I muscoli volubili di Trump sui dazi: caos nazionale e globale

“Siamo grati al presidente Trump per la decisione di escludere il petrolio e il gas naturale dai nuovi dazi… considerando il ruolo dell’America come esportatore netto di energia”. Queste le parole di Mike Sommers, leader esecutivo dell’American Petroleum Institute, un lobby di energie fossili che hanno contribuito quasi 100 milioni di dollari alla rielezione di Trump.

L’esclusione dai dazi all’energia fossile non sorprende dunque. Trump è notissimo per colpire i suoi nemici e ricompensare i suoi sostenitori. Non sorprende nemmeno la sua volubilità e grande capacità di vedere il mondo con lenti personali che spesso hanno nulla a che fare con la realtà obiettiva. La sua politica sui dazi rivela la sua grande capacità di sbilanciare tutti e costringere con minacce al tavolo dei negoziati dove i suoi interlocutori si devono presentare offrendogli regali in un modo o nell’altro. A volte i regali hanno a che fare con i suoi guadagni personali e in altri casi servono ad ampliare il suo potere e ricordarlo a tutti che lui è il gorilla di 300 chili.

Trump preferisce governare da quasi dittatore e il bastone dei dazi gli conferisce poteri che equivalgono agli aumenti delle tasse senza legiferare. Infatti, i dazi, come tutti gli analisti hanno chiarito, si traducono in imposte che alla fine verranno pagate dai consumatori americani. Trump li vede invece falsamente come guadagni per le casse del tesoro che lui può imporre a Paesi stranieri per “vendicare” gli Stati Uniti dalle truffe subite che lui vede nel deficit commerciale. Gli Usa importano più di quello che esportano ed ecco la truffa. Trump considera semplicemente i prodotti che anni fa venivano fabbricati negli Usa e eventualmente le aziende americane hanno trasferito la produzione in luoghi con manodopera molto più bassa. Nei suoi calcoli Trump non considera i servizi finanziari e tecnologici che generano un notevole surplus come ha fatto giustamente notare Fareed Zakaria nel Washington Post. Zakaria smantella anche la visione della truffa perpetrata agli Usa rilevando che nel sistema globale gli americani vivono bene e hanno uno standard di vita con pochissimi rivali. Persino gli stipendi medi del Mississippi, lo stato più povero del Paese a strisce e stelle, sono più alti dei Paesi europei occidentali eccetto per la Germania.

Il potere di Trump come presidente di imporre dazi dovrebbe essere sotto il controllo del Congresso. L’International Emergency Economic Power Act del 1977 però permette al presidente di imporre dazi in casi di emergenza. Dov’è l’emergenza? Esiste solo nella mente di Trump ma sfortunatamente il Congresso attuale, con maggioranza repubblicana, ha abdicato il suo ruolo di contrappeso. Qualche lieve voce però si sta alzando per limitare gli eccessi di Trump. Il Senato ha recentemente approvato con una leggera maggioranza bipartisan l’abrogazione dei dazi imposti al Canada per la questione della fentanyl che secondo Trump sarebbe un’emergenza. Il disegno di legge quasi certamente non sarà approvato dalla Camera ma ci suggerisce che i dazi non sono popolari.

Il consigliere per il commercio di Trump che promuove i dazi è Peter Navarro. Elon Musk, però, il grande sostenitore di Trump, ha attaccato il consigliere asserendo che Navarro è “più stupido di un sacco di mattoni”. Il padrone di X (già Twitter) non ha attaccato direttamente Trump ma ovviamente non crede ai dazi. Nel suo recente intervento via video al Congresso della Lega di Matteo Salvini, Musk ha dichiarato che vuole eliminare i dazi fra gli Usa e l’Europa.

Le pressioni ricevute da Trump da parte di legislatori repubblicani e altri sostenitori gli hanno forzato la mano e ha fatto marcia indietro. Il 47esimo presidente ha annunciato la sospensione dei dazi reciproci confermandoli solo al 10%, eccetto per la Cina, che aumenteranno al 125 percento. Lo Standard and Poor Index 500 che era sceso del 15 percento nei giorni scorsi ha recuperato quasi il 10 percento in poche ore. Il cambiamento di rotta di Trump rivela che i suoi annunci possono smuovere i mercati e creare instabilità allo stesso tempo. Nella mente del presidente gli confermerà il suo potere ma la sua volubilità di dazi sì, dazi no, o forse, rende gli Usa inaffidabili. Le aziende per prosperare hanno bisogno di consistenza per stabilire i loro programmi. Anche i consumatori hanno bisogno di stabilità per le loro spese. Dopotutto il 70 percento dell’economia americana dipende dalle spese dei consumatori che eccetto per l’indispensabile cibo potrebbero frenare i loro acquisti.

La marcia indietro di Trump di sospendere i dazi e la reazione positiva dei mercati borsistici però gli confermano il suo potere. In una cena di raccolta fondi per il Partito Repubblicano il giorno prima della sospensione dei dazi Trump si è vantato che tutti i Paesi lo stanno pregando di “fare accordi” aggiungendo con un linguaggio volgare che i leader dei Paesi stranieri sono pronti a “baciargli il c….lo” pur di ottenere qualche accordo sui dazi. Con la sospensione dei dazi però questi Paesi avranno anche capito che qualunque accordo fatto con Trump potrebbe essere cancellato in un batter d’occhio. Nella campagna elettorale del 2024 Nikki Haley, che sfidò Trump per la nomination repubblicana, disse che dovunque lui va “il caos lo segue”. Aveva ragione. Adesso il caos non è solo nazionale ma è divenuto globale.

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