Per un bilancio del ministero Azzolina, ormai giunto a conclusione, è sufficiente rilevare il difetto più evidente del suo ministero: la comunicazione errata, sempre in anticipo o in ritardo sui tempi, spesso portata avanti senza tenere conto delle reali possibilità del sistema scuola.
Stupisce che Mario Draghi, nuovo presidente del consiglio, ricada nello stesso errore. Il presidente ha praticamente aperto il suo mandato annunciando l’ipotesi di prolungare le lezioni scolastiche fino al 30 giugno 2021. Senza dubbio, una affermazione imprudente: come è possibile che sia uscita dalla bocca di un Mario Draghi?
Come sempre, in questi casi, l’effetto sull’opinione pubblica è deleterio: il dibattito si polarizza tra i pro e i contro e diventa sterile. Intanto, la fondazione Agnelli ci mette il carico da novanta e ricomincia a parlare di valutazione degli insegnanti. Se il tema è accettabile, il momento scelto (anche in questo caso) è discutibile.
Presidi e sindacati frenano: come si fa a far lezione fino al 30 giugno? Quando dovrebbero esserci gli scrutini? E la maturità? I test d’ingresso delle università, li spostiamo? E i collegi docenti che chiudono l’anno scolastico? E le altre attività che tengono i docenti impegnati nella prima parte dell’estate? E che cosa diciamo alle docenti della scuola dell’infanzia, che fino al 30 giugno sono impegnate con i piccoli studenti, da sempre? Cosa si dovrebbe fare, poi, nel tempo extra concesso? Andare avanti coi programmi (che, per inciso, non esistono più) o buttarsi sull’intrattenimento da villaggio vacanze?
La Dad, d’altro canto, cosa è stata? Uno scherzo, un passatempo, il mero assolvimento di un vincolo contrattuale? Certo non didattica autentica, se si parla di recuperare venti giorni che difficilmente farebbero la differenza, alla fine di un anno scolastico lungo e travagliato, meglio se con 40 gradi all’ombra.
Queste sono solo le difficoltà più evidenti; andando in profondità e lanciando uno sguardo alle pagine social dei principali sindacati, emergono altre questioni che gli insegnanti italiani conoscono bene e che si aspettano che siano tenute in considerazione da un presidente del consiglio.
Draghi dimentica che molti dei contratti firmati da docenti precari terminano proprio il 30 giugno; non resterebbe tempo, dunque per l’adempimento di ulteriori incarichi, se non prolungando i suddetti contratti. Dovrebbe ricordare anche i titolari dei contratti Covid che, in molti casi, non hanno percepito con regolarità lo stipendio, come troppo spesso avviene anche per le supplenze “brevi e saltuarie”.
Al nuovo presidente, inoltre, conviene evitare di promettere che a settembre ci saranno tutti i docenti in cattedra: il concorso straordinario riparte in questi giorni, l’ordinario è ancora in alto mare. Lucia Azzolina è stata crocifissa per non aver mantenuto una promessa che era impossibile anche concepire; strano, davvero, che Mario Draghi non sappia imparare dagli errori altrui.