Guerre e algoritmi, la nuova dimensione del conflitti cibernetici

IL DOMINIO CIBERNETICO 

Quando si parla di dominio in ambito militare si fa riferimento ad una dimensione, definibile anche come regione, contraddistinta da caratteristiche peculiari che ne connotano l’unicità operativa. 

I tre domini classici fanno riferimento agli elementi naturali che l’uomo è riuscito, appunto, a dominare progressivamente nel corso della storia. Terra e mare, rispettivamente Primo e Secondo dominio, con la venuta del Terzo una volta raggiunte le capacità tecniche che hanno consentito lo sviluppo di forze aeronautiche. In sintesi estrema, si tratta della guerra che nasce come concetto bidimensionale e che si evolve in senso tridimensionale, accrescendo sia in termini di intensità sia nel livello di profondità strategica che è possibile raggiungere. 

Nel secolo scorso si è naturalmente aggiunto lo spazio, come quarto dominio via via più accessibile grazie al progresso tecnologico e ai vantaggi tattico-strategici offerti dalla sorveglianza ad ampio spettro proveniente dai dispositivi satellitari. Ma è col Quinto dominio, quello cibernetico, che la guerra ha conseguito una nuova essenza ontologica. 

CELLULARI, COMPUTER E GUERRA TOTALE

Come si può connettere il concetto di guerra totale con l’uso quotidiano del cellulare o del computer, piuttosto che di qualsiasi altro dispositivo? 

Addentriamoci in una dimostrazione concreta. Se state leggendo questo scritto significa che siete in possesso di un qualche dispositivo tecnologico, e tale dispositivo è acceso e sta funzionando in questo esatto momento. La catena consequenziale di implicazioni che si sviluppano e si susseguono dall’origine di un singolo dispositivo ci mostra la totalità del terreno di analisi su cui ci muoviamo. 

Mentre leggete state usando dati per navigare in rete e trovare l’articolo, quindi il vostro dispositivo manda e riceve segnali, e dati, ad un ritmo esageratamente veloce eppure del tutto impercettibile. Il vostro dispositivo sarà altresì rintracciabile nonché inquadrabile in un campo, o sezione, che ritaglia una porzione del terreno di analisi già richiamato. 

In artigianato? Significa che il campo di battaglia cibernetico si estende a tutti i dispositivi attivi e connettibili, quindi la connettività è il mezzo stesso mediante il quale il campo di battaglia si propaga sino a toccare una dimensione totale. 

Se l’estensione del campo di battaglia cibernetico è totale perché abbraccia ogni dispositivo usato dagli individui, allora il campo di battaglia culturale ed informativo seguirà per conseguenza lo stesso percorso. Così le guerre di informazione e le guerre culturali potranno diventare veicolabili attraverso la mediazione della tecnologia accessibile, mondializzata ed automatizzata dagli algoritmi di calcolo che coprono funzioni gestionali di proporzioni pantagrueliche. È un processo che ha già preso forma a livello sociale e cognitivo, financo internazionale. 

L’ARRIVO DELL’IA

In questo scenario non si può tralasciare una trattazione inclusiva del rilevante impatto esercitato dall’Intelligenza Artificiale. Questo strumento così universale e destinato ad un automiglioramento sempre più potenziato offrirà un’ampia gamma di soluzioni tattiche nella sfera cibernetica militarizzata. 

Immaginiamo l’esecuzione di un’offensiva cibernetica contro obiettivi sensibili. Il compito del difensore risulterà assai arduo, poiché il perimetro di difesa  risulta talmente esteso da apparire quasi indifendibile. Ma cosa succederebbe se vi fosse una capacità di calcolo così performante da divenire insuperabile? Lo stesso ragionamento può essere impostato, a parti invertite, in una prospettiva di attacco. 

Quello che ci interessa è che l’IA sta per introdurre un’arma cibernetica di livello superiore; la quale potrà trovare adeguata risposta reattiva solo in un’altra arma dello stesso tipo. Per riformulare, si potrebbe assistere ad una conflittualità animata e perpetuata da IA controllate da strateghi umani, almeno in una prima fase. In definitiva, la potenza di calcolo subirà un incremento capace di rivoluzionare la conduzione di operazioni securitarie rilevanti per gli scenari nazionali e globali. Gli attuali strumenti di legislazione internazionale e di controllo politico e strategico, sebbene siano stati migliorati, risultano alquanto perfettibili in virtù di un adattamento alle dinamiche di progresso tecnologico sempre più rapide e polivalenti.

GUERRE DI DOMANI

In molti hanno teorizzato l’avvento di guerre cibernetiche totalizzanti, o comunque in grado di abbracciare un’estensione molto rilevante in termini fisici e di sfruttamento di risorse. Tuttavia è lecito sostenere che una guerra cosiddetta totale, ma confinata al solo ambito cibernetico, non ci sarà; perché il campo di battaglia, nonostante la sua ampiezza, è soggetto a limiti molto delineati anche dal punto di vista degli effetti causabili. Al contrario di quello che si può pensare, è assai difficile provocare grandi sconvolgimenti in territorio nemico col solo ausilio di strumenti cibernetici. Se poi consideriamo i fattori dell’attrito e del contrasto attivo offerto dall’avversario, il quadro trova un suo completamento sostanziale. 

Una previsione più realistica potrebbe invece indicare l’avvento di guerre sempre più combinate e rispondenti ad un’ottica di integrazione mirata tra le varie componenti. Alcune manifestazioni di questa tendenza si stanno già notando nella guerra in Ucraina, dove non è mancato neanche il ricorso ad elementi irregolari applicati al Quinto Dominio. Difatti si è assistito alla creazione di un raggruppamento di hacker “irregolari”, poiché non inquadrati nelle Forze armate ucraine. 

Droni, hacker, informazioni, attori non statali ed altri elementi similari costituiranno il quantum rilevante per lo scontro in questa nuova dimensione. La capacità di armonizzare queste competenze con le strategie e le tattiche convenzionali aprirà opportunità operative di grande portata. In definitiva, l’effetto profondo di questo processo consisterà nel dare la possibilità a nazioni che non sono potenze militari di divenire comunque potenze cibernetiche; creando così un proprio asset di deterrenza sui generis impiegabile nel nuovo panorama multipolare internazionale. 

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