Giallo come chi, dopo questa crisi, comprerà l’Italia.
Arancione come i mandarini di stagione che verranno buttati dagli agricoltori per il calo dei prezzi dovuto alla crisi del settore agroalimentare.
Rosso come il volto pieno di rabbia di molti italiani.
Come una pagina di quei libri per bambini con le figure in bianco e nero, l’Italia viene ridotta ad un foglio da colorare dal nuovo DPCM del Presidente Conte, in quello che ricorda sempre più un episodio di ArtAttack.
La gestione della curva epidemiologica sta soffocando piccole e medie imprese come bar, ristoranti e alberghi e sta devastando interi settori della nostra economia come turismo e trasporti. Ogni nuova misura porta con sé il dramma di una categoria, anche quelle più di nicchia di cui si parla poco: stop ai matrimoni? I vivai chiuderanno i battenti? I congressi sono vietati?
Il tessuto economico italiano si sta sfaldando e nessuno sembra avere l’ago adatto a ricucirlo. Una confusione del genere, in Italia, non si vedeva dai tempi dell’unificazione garibaldina, con le Regioni che spingono per la chiusura centralizzata e il Governo per quella differenziata, il Paese si esibisce in un ultimo tango figlio di una sacrosanta e naturale agitazione e di una totale mancanza di problem solving da parte di un governo che sta ripetendo gli errori di otto mesi fa, momento dello scoppio della prima ondata.
La confusione sembra aver preso il controllo della nostra penisola, tanto che anche il Premier Conte, nell’ultima conferenza stampa a reti unificate, ha sbagliato l’orario del coprifuoco, sostenendo iniziasse alle 21:00 invece che alle 22:00. Morale? Un disastro anche a livello comunicativo che non placa le ansie di un popolo ormai ipocondriaco. Oltre ai colori, ormai, anche i numeri non sono più il forte dell’avvocato del popolo. Molti dubbi emergono da questo nuovo DPCM, a partire dalla decisione di dichiarare la Campania zona gialla: volete farci credere che dopo settimane in cui ci siamo sorbiti i continui show del neo Governatore-influencer De Luca, in cui evocava una totale ed imminente chiusura, che hanno contribuito alla nascita degli atti di protesta napoletana, la Campania resterà aperta?
Sembra di sì, aperta come i nostri porti, quelli non chiudono mai, neanche in regioni che, come Calabria e Sicilia, sono state dichiarate zona rossa e arancione con annesso divieto di entrata ed uscita. La domanda allora sorge spontanea: il rapporto Stato-Regioni funziona?
Stando a quanto si evince da questa situazione, molto poco, la Nazione è un qualcosa che andrebbe custodito e salvaguardato, non un disegno da colorare in funzione degli umori politici.
Siamo sicuri che tutto ciò servirà a contenere la nuova ondata di casi? E soprattutto, nel prossimo DPCM, Conte riuscirà a rimanere nei bordi delle regioni con il suo pennarello?