Con la fine dell’era Merkel, si chiude una fase di vita importantissima per la Germania e per l’intera Unione Europea, durata per ben 16 anni, dallo scorso 22 novembre 2005. Un’era tutt’altro che breve, se si pensa che durante questi stessi anni l’Italia ha conosciuto 8 diversi Presidenti del Consiglio a capo dei governi che si sono susseguiti nell’arco del tempo. Un passaggio del testimone che in questi giorni è stato posto al centro del dibattito e della politica internazionale mondiale, già da qualche ora prima della giornata di domenica 26 settembre, e nei giorni successivi al voto.
Ma il governo della “custode” tedesca potrà durare ancora qualche settimana, se non mesi, vista la sfida tutt’altro che semplice di trovare una nuova coalizione alla guida del paese. Il risultato delle elezioni tedesche ha infatti aperto un’ampia riflessione sul futuro del paese, indicato come uno dei paesi guida dell’intera Unione Europea.
Un panorama elettorale che restituisce il quadro di una Germania frammentata e che suggerisce un’ampia divisione politica, ma anche sociale ed economica della popolazione tedesca, in tutte le sue sfumature. Ma c’è anche il rovescio della medaglia, evidenziato dalle elezioni di domenica scorsa, ossia la progressiva crescita dei partiti “minoritari” che d’ora in avanti giocheranno un ruolo sempre più fondamentale nella politica nazionale e internazionale. Si tratta del Partito de I Verdi e del Partito Liberale Democratico (FDP), che dal 2005 ad oggi si sono accreditati come due forze politiche determinanti per il futuro della Bundestag tedesca.
Il risultato dei Verdi rappresenta il miglior traguardo raggiunto nelle elezioni federali, anche se in calo rispetto alle elezioni europee del 2019. Guidato dalla candidata premier Annalena Baerbock, la formazione politica ha reso il tema di una maggiore sostenibilità, a livello nazionale ed europeo, il suo cavallo di battaglia. Secondo quanto riportato da Internazionale, il programma dei Verdi sarebbe più favorevole ad un aumento della spesa pubblica, anche a livello comunitario, con l’obiettivo di potenziare e migliorare tutta una serie di infrastrutture utili alla crescita europea, tra cui le risorse tecnologiche e digitali. Convergente anche il pensiero del partito sulla lotta al cambiamento climatico e al taglio delle emissioni di gas serra, in linea con gli obiettivi dell’Agenda ONU 2030, mentre apparirebbero più divisi per quanto concerne la politica estera.
Una posizione cruciale quella de I Verdi, condivisa con il Partito Liberale Democratico di Christian Lindner, il secondo ago della bilancia di queste votazioni, che fino all’ultimo aveva sperato in una coalizione di governo che vedrebbe al potere l’FDP insieme ai Verdi e CDU/CSU, la cosiddetta “Giamaica”. Centrali adesso saranno i colloqui esplorativi che entrambi i partiti dovranno sostenere con le due forze maggiori del Parlamento tedesco, per trovare una linea politica comune e dare vita ad un nuovo governo. L’intento sembra quello di non voler ripetere lo scenario del 2017, che aveva impedito alle quattro forze politiche di trovare un’intesa governativa. Un proposito che questa volta sembra aver trovato le giuste carte in tavola, come testimonia l’incontro tra Annalena Baerbock, Christian Lindner assieme al co-leader dei Verdi Robert Habeck e al segretario generale dell’Fdp Volker Wissing, avvenuto nella notte di martedì scorso, documentato in un post su instagram pubblicato dalla stessa Baerbock: “Alla ricerca di un nuovo governo, esploriamo terreni comuni e ponti oltre le divisioni. E ne stiamo trovando qualcuno. Tempi emozionanti”.