Conte, Salvini, Meloni, Calenda, Renzi, Berlusconi.
È una corsa contro il tempo. Tutti i leader di partito si stanno, in massa, iscrivendo su Tiktok, social in cui la presenza degli under 30 è molto cospicua (circa 5 milioni), cercando in questo modo di attirare l’elettorato giovanile.
Ma, riportando un tweet di Luciano Ghelfi, secondo il sondaggista Mannheimer “la nuova moda dei politici di comunicare attraverso tiktok non sposterà molti voti, perché alto sarà l’astensionismo. In generale l’affluenza complessiva è stimata intorno al 67,5%, quella dei giovani è attesa fra il 55 e il 60%”.
Quindi, nonostante questa corsa sfrenata nell’iscriversi su tiktok e nel comunicare per via social, sarà molto difficile una diminuzione dell’astensionismo giovanile.
Interessante è la fotografia degli elettori fra i 18 e i 24 anni scattata il 29 agosto dall’istituto di ricerca SWG, ricerca volta a capire come si collocano i giovani, che valori hanno e come intendono tradurli in voti.
Quello che emerge è un desiderio di attenzione. L’87 per cento chiede che i partiti “aprano le porte ai giovani perché tutto il Paese ne trarrebbe beneficio”, un dato che si contrappone con le scelte che invece i partiti hanno fatto al momento della composizione delle liste dei candidati.
Manca meno di un mese alle elezioni, e recuperare quel “desiderio di attenzione” da parte dei giovani tramite l’utilizzo dei social è una sfida assai ardua per non dire impossibile da realizzare.
Non saranno i tiktok ad avvicinare o riavvicinare i giovani alla politica, serve maggiore fiducia da parte dei partiti nei loro (o meglio nostri) confronti, senza antipatie, gelosie o quant’altro, per proiettare verso il futuro il nostro Paese.
Riporto un ultimo dato, “l’affinità” dei giovani con i principali partiti.
Il partito cui la maggior parte dei giovani si sente “molto” o “abbastanza vicino” è il Partito Democratico (41 per cento), subito prima della Alleanza Verdi e Sinistra (39); Azione e Italia viva superano M5s; chiudono Fratelli d’Italia, Forza Italia e infine la Lega.
Come dare – allora – voce ai giovani? Come far sì che le loro domande, le loro speranze, le loro paure, le loro opinioni, vengano ascoltate dai leader politici? Diventino, insomma, parte della campagna elettorale?
Ci prova Italian Tech, promuovendo un podcast quotidiano: “Next Gen: nuove voci al voto”.
I partner – e promotori – del podcast sono tre community molto radicate online: “#20e30“, una iniziativa, creata all’inizio della campagna elettorale su Instagram “per incentivare e facilitare la GenZ e i Millennials al dialogo con la politica” e che ha avuto una diffusa adesione pubblica tra i partiti nelle ultime tre settimane; “Visionary“, un movimento fondato nel 2017 e oggi attivo in 12 regioni con più di 200 attivisti “che prendono voce, denunciano e propongono per rendere questo un paese dove avere libertà, strumenti e opportunità di crescita e di futuro tutti, non solo i più fortunati” (ai tempi ebbe molta risonanza la campagna per destinare ai giovani più dell’1 per cento del PNRR); e “Radioimmaginaria“, “la radio degli adolescenti”, da dieci anni un network diretto e condotto da ragazzi “pronto a trasmettere e ricevere i segnali del mondo che verrà”.
Si parte il 5 settembre (mandando un vocale di 30 secondi ad un numero WhatsApp:
348 2319027, anteponendo nome e cognome) ma il primo tema è in qualche modo obbligato: le ragioni del voto e dell’astensione. Si tratta di rispondere alla domanda: perché voterai o non voterai?
E’ il momento di far sentire le voci di Next Gen. Da adesso.