Navigando nel pelago del web mi sono imbattuta nel sito dell’Associazione delle Dimore Storiche Italiane (ADSI). È iniziato così un viaggio meraviglioso alla scoperta di molti tesori, spesse volte, ahinoi, sconosciuti ai più. Da qui, è subito sorta in me l’esigenza di visitarli ed in particolare di condividere e tentare di rendere note a tutti tali ricchezze del nostro patrimonio.
In tal modo, lungo un itinerario alla scoperta di valori e di ambienti mi ritrovo nel piccolo borgo di Tapogliano,(UD) ove è situata la splendida Villa Pace. Ad accogliermi nella visita della dimora i conti Pace, discendenti della famiglia fondatrice legata alla casa d’Austria.
Persone erudite che di nobile non hanno solo i natali ma soprattutto il desiderio di condividere il proprio Sapere e Cultura, tramandandolo alle nuove generazioni.
La dimora è testimonianza di quella civiltà, in una regione, il Friuli Venezia Giulia, che da sempre è stata di confine, in un crogiolo di civiltà che ivi si riuniscono e si mescolano.
Un punto di incontro di esperienze, di influssi, di correnti che si sono sovrapposti ad un mondo arcaico ed isolato.
La necessità da parte di Venezia di difendere i suoi confini orientali e settentrionali portò ad una graduale integrazione del Friuli nello stato veneto.
È in questo periodo che si sviluppa nel pordenonese e nell’udinese la civiltà delle ville venete.
La residenza del XVII secolo è circondata da un parco con alberi secolari ed è stata di recente sottoposta ad un salutare restauro durato più di dieci anni che ne ha riportato in auge gli antichi fasti. Di singolare fattura anche lo scalone che porta al piano nobile.
A commissionarla fu Carlo Maria Pace v. Friedensberg, Felmaresciallo di Leopoldo I d’Asburgo, che prese parte nella guerra ottomana-austriaca, dalla liberazione di Vienna (1683) a quella di Budapest 1686 nonché nella battaglia di Zenta (1697). Distintosi per valore militare, il conte Carlo Maria ottenne anche il titolo di libero barone dell’Impero e l’onore di inserire l’aquila bicipite nel proprio stemma.
I lavori continuarono per mano di altri discendenti della famiglia Pace e presumibilmente terminarono nel 1751, data raffigurata nel grande dipinto dello Scaiaro sul soffitto del salone al piano nobile. L’affresco di scuola tiepolesca immortala la gloria della Giustizia e la Pace come metafora della gloria della famiglia Pace.
A colpirmi, nella sala della torre, le pitture murali a grisaille – termine che normalmente indica una tecnica di pittura in vari toni grigi. Vi sono raffigurati i viaggi del Capitano James Cook nei mari del sud e alcune scene tratte dall’Historie des deux Indies di Guillaume -Thomas Francois Raynal noto come Abbè Raynal, scrittore e intellettuale polemista francese, amico di Diderot.
Un’opera di estrema importanza in quanto è la prima dedicata alla lotta contro la schiavitù e per tale ragione fu messa all’indice e bruciata in Francia ed in tutti i paesi dell’Ancien Régime.
Al momento in cui si scrive, è l’unica rappresentazione del genere nota in Italia.
Sorprende l’attualità delle tematiche rappresentate, ad esempio, vi è dipinta una donna che allatta ai seni un infante bianco ed uno di colore, evidente testimonianza e manifesto di eguaglianza ed equità.
Fortunatamente, le singolari pitture sono state riscoperte grazie all’acume della contessa Pace Perusini, storica dell’arte e presidente delle Dimore Storiche del Friuli che con competenza difende, preserva e valorizza tale patrimonio.
A Villa Pace, previa prenotazione, potrete, nella gloria del passato, creare nuovi ricordi presenti e futuri, celebrando i vostri eventi più preziosi o soggiornando nelle storiche stanze.
Storpiando un celebre detto, che gli antichi non me ne vogliano, potrei dire, Si vis Pacem, para “Prenotationem”.
Così, in questo 2020, annus horribilis per tutti, con uno spirito rivolto alla rinascita, al futuro che tutti ci auguriamo migliore, ci affidiamo nelle mani di tutti coloro che credono nello spirito animatore, vivificatore, creatore di amore per l’arte e per la cultura affinché il patrimonio destinato all’intera umanità non cessi di vivere.