti, era solita recarsi nei pressi dei villaggi dell’Istria per raccogliere documenti e testimonianze per arricchire il suo lavoro universitario. 

Nel settembre del 1943, la Cossetto venne convocata presso il commando locale di Visignano (composto sia da partigiani jugoslavi che italiani) ed invitata ad aderire al movimento della Resistenza. Dopo essersi categoricamente opposta a questa richiesta, venne portata presso una ex scuola adibita a carcere ad Antignana dove venne torturata, stuprata ed infine infoibata.

Anni dopo l’episodio, una donna trovò il coraggio di testimoniare quanto accaduto quella sera tra il 4 e il 5 ottobre del 1943, descrivendo ciò che aveva visto e sentito. Richiamata da lamenti che provenivano da fuori la sua casa, proprio in prossimità del carcere, si affacciò alle imposte socchiuse della stanza da dove provenivano le urla lancinanti della giovane e vide quest’ultima, legata ad un tavolo, subire violenza carnale da più uomini.

La moltitudine di documenti-chiave raccolti riguardo la vicenda, a quanto pare, non bastano per dedicare finalmente una strada ad una giovane donna italiana, Medaglia al Valore Civile conferitale regolarmente da una figura di Stato con tanto di cerimonia d’onore e la cui giustizia, seppur alla fine ottenuta, ci ha messo tanto, troppo tempo ad arrivare.

Il caso ha creato talmente tanto scalpore che i senatori di Forza Italia Maurizio Gasparri ed Enrico Aimi hanno presentato un’interrogazione parlamentare finalizzata ad ottenere maggiori delucidazioni riguardo il blocco delle pratiche da parte della commissione reggiana e l’imminente espulsione dei suoi componenti.

Il paradosso, inoltre, risiede nel fatto che alla Cossetto non è consentita l’intitolazione di una via, ma da anni ne alberga una che porta il nome del carnefice di tanti italiani istriani ingiustamente seviziati e perseguitati per anni, tale Josip Broz, il temutissimo Maresciallo Tito.

Nessuno mette in dubbio il carico storico del personaggio sopracitato, ma la morte di Norma Cossetto non deve rimanere vana. Deve vivere nel ricordo dell’immaginario collettivo, indipendentemente dagli orientamenti politici, affinché errori simili non accadano mai più.

Oggigiorno inoltre non possiamo permetterci il lusso di conferire due pesi e due misure al fenomeno della morte e, in un’epoca in cui si valorizza la donna con giornate interamente dedicate in suo onore, bisogna ripercorrere le tappe della storia e commemorare figure coraggiose come Norma, morta per l’unica “colpa” di essere istriana e per mano di una furia omicida che, ancora oggi, non trova spiegazioni razionali.

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