Gocce di Laboccetta: il 2020 omaggia Raffaello Sanzio

Il 2020 non inaugura solo il nuovo anno, con tutti i consueti buoni auspici o, forse onere più oneroso, il nuovo decennio. È altresì l’anno in cui ricorrono grandi anniversari, quelli delle ‘cifre tonde’. Uno tra questi ha ad oggetto la celebrazione dei cinque secoli dalla morte di Raffaello, divin pittore, architetto, tra gli indiscussi protagonisti del Rinascimento.

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha menzionato l’importante evento nel tradizionale discorso di fine anno e infatti le Scuderie del Quirinale a Roma, ospiteranno a marzo una delle più importanti mostre dedicate all’artista.

È a Urbino, città che il sei aprile 1483 gli diede i natali, che il piccolo Raffaello, incoraggiato dal padre pittore, Giovanni Santi, inizia a studiare le opere di Piero della Francesca che proprio in quella città aveva realizzato, nel Palazzo Ducale, alcuni dei suoi capolavori. Rimasto orfano di padre a soli dieci anni, cresce nella bottega del Perugino e ben presto il suo talento viene notato dai Pontefici. Nel 1508 è chiamato da Papa Giulio II in Vaticano e assieme ad altri artisti realizza la Stanza della Segnatura. Magnifici i quattro grandi lunettoni ispirati alle quattro facoltà delle università medioevali: teologia, filosofia, poesia e giurisprudenza.

Menzione particolare spetta a “La Scuola di Atene”, di ineguagliabile perfezione formale, immortala “l’apoteosi dell’Occidente”. Socrate, Platone (qui rappresentato con il volto di Leonardo da Vinci), Aristotele, Alessandro Magno, Michelangelo, Tolomeo, sono raffigurati in un’ideale armonia in cui mondo antico e moderno convivono in un “tempio della conoscenza”.
L’opera cela anche un piccolo segreto, infatti, se osservate l’imponente affresco, e rivolgete lo sguardo all’estrema destra, un solo personaggio vi ricambierà lo sguardo: è proprio Raffaello, in un autoritratto.

Raffaello è inoltre conosciuto come il più celebre ritrattista di Madonne di tutti i tempi, nessuna uguale all’altra ma ognuna distinta per mirabile perfezione e maestria.

La sua prima grande Madonna conservata nella Galleria Palatina a Firenze, “La Madonna del Granduca” (1504 ca), è dipinta su fondo nero e sarà l’archetipo per i successivi dipinti sacri in cui il soggetto sacro emerge su un fondo nero. Sanzio è preso a paradigma dai posteri in diverse fasi della storia dell’arte occidentale. In particolare, gli appartenenti al manierismo, corrente artistica nata in Italia e diffusasi in tutta Europa nel XVI secolo, dipingevano alla ‘maniera’ di Raffaello, Leonardo e Michelangelo e avevano come modello ispiratore esclusivamente lo stile dei tre grandi maestri del passato.

Raffaello lascia la sua impronta anche come architetto. Sua l’innovativa idea di rinunciare al sistema strutturale di governo dell’insieme di palazzo, una variazione introdotta da Raffaello e che fu, ancora una volta, ispirazione per i posteri.

Nominato responsabile del cantiere di San Pietro nel 1514, è tra gli architetti che, nel tempo, si sono occupati della progettazione della Basilica di San Pietro.

Sotto il Pontificato di Papa Leone X, gli viene commissionata la splendida Villa Madama, oggi sede di rappresentanza del presidente del Consiglio e del Ministero degli affari esteri.

A soli 37 anni, nel 1520, muore a Roma, ove è possibile visitare, nello splendido scenario del Pantheon, la sua tomba, scolpita dal suo allievo, Lorenzetto.

“Ille hic est Raphael timuit quo ospite vinci, rerum magna parens et moriente mori” ( Qui giace Raffaello da lui, quando visse, la natura temette d’essere vinta, ora che egli è morto, teme di morire). Questo il distico finale dell’emozionante epitaffio composto dal grande umanista Pietro Bembo.

Impossibile qui dedicare il giusto spazio alla ricchissima produzione artistica che questo genio dell’arte rinascimentale ci ha regalato a dispetto della sua prematura morte. L’invito è di visitare le mostre organizzate nelle varie città del nostro Bel Paese e così poter meglio conoscere e onorare quel bambino prodigio “non meno eccellente che grazioso” come lo ebbe a definire il Vasari ne “Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori”.

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