Avete mai chiesto ad un giovane italiano se conosce Il Canto degli Italiani?
Si, l’Inno di Mameli, quella musichetta che risuona prima di ogni partita della nazionale di calcio.
Si, quella canzoncina che ogni tanto possiamo ascoltare anche durante le parate .
Probabilmente, senza discostarsi troppo dal vero – con buona pace dell’ironia sottesa alle precedenti affermazioni – questo è ciò che passa in testa all’italiano medio, se è vero il dato che emerge da un sondaggio, assolutamente non ufficiale e su di un campione talmente ristretto di persone da rappresentare un passatempo.
Mosso da curiosità, senza alcuna motivazione plausibile se non quella di verificare un dato che ritenevo – a torto – banale, ho posto a 100 ragazzi, di età compresa tra i 15 e i 20 anni, tramite social network e in presa diretta, su scala nazionale e locale, all’interno di cerchie sociali diverse, alcune domande:
- Conosci l’Inno di Mameli?
- Me lo sapresti cantare?
Fin qui tutto bene. Per i coraggiosi ed intonati che hanno superato questo step iniziale, però, sono iniziati i dolori con il terzo quesito.
- Conosci le altre strofe?
- Me le sapresti cantare tutte, nell’ordine corretto?
Giungemmo alfine alle soglie del boss finale, la quinta domanda.
- Come si chiamava Mameli?
Al netto del dilettantismo del sondaggio – molto più credibile di tanti sondaggioni elettorali a cadenza settimanale – analizziamo i risultati, che lasciano un panorama misto di desolazione, stupore e rassegnazione al suicidio.
Ma andiamo con ordine.
- Conosci l’inno di Mameli? Domanda di un banale che più banale non si può, direte voi. Mica tanto, dico io. Ma qui questo campione di italica gioventù da prova di conoscenza: 94/100 degli intervistati dichiara di conoscere il nostro Inno nazionale. La risposta più dissonante che ho ricevuto è stata “Oddio, che è?”.
- Me lo sapresti cantare? Sanremo Giovani ci spiccia casa. Doti canone discutibili a parte, 86/100 dei campionati ha cantato l’Inno. Ammetto, per alcuni, date le doti canore non propriamente da Maria Callas, mi son fidato di una blanda recitazione. Incoraggiante, ad ogni modo.
- Conosci le altre strofe? Avete presente quella sensazione di nulla cosmico che vi avvolge nell’esatto momento in cui la vostra donna vi dice “Non ti amo più. Amo Gianni. Anche se pure Luca è carino. E Francesco non è male”? Solamente 54/100 affermano di conoscere le altre strofe dell’inno. La risposta, già di per sé disarmante, è diventata comica nel momento in cui uno degli inviati sul patibolo, candidamente, ha ammesso “Ma perché, l’hanno allungato?”. Si, con il Cialis. Stendiamo un velo pietoso.
- Me le sapresti cantare tutte? L’effetto devastante che ha avuto la risposta a questo quarto quesito sulla mia psiche è solo – lontanamente – paragonabile alla donna citata al punto 3 che, per darvi la mazzata morale finale, aggiunge “…che poi sono tanto simpatici, dopo l’ammucchiata che abbiamo fatto ieri sera hanno insistito per pagarmi la cena”. Solamente 10 (DIECI) su 100 campionati hanno mostrato di conoscere per intero la Canzone degli Italiani. Compassione e misericordia ho provato nei confronti di un “esaminando” che, come l’alunno che non è intelligente, non si applica ma punta tutto sulla simpatia, ha chiosato con un “Ti faccio pure la parte col popopopopopoooooopo?”.
- DOMANDA JOLLY: Come si chiamava Mameli? Si, non sono un professore cattivo. So che rimandare a Settembre (non so se si fa ancora) è una brutalità disumana. E allora ho posto questa domanda finale, il classico incoraggiamento per mettere un 18 e a mai più rivederci. 60/100 degli intervistati ha risposto correttamente, ammettendo di conoscere Goffredo Mameli. Ho appreso, con immenso stupore, che alcuni conoscono anche i suoi cugini: soprattutto i gettonatissimi Corrado Mameli, Antonio Mameli e Paolo Mameli. Spero di conoscerli presto anche io, almeno ci sediamo a tavolino tutti e 4 e giochiamo a Briscola a squadre.
Stremato, spossato, distrutto, sconvolto, demoralizzato, prendo atto del fatto che la maggioranza dei giovani italiani conosce “Fratelli d’Italia” perché lo sente in occasione delle partite della Nazionale e rivolgo, in nuce, un appello al sistema Istruzione. Ma se, anziché assegnare letture inutili, magari di qualche autore giargianese o di qualche “fenomeno letterario” noto solamente alla propria famiglia o, ancora, estratto a sorte dalla nomenklatura del partito, torniamo a sentirci italiani tra i banchi di scuola, reintroducendo lo studio dell’inno nazionale?
Non so voi, ma a me, sulla terza strofa (Uniamoci, amiamoci/ L’unione e l’amore/ Rivelano ai Popoli/ Le vie del Signore/ Giuriamo far Libero/ Il suolo natio/ Uniti, per Dio,/ Chi vincer ci può!?) sale un patriottismo che “Ciao a tutti, vado a Fiume, la riprendo e torno!”.