Il 2019, l’anno della Cina: dallo spazio a Taiwan

Mentre gli Stati Uniti sono ripiegati su questioni interne, la Cina mostra i muscoli. Il nuovo anno si è aperto infatti con una serie di fatti riguardanti il colosso asiatico, passati quasi inosservati ai più, ma molto interessanti in prospettiva. Il 3 gennaio sono stati fatti allunare due robot della missione Chang-e4 (un lander e un rover) sul “lato oscuro” della Luna. Si tratta della prima volta nella storia delle esplorazioni spaziali. Anche perché l’altra faccia del nostro satellite, perennemente in ombra a causa della rotazione sincrona con la Terra, è da sempre il più difficile da osservare e studiare. Nel 1959, le prime foto della sonda sovietica Luna 3; nel 1968, la prima osservazione a occhio nudo con la missione Apollo 8.

Pechino ha deciso di non badare a spese e ha dato carta bianca alla China National Space Administration (CNSA) per raggiungere il lontano obiettivo. Il tutto in una data non scelta a caso. Quella del 50°anniversario della missione americana dell’Apollo 11 che portò i primi uomini sul nostro satellite. A bordo dei mezzi una piccola biosfera (in cui dovrebbero crescere semi di piante e fiori) per studiare gli effetti dell’elettromagnetismo lunare sulla crescita molecolare e sviluppo genetico. Prima della fine del 2020 sarà lanciato anche il Chang-e5 con l’obiettivo di raccogliere campioni lunari. La risposta della NASA non si è fatta attendere: ritornare a inviare missioni con equipaggio umano entro dieci anni.

Ma oltre allo spazio, il presidente cinese Xi Jinping punta anche alla terra ferma. “Il nostro Paese è in forte crescita, è giovane, è l’unificazione con Taiwan è una grande tendenza della storia”, ha dichiarato pochi giorni fa in occasione del riconoscimento diplomatico di Nixon alla Cina comunista. Per ora i ‘ribelli’ taiwanesi, indipendenti dalla rivoluzione del 1949, sono protetti dalla Settima flotta americana. Nello scorso anno i marines sono stati impegnati in diverse dimostrazioni militari nello stretto per frenare le ambizioni cinesi. Ma la costruzione di tre nuove portaerei ha messo in allarme Washington. “La Cina è ora in grado di fronteggiarci in uno scenario di guerra nel Mar cinese meridionale”, ha dichiarato Philip Davidson, comandate della Settima flotta. Scenario, questo, mai escluso a priori da Xi.

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