A due settimane dalla riapertura della scuola, il bilancio era prevedibile: vertiginoso l’aumento dei casi di Coronavirus legati alle scuole, in gran parte studenti.
Andare a scuola nell’anno del Covid significa, per uno studente, imparare a rispettare misure di sicurezza essenziali per sé e per gli altri. Non contagiare e non contagiarsi, però, resta un’impresa; ancora più difficile è gestire un figlio con sintomi influenzali o simili.
I canali social sono pieni di genitori in crisi, col telefono pronto a contattare il pediatra al minimo indizio di raffreddore dei figli, in bilico tra normativa nazionale e varianti regionali.
Inevitabile il tampone, inevitabile la quarantena della classe, che viene sottoposta a tampone come lo studente sintomatico.
Per evitare di intasare il sistema delle analisi di laboratorio, in questi giorni il Comitato Tecnico Scientifico ha approvato l’uso dei test rapidi salivari, esclusivamente al fine di effettuare screening di massa nelle scuole. Nel Lazio, una delle regioni con il maggior numero di scuole con studenti in quarantena, è partita una sperimentazione che proseguirà nei prossimi mesi e valuterà le possibilità dello screening di ridurre la presenza di casi infettivi e sintomatici nelle aule scolastiche.
Meno invasivo, meno costoso, più veloce: prelevare con un cotton fioc la saliva del soggetto è un’operazione semplice e veloce, più gestibile su larga scala.
Questo ci ricorda che, se aspettiamo un vaccino che non arriverà prima di alcuni mesi, un aiuto importante può venire dal potenziamento delle azioni di screening mirate.