Beppe Fiorello ha interpretato Francesco Baracca ne “I cacciatori del cielo”, il docu-film andato in onda il 29 marzo su Rai1 e replicabile su Raiplay.
La sera del 29 marzo Beppe Fiorello ha indossato per la prima volta le vesti di Francesco Baracca, il principale asso dell’aviazione italiana.
Il regista Mario Vitale collabora con Anele e Luce Cinecittà in occasione del Centenario della costituzione dell’Aereonautica Militare, per celebrare il coraggio dei pionieri del volo che capovolsero le sorti della Prima guerra mondiale.
Nel 1917 i “Cacciatori del Cielo” era il titolo destinato agli aviatori italiani che dal 15 luglio al 31 ottobre si impegnarono ad abbattere gli aeroplani nemici.
La trama racconta la storia di Baracca a partire dal 1915. In poco tempo il pilota dimostrò il suo valore con una serie di vittorie che gli consentirono di assumere il comando della novantunesima Squadriglia.
Nel corso della Grande Guerra gli hanno attribuito ben 34 abbattimenti di aerei nemici, e grazie ad essi ha conquistato la Medaglia d’oro al valore militare.
Il film alterna passaggi documentaristici al linguaggio della fiction: le imprese del pilota si mescolano ai momenti di vita privata, in cui a emergere non è soltanto il suo aspetto eroico ma anche quello più fragile e umano.
Il protagonista durante il corso degli eventi sarà circondato da una serie di personaggi come Pier Ruggero Piccio (Luciano Scarpa), primo Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare, e Norina Cristofoli (Claudia Vismara), cantante lirica e grande amore di Baracca.
Fiorello racconta di essere rimasto piacevolmente sorpreso della storia di questo grande uomo, ma soprattutto di aver avuto la possibilità di mettere in scena la sua estrema umanità.
“Quando osannavano le sue gesta, Baracca non era orgoglioso del suo primato, s’incupiva” dice.
La fama del cavallino
Francesco Baracca è stato un vero mito per gli aviatori del ‘900, ma un uomo di cui si è parlato pochissimo nel corso del tempo.
Ancora oggi lo si potrebbe ricordare per le importanti vittorie, ma è stata la sua stessa firma a surclassarne la fama, divenendo uno dei simboli più noti agli italiani.
Un pilota dopo aver abbattuto cinque aerei diventava “asso” e gli veniva concessa la possibilità di scegliere uno stemma da dipingere sul proprio aereo: Baracca si decise per un cavallino nero rampante.
Non è un caso che l’immagine ricordi esattamente quella che vediamo sfrecciare sulle auto della Ferrari.
Fu la madre del pilota che dopo cinque anni dalla sua morte, suggerì a Enzo Ferrari di anteporre l’emblematico cavallo sulle proprie macchine.
L’icona diveniva così simbolo di grande fortuna.