Guerra in Ucraina: Trump telefona a Putin e Zelensky per possibile avvio di negoziati di pace

Europa per ora esclusa dal tavolo negoziale, opposizione di Trump e Putin per la volontà espressa da Zelensky di entrare nella Nato.

La telefonata tra Trump e Putin

La tanto annunciata telefonata del Presidente degli Stati Uniti Trump al Presidente russo Putin finalmente c’è stata. In un colloquio durato più di un’ora, il 12 febbraio i due leader hanno discusso non solo della guerra in Ucraina e della possibilità di chiudere, una volta per tutte, il conflitto, ma anche di altri e svariati temi, come ha fatto sapere lo stesso Trump attraverso i suoi profili social: “Abbiamo discusso di Ucraina, Medio Oriente, energia, intelligenza artificiale, del potere del dollaro e di vari altri argomenti”, ricordando la cooperazione tra i due Stati durante l’ultimo conflitto mondiale. Racconta ancora Trump: “Abbiamo entrambi riflettuto sulla grande storia delle nostre nazioni e sul fatto che abbiamo combattuto così bene insieme nella Seconda guerra mondiale, ricordando che la Russia ha perso decine di milioni di persone e noi, allo stesso modo, ne abbiamo perse così tante!”. I due Presidenti si sono dunque detti fortemente intenzionati a rafforzare i loro rapporti bilaterali, parlando di nuovi progetti futuri e manifestando piena disponibilità nell’incontrarsi di persona: “Abbiamo concordato di lavorare insieme, molto da vicino, anche visitando le rispettive nazioni”, questo a condizione, imprescindibile per Trump, di porre fine alla guerra in Ucraina: “Ma prima, come entrambi abbiamo concordato, vogliamo fermare i milioni di morti che si verificano nella guerra tra Russia e Ucraina”, ha rimarcato Trump, rivelando, a seguito della telefonata con il Presidente russo, l’inizio di un concordato per i negoziati di pace. “Abbiamo anche concordato di far iniziare immediatamente i negoziati da parte dei nostri rispettivi team e inizieremo chiamando il presidente dell’Ucraina, Zelensky, per informarlo della conversazione” ha detto Trump. “Ho chiesto al Segretario di Stato Marco Rubio, al Direttore della CIA John Ratcliffe, al Consigliere per la Sicurezza Nazionale Michael Waltz e all’Ambasciatore e Inviato Speciale Steve Witkoff di guidare i negoziati che, sono fermamente convinto, avranno successo”, ha aggiunto il presidente Usa. “Milioni di persone sono morte in una Guerra che non sarebbe accaduta se fossi stato Presidente, ma è scoppiata, quindi deve finire. Non si devono perdere altre vite!”.  Nella conclusione della telefonata, Trump ha ringraziato il suo pari Putin per poi sentire, sempre al telefono, il Presidente ucraino Zelensky, aggiornandolo circa i contatti intercorsi con il Cremlino.

La telefonata tra Trump e Zelensky

La telefonata fra Trump e Zelenskyè andata molto bene”, ha scritto ancora Trump sui suoi profili social: “Lui, come il Presidente Putin, vuole fare la PACE. Abbiamo discusso di vari argomenti che hanno a che fare con la Guerra, ma soprattutto, dell’incontro che si terrà venerdì (oggi, 14 febbraio 2025, ndr) a Monaco (di Baviera, ndr), dove il Vice Presidente JD Vance e il Segretario di Stato Marco Rubio guideranno la Delegazione (degli Usa, ndr). Spero che i risultati di quell’incontro saranno positivi”, ha aggiunto l’inquilino della Casa Bianca. “È tempo di fermare questa ridicola Guerra, dove ci sono state MORTE e DISTRUZIONE massicce e totalmente inutili. Dio benedica i popoli di Russia e Ucraina!”. Piena volontà dunque da parte del Presidente degli Stati Uniti di intraprendere valide trattative, tesi avvalorata dalla telefonata con il leader ucraino il quale, in un video pubblicato sui canali social, ha definito la “chiacchierata” con Trump “lunga e dettagliata” apprezzando “il suo genuino interesse per le nostre opportunità condivise e per come possiamo realizzare insieme una vera pace”. Così il presidente ucraino Zelensky, che aggiunge: “Abbiamo discusso di molti aspetti, diplomatici, militari ed economici, e il presidente Trump mi ha informato di ciò che gli ha detto Putin”, ed ha così concluso: “Crediamo che la forza dell’America, insieme all’Ucraina e a tutti i nostri partner, sia sufficiente a spingere la Russia verso la pace”.

