Nella mattinata dell’8 ottobre – esattamente alle ore 06:02 – è esploso un camion bomba che trasportava carburante sul ponte Kerč’, unico collegamento tra la Repubblica di Crimea alla Russia. Non sono ancora del tutto chiare le dinamiche dell’accaduto, soprattutto su come sia stato possibile che il camion abbia passato il check in della frontiera. Sta di fatto che si è trasformato in un pretesto con cui muovere le reciproche accuse tra Ucraina e Russia. Si pensa che l’incendio, ormai spento, sarebbe stato causato dai servizi segreti di Kiev. La presidenza ucraina, invece, suggerisce che ci sia lo zampino russo. Putin ha immediatamente ordinato la formazione di una commissione governativa di inchiesta per indagare più a fondo sull’incidente. Certo è che il Presidente russo non si fa mancare proprio niente, nemmeno il giorno dopo il suo 70esimo compleanno (7 ottobre). O forse, è stato semplicemente un regalo da parte di quelli che considera il suo popolo strappato… (happy birthday – Marilyn Monroe)
Ma che significato ha l’infrastruttura per entrambi le parti coinvolte nel conflitto?
Il Ponte di Crimea, meglio noto come Ponte di Kerč’, è un doppio viadotto sia stradale sia ferroviario costruito dalla Federazione Russa sullo stretto di Kerč’. Unisce la penisola di Taman’, situata nella Russia continentale delineata dal territorio di Krasnodar, con la penisola di Kerč’ in Crimea. È lungo 19km ed è il più esteso d’Europa e della Russia. Inaugurato il 16 maggio 2018, costato intorno ai 3 miliardi di dollari, il ponte è un’icona per i russi. È stato progettato nel 2015, l’anno dopo l’annessione della Crimea(2014) alla Russia attraverso un referendum (16 marzo 2014) che non è mai stato riconosciuto dalla comunità internazionale in quanto si trattava di una vera e propria invasione di territorio con forze militari iniziata il 22 febbraio 2014. Nel dicembre del 2014 il contratto multimiliardario per la costruzione del ponte è stato appaltato al Gruppo SGM di Arkadij Rotenberg e i lavori sono incominciati nel maggio successivo.
Primi progetti e proposte.
Dopo il successo della costruzione della linea telegrafica indoeuropea da parte del governo britannico, si è pensato ad un’opera ancora più grande ovvero una linea ferroviaria che partiva dall’Inghilterra all’India, passando per la Crimea.
Il progetto ritenuto all’epoca molto costoso fu ripreso in considerazione nel 1903 dallo zar Nicola II. L’abbandonò subito a causa dello scoppio della guerra russo – giapponese (8 febbraio 1904 — 5 settembre 1905) e poi della Prima Guerra Mondiale.
L’idea venne ripresa durante la Seconda Guerra Mondiale dal regime nazista e da Hitler, per agevolare l’invasione tedesca del Caucaso settentrionale. Il 7 marzo 1943 Adolf Hitler ordinò la costruzione di un ponte stradale e ferroviario sullo stretto di Kerč’, da ultimarsi entro 6 mesi. I lavori vennero interrotti nel settembre dello stesso anno dagli attacchi sovietici all’inizio del ponte, costringendo i tedeschi alla ritirata.
Nell’estate del 1944, dopo che l’Armata Rossa aveva liberato la Crimea, venne realizzato un ponte momentaneo di 4,5 km utilizzando i materiali abbandonati dalla Wehrmacht, distrutto dopo pochi mesi a causa di un’erosione. Dal secondo dopoguerra, venne riconsiderata l’idea del progetto ma non fu portato al termine anche a causa del crollo dell’Unione Sovietica.
In epoca post – sovietica l’idea riaffiorò: l’ex sindaco di Mosca Jurij Lužkov fu un grande sostenitore del ponte, che avrebbe avvicinato la Crimea alla Russia, sia economicamente sia simbolicamente. Nel 1994, comunque, Russia e Ucraina (a cui apparteneva ormai la Crimea dopo esser stata ceduta da Chruščëvnel 1954) non riuscirono a mettersi d’accordo per concludere il progetto. Nel 2010 l’ex presidente ucraino Viktor Janukovyč e il suo allora omologo russo Dmitrij Medvedev firmarono un accordo sulla costruzione del ponte, siglato da un memorandum d’intesa sottoscritto il 26 novembre 2010.
Nel frattempo, era noto a tutti che l’Ucraina stava procedendo con un accordo di associazione con l’Unione Europea e con la sua candidatura. Proposta che venne bloccata nel 2013 a causa delle continue ingerenze da parte della Russia nei confronti dell’Ucraina. Ritornò, così, l’interesse da parte di entrambi le fazioni di costruire definitivamente questo ponte, convenendo però che la nuova società di costruzione dovesse essere mista ucraina e russa.
Crimea, una terra da sempre contesa.
L’annessione della Crimea alla Federazione Russa nel marzo del 2014 portò al deterioramento delle relazioni diplomatiche tra l’Ucraina e la Russia. Trattasi della più grande penisola del Mar Nero, collegata a sud con l’Ucraina dall’istimo di Perepok. Nel 1920 faceva parte dell’URSS e un anno dopo venne proclamata come Repubblica Socialista Sovietica Autonoma di Crimea. Durante la Guerra Fredda, a causa delle numerose perdite economiche dell’URSS, venne ceduta all’Ucraina da Chruščëv(1954) in segno di riconoscimento per la commemorazione del 300° anniversario del trattato di alleanza con l’Ucraina.
La Crimea aveva ed ha – tutt’oggi – un importante valore per la Russia: un valore strategico – militare perché permette lo sbocco sul Mar d’Azov e la possibilità remota della Russia di poter entrare anche nel Mar Mediterraneo. In più, dopo l’invasione russa il 24 febbraio 2014, è diventata la linea logistica cruciale per le forze armate di Mosca: si trova a Sebastopoli la base navale russa. Poi, c’è il valore economico: dalla penisola proviene il 30% delle esportazioni marittime russe destinate a tutti i porti. Trattasi di rifornimenti di carburante, le munizioni e le armi da distribuire su tutto il fronte di Kherson. Il ponte ha dunque una grande valenza anche in termini di strategia militare. Riduce i tempi per gli approvvigionamenti rispetto ai traghetti, che d’inverno dovrebbero affrontare condizioni climatiche non proprio favorevoli.
Dunque, cosa succederebbe se la Russia dovesse perdere la Crimea? Si ritroverebbe con un potere ridotto al minimo, perché verrebbero chiusi tutti i rapporti di commercializzazione con gli altri Paesi mediorientali, ma anche si ridurrebbe il raggio d’azione militare.
Che sia stato un attacco premeditato e voluto proprio per arrivare a questa situazione? Potremmo scoprirlo solo col tempo, aspettando le prossime mosse di Zelensky e di Putin a seguito.