La cover rende immortale una canzone, basti pensare a Meraviglioso di Domenico Modugno reso immortale dalla versione dei Negramaro; insomma una reinterpretazione fatta bene e con rispetto fa sempre piacere, è il caso della terza serata del Festival, in generale un ottimo livello di base, le canzoni sono state trattate tutte con il rispetto che meritavano. Ci siamo emozionati.
Festival di Sanremo 2020: pagelle della Terza serata
- Amadeus – Sempre energico e brioso. Manca Fiorello ma Amadeus non si ferma e fa addirittura la parte di entrambi. Voto 8.
- Georgina Rodriguez – Decisamente fuori contesto sul palco dell’Ariston, soprattutto se paragonata ad Alketa Vejsiu. Il gioco del bilinguismo portato all’esasperazione alla lunga annoia, soprattutto con i tempi serrati di Sanremo. Voto 5.
- Alketa Vejsiu – Una grandissima professionista, tiene il palco in maniera encomiabile dimostrando di saper fare il suo lavoro egregiamente. Il suo monologo finale non è risultato per nulla retorico, è riuscito a fondere la storia sofferta del suo paese, con la potenza della musica, con la pace e, soprattutto, con l’amore. Il duetto inaspettato con Bobby Solo è stato “la ciliegina sulla torta” a conclusione d’uno splendido monologo. Voto 9, ci hai fatto commuovere.
- Louis Capaldi – Gli artisti internazionali a Sanremo sono sempre stati storicamente “la ciliegina sulla torta” dell’Ariston; con Louis Capaldi è stato così, ha portato sul palco con se la sua poesia ed i suoi sentimenti, veramente