Nell’ultimo Giù dalla cattedra (https://www.lanternaweb.it/giu-dalla-cattedra-al-banco-senza-mascherina-scelta-discutibile/) avevamo parlato di mascherine e di quanto servano nelle scuole, anche se il ministro Lucia Azzolina aveva dichiarato il contrario.
In questa settimana si è cominciato a dubitare che le scuole siano davvero un luogo sicuro, con o senza mascherina in classe. Il numero dei contagi ieri ha sfondato la soglia dei diecimila positivi: anche in rapporto con il numero di tamponi, la cifra costringe a ripensare (un’altra volta) il rapporto con la didattica, almeno nelle zone più a rischio e per le scuole superiori. Se in Campania De Luca ha optato per una chiusura quasi totale (lasciando fuori nidi e scuole dell’infanzia), la Lombardia ha scelto di applicare la Didattica Digitale Integrata, alternando lezioni in presenza e lezioni a distanza per le secondarie di secondo grado. Questa linea incontra il favore di altre regioni che potrebbero seguirne presto le orme.
Non si tratterebbe di pura e semplice didattica a distanza: ogni istituto, sfruttando la sua autonomia, avrebbe la possibilità di studiare un piano integrato di lezioni online e momenti di didattica in presenza, sfruttando adeguatamente gli spazi e l’organico. Si tratterebbe di lavorare, per la seconda volta nello stesso anno solare, a una riprogrammazione parziale delle modalità didattiche; il che significa chiedersi cosa si insegnerà e come si insegnerà, quali saranno le modalità di verifica e quanto tempo passeranno gli adolescenti a scuola, considerando che la scelta dovrebbe anche contribuire a decongestionare i mezzi pubblici, diminuendo il loro peso nella diffusione dei contagi.
Va ricordato però che ci sono moltissime scuole che non hanno mai abbandonato del tutto la didattica a distanza: gli istituti con spazi inadeguati hanno puntato su questa linea da subito.
Agli alunni con difficoltà importanti sul piano cognitivo o con disabilità verrebbe comunque garantita la didattica in presenza con il loro docente di sostegno, compatibilmente con le condizioni dello studente e con le scelte (il più possibile condivise, si spera) di scuola e famiglia.
Intanto, il prossimo 22 ottobre dovrebbero partire, nelle scuole di tutta la penisola, le prove del concorso straordinario per l’immissione in ruolo. Attorno a questa data piovono polemiche per la concomitanza con l’aumento dei contagi; cresce la preoccupazione dei precari storici, divisi tra il desiderio di accalappiare finalmente la cattedra di ruolo e la preoccupazione per le trasferte, rischiose ma necessarie per svolgere la prova.