«Chiedo un monumento eretto in sua memoria ad Addis, dove è stato versato il suo sangue».
Queste le parole di Santu Demisew Diro, al funerale di suo marito Hachalu Hundessa.
Un uomo la cui memoria deve essere preservata. Un uomo che meritava di essere riconosciuto a livello mondiale per il suo impegno sociale e politico.
Hachalu nasce nel 1986 ad Ambo, una città a circa 100 km dalla capitale dell’Etiopia, Addis Abeba. La sua vita viene influenzata quotidianamente da un governo che non ammette alcuna opposizione pena l’arresto o la morte. A solo tredici anni, Hachalu, dopo essersi unito a un gruppo studentesco per la libertà, viene imprigionato per cinque anni.
Come riferirà nel 2017, la prigionia lo rende capace di scrivere testi e sinfonie ed è proprio in quel periodo che scrive nove canzoni, sino ad arrivare alla pubblicazione del suo primo album Sanyii Mootii, pubblicato ad un anno dalla fine del suo tempo dietro le sbarre.
La regione dell’Oromia, per estensione e popolazione, è la maggiore d’Etiopia. Ad oggi si riportano 12 diversi gruppi etnici che possono essere definiti sottogruppi degli Oromo: il gruppo etnico africano costituito da circa 24 milioni di etiopi. Un’etnia che ancora a oggi cerca di raggiungere i propri diritti nonché le proprie libertà. Ecco perché la figura di Hachalu aveva questa rilevanza: le sue canzoni hanno segnato e segneranno le future generazioni di giovani etiopi pronti a protestare per la propria vita.
Come riporta la BBC «molti altri musicisti e attivisti sono fuggiti in esilio temendo persecuzioni sotto il dominio dell’allora Primo Ministro Meles Zenawi e del suo successore Hailemariam Desalegn, ma Hachalu è rimasto in Etiopia e ha incoraggiato i giovani a difendere i propri diritti».
Le canzoni di Hachalu sono diventate l’inno del movimento di protesta emerso nel 2015 per chiedere libertà per la regione dell’Oromia. Le proteste si sono trasformate in una campagna per una maggiore libertà politica, culminata con Ahmed Abiy che è diventato il primo Oromo a ricoprire la carica di primo ministro nel 2018, con la promessa di liberare tutti i prigionieri politici, i gruppi di opposizione e tenere elezioni democratiche.
Il 29 giugno Hachalu è stato ucciso a colpi di arma da fuoco e, mentre gli investigatori cercano ancora di risolvere il delitto, i sostenitori di Hachalu sono scesi in piazza in diverse città per rendergli omaggio, provocando scontri con le forze di sicurezza che hanno causato la morte di almeno 80 persone e l’arresto di oltre 30 persone, tra cui l’importante politico Oromo, Jawar Mohammed.
Mentre il conflitto non sembra acquietarsi, vi è la necessità di tenere a mente che un altro fautore della libertà è venuto a mancare, portandosi dietro il suo amore, la sua gentilezza e lasciando questo mondo spoglio della sua bontà.