“Leda aveva detto all’attempatello marito d’esser isterica
e ora si rammarica per il suo bisogno d’una scopata;
eppur tra pianti e gemiti nega che la sua salute valga tanto
e ripete d’aver intenzione piuttosto di morire.
L’uomo chiede che viva e che non abbandoni i verdi anni, e così
acconsente che sia fatto quel che lui ormai non è più in grado di fare.
All’istante, mentre le guaritrici si ritirano, arrivano i guaritori,
e le aprono le gambe. Ah, la penosa e faticosa via della guarigione.”
(Marziale, XI. 71)
Marziale, autore dell’ Hispania Tarraconensis, vissuto tra il I a.C ed i primissimi anni del I d.C, non è certo l’unico né il primo a parlare di sesso nell’antica Roma. Ovviamente, anche la sessualità disponeva di regole ma, dalla quantità di accuse rivolte a giovani politici per comportamenti sessuali inaccettabili, primo fra tutti Giulio Cesare, è verosimile considerare come queste non fossero inderogabili nella vita privata.
La mentalità romana si preoccupava più se qualcuno, o meglio, se persone dello stesso rango, venissero a sapere come disponessero del dolce dono di Venere.
Infatti, per un romano, il sesso era considerato un dono della dea dell’amore tanto che i quadri con scene sessuali erano chiamati “figurae Veneris“. Tale concezione ne permetteva una libera rappresentazione sia su suppellettili che su pitture e mosaici.
Ciò non vuol dire che non vi fosse il concetto di pudicizia, semplicemente, sebbene fosse considerato un atto estremamente intimo, era al contempo visto come naturale .
Simboli fallici erano apposti innanzi alle porte con funzione beneaugurale; allo stesso modo, lucerne avevano impresse scene di sesso. Era davvero comune trovarne e vederne.
Pornografia, elemento quotidiano
Le rappresentazioni permettono di figurare quale fossero le posizioni preferite dai romani ed il ruolo della donna nell’atto. Ritroviamo quella del missionario; la “leonessa”, cioè con lei a quattro zampe e l’uomo dietro; la “Venus Pendula” , la donna che cavalca l’uomo in ginocchio o seduta a gambe divaricate; la “Pendula aversa”, similare alla precedente ma che permette una vista migliore dei glutei; poi vi era la pratica della fellatio e non, ovviamente, quella del cunnilingus.