Se da un lato sono chiare dunque le intenzioni del Presidente statunitense di coadiuvare la cessazione delle ostilità ed in generale la fine della guerra, resta ferma la perplessità su come verranno gestite le modalità per raggiungere un accordo pieno ed una pace definitiva. Inoltre, c’è il nodo dei territori, quelli da cedere e quelli su cui la Russia da una parte ed Ucraina dall’altra rimarcano il possesso. Trump ha nuovamente posto l’attenzione essenzialmente sulla Crimea, territorio conquistato da Mosca già prima del 2014, mentre per quanto riguarda in particolar modo il Donbass, ricco nel sottosuolo, il tycoon prende tempo con l’idea, in realtà, di poterne eventualmente servirsi grazie all’appoggio del suo pari Putin. Non a caso, il segretario al tesoro Scott Bessent è volato a Kiev per testare un potenziale accordo per lo sfruttamento delle risorse minerarie come contro partita ad uno scudo di sicurezza post bellica per l’Ucraina, più efficace, secondo Bessent, della presenza all’interno della Nato. Inoltre, resta il problema della presenza di forze di peacekeeping della Nato in zone demilitarizzate, demonizzate sia da Trump in persona (che ha ufficializzato il “no” a Kyiv all’ingresso nell’Alleanza Atlantica) sia dal segretario alla Difesa americano Hegseth, poiché significherebbe una Ucraina protetta dall’Alleanza.

I potenziali mediatori internazionali e la possibile evoluzione delle trattative

Un Trump deciso e ben disposto quindi, a fare da mediatore nella risoluzione del conflitto russo-ucraino e che si è detto intenzionato ad incontrare presto il Presidente Putin in Arabia Saudita. Secondo alcuni analisti, l’intenzione di Trump di coinvolgere Al Saud sta confermando l’ipotesi che il tycoon voglia interessare lo stesso anche negli affari ucraini.

Molto meno sentita è invece la voce europea: la chiara impressione è che la gestione delle trattative stia essenzialmente avvenendo fra la Russia di Putin e l’America di Trump per poi passare direttamente la decisione, già presa, a Zelensky che avrà poca voce in capitolo. Il fatto stesso che ad avanzare la proposta sia stato il Presidente americano sembra sia a dimostrare come l’Europa – in realtà spesso accusata di questo dallo stesso Presidente Usa – abbia mantenuto un low profile nella gestione dell’affair ucraino, nonostante incontri e mediazioni, svolte sempre, però, senza particolare mordente, per il timore di un alleato pesante da cui non poter prescindere nelle relazioni sia con Russia sia con l’America trumpiana. Gli attuali rapporti fra Trump e l’Europa sono effettivamente in una fase delicata, non solo per la questione Ucraina ma anche – e forse specialmente – per la volontà del tycoon di imporre dazi al Vecchio continente. Inoltre, le tensioni si estendono anche all’interno del Patto Atlantico: Trump si è dimostrato fortemente oppositivo rispetto ad un possibile coinvolgimento della Nato nella gestione delle trattative, Organizzazione nella quale Zelensky è deciso invece ad aderire, scelta, secondo il tycoon “improbabile e impraticabile”. Questo, mentre qualche giorno fa, il 12 febbraio, il così detto gruppo Weimar, i cui facenti parte sono i ministri degli esteri di mezza Europa, ossia Italia, Germania, Polonia, Francia, Spagna e Gran Bretagna, hanno firmato un comunicato in cui garantiscono il pieno sostegno a Kiev supportandola verso una pace giusta che garantisca gli interessi dell’Ucraina oltre che quelli dell’Europa. E’ di ieri, 13 febbraio inoltre, la chiara asserzione del segretario Generale della Nato, Mark Rutte, che afferma la necessità del pieno coinvolgimento dell’Ucraina nei negoziati mentre è in corso a Bruxelles la riunione dei Ministri degli esteri dell’Alleanza. Dice ancora Rutte: “L’accordo deve essere sostenibile, Putin non deve poter prendere altra terra ucraina” ed afferma che Kiev debba trovarsi nella migliore posizione possibile quando inizieranno i negoziati. Affermazioni rimarcate anche dall’alta rappresentante dell’UE per gli affari europei Kaja Kallas dopo l’incontro avvenuto con il Ministro della difesa ucraino: “Kiev non rinunci ai territori, Bruxelles resterà salda al suo fianco” dice.

Ed infine la Cina, che, secondo il Wall Street Journal, da diverse settimane si sta proponendocome mediatoreed intermediario nella gestione delle trattative ma al momento senza risultati, col silenzio da parte della Casa Bianca.

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