Guerra Russia – Ucraina, Erdoğan sempre presente: le ragioni

Un ruolo attivo nello scenario di scontro ucraino – russo lo ha sicuramente il Presidente/Sultano della Repubblica Turca Recep Tayyip Erdoğan che, stando ai rumors, è pronto a ricandidarsi al suo ruolo attuale per le prossime elezioni presidenziali previste nel giugno 2023. In una manifestazione ad Izmir, lo stesso presidente ha dichiarato apertamente la sua candidatura e che il suo partito AKP ha stretto un’alleanza con il partito conservatore di destra MHP. La carica ha durata 5 anni e il partito di opposizione CHP ancora non ha nominato il suo candidato. Ricordiamo, però, che alle elezioni di sindaco di Istanbul il CHP ha avuto la meglio!

Dunque, cosa fare se non dettare la propria agenda politica nazionale e internazionale per riguadagnare i consensi che negli ultimi anni si è visto rubare?! Al primo posto vi è la sponsorizzazione di sé stesso come mediatore unico e comprensivo tra Ucraina e Russia, rappresentati dalle corrispettive figure presidenziali che non sono del tutto amici, Zelenskij e Putin, tra telefonate e incontri con i rispettivi rappresentanti.

Non è di certo l’unico fronte in cui il Sultano è impegnato: c’è quello libico e quello siriano in compagnia del suo eterno amico/nemico russo, quello mediterraneo orientale con la Grecia, l’opposizione all’ingresso della Svezia e Finlandia nella NATO, infine il Medioriente (condanna l’intervento israeliano alla moschea Al Aqsa).

Colloqui con Zelenskij

Erdoğan ha sempre parlato con entrambe le fazioni senza, però, ottenere finora dei grandi risultati, vuoi anche per le varie pretese di ognuno di loro e la propensione a non cedere ai ricatti. Nell’ultimo periodo, l’Ucraina si è resa protagonista soprattutto per la questione del grano che segna una crisi alimentare mondiale. Il Sultano ha dichiarato di voler fare tutto il possibile per portare avanti il progetto di un corridoio sicuro per l’esportazione via mare di prodotti agricoli ucraini, iniziando dall’ospitare il dibattito e l’intesa tra le due parti ad Istanbul.

Colloqui con Vladimir Putin

D’altro canto, ha avuto una conversazione telefonica con il suo collega russo durante il quale sono state portate a galla questioni regionali e le relazioni tra Turchia e Russia. Erdoğan ha precisato che è necessario prendere delle misure concrete che riducano al minimo gli effetti negativi della guerra e che ristabiliscano la pace non solo tra Russia e Ucraina, ma in tutto il mondo. A tal proposito, infatti, riprende anche la questione della Siria in cui sono frequenti – secondo lui – attacchi dell’organizzazione terroristica PKK/YGP contro la Turchia e i civili siriani. Questo per precisare, anche alla luce della sua propaganda politica nazionale, che tutt’oggi non è possibile stabilire una zona “sicura” presso il confine turco, come invece era previsto nell’accordo di ottobre 2019.

Incontri con Lavrov

L’8 giugno 2022 si sono tenuti i primi incontri con il Ministro degli Esteri russo Lavrov sulla questione del grano che preoccupa l’intero spazio vitale, mentre la Russia tuonava a Kiev di aver distrutto un deposito con 50 mila tonnellate di grano al porto di Mariupol prima di perdere il controllo della città.

L’incontro è stato anticipato in una telefonata tra i Ministri della Difesa russo Sergei Shoigu e l’omonimo turco Hulusi Akar in cui hanno discusso della creazione di corridoi sicuri per il grano attraverso il Bosforo e lo stretto dei Dardanelli. Ovviamente Ankara controllerà che tutto vada come previsto. Dopotutto, la Turchia con la convenzione di Montreaux ha il controllo su di essi e sul Mar di Marmara, ma manca la cosa fondamentale: l’assenso di Kiev che sospetta un attacco sui fianchi da parte dei russi. Shoigu sostiene che il suo paese abbia creato tutte le condizioni per i due corridoi umanitari nel Mar Nero e nel Mare di Azov che sono sicuri per la navigazione civile e di aver sminato il grano di Mariupol insieme a quello di Berdyansk.

Ma non ci sono ancora accordi certi e chiari per l’esportazione di grano ad Odessa: la Turchia aiuterebbe a sminare il raccolto mentre le forze navali russe scorteranno le navi con la garanzia di Putin di non utilizzare le tratte marittime come scusa per attaccare Kiev. Quanto è affidabile la sua parola? Non lo sappiamo di preciso, perché abbiamo sentito molte volte promesse mai mantenute. Da anni Russia e Ucraina si rinfacciano la responsabilità di aver caricato mine in acqua e, aspettando l’ennesimo accordo vano che entrambe le parti sanno non si concluderà mai, Mosca tenta di nuovo di fare ricadere l’intera colpa su Kiev.

Qui la Turchia gioca un ruolo fondamentale, ovvero garantire che sia effettivamente così. Resterebbe il problema delle mine vaganti nel Mar Nero: per eliminarle tutte potrebbero volerci sei mesi e non abbiamo tutto questo tempo, soprattutto i Paesi che rischiano la fame.

In aggiunta, la missione sembra farsi sempre più faticosa e gli accordi vani: Zelenskij ha ribadito di voler recuperare il controllo totale del territorio, appoggiato totalmente dal premier inglese Boris Johnson. Secondo lui, il presidente ucraino non deve accettare un cattivo accordo, ma combattere per ottenere tutto ciò che considera il bene della sua patria. Chi, invece, continua a sostenere la sua politica di apparente neutralità è la Cina: dopo che Zelenskij aveva incoraggiato Pechino ad usare la sua influenza su Mosca per distorglierla dalla guerra, il ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha accusato le forze esterne (gli Occidentali) di costringere altri Paesi a schierarsi per forza in questa guerra.

Perché nessuno crede più alla Russia

Dopo tutte le dichiarazioni di fedeltà e giuramenti smentiti dai fatti, la Russia ha perso ogni sua credibilità, almeno a livello internazionale. Ecco perché tutto ciò che viene detto da Lavrov o da chi per lui non ha più spessore politico. Ci sono addirittura prove che la Russia abbia rubato all’Ucraina quasi mezzo milione di tonnellate di grano esportato illegalmente dal Paese, venduto poi in parte alla Turchia.

Nel frattempo, la Sublime Porta continua ad armare Kiev con i droni Bayraktar TB2 e altri sistemi militari fondamentali per la resistenza, ma mantiene solide relazioni con la Russia per il dossier siriano. Erdoğan cerca appoggio dalla Russia per una nuova operazione militare nel nord della Siria contro i curdi, considerati da sempre grandi nemici dei turchi.

Dunque, si trova ad operare diplomaticamente su due fronti con l’unico obiettivo di riguadagnare consensi elettorali, consapevole del fatto che internamente ci sono gravi problemi da affrontare: l’inflazione al 74% e le difficoltà economiche dovute alla grave svalutazione della lira turca. Prima la guerra trova una conclusione diplomatica e prima si stabilizzerà la burrasca economica che si è creata.

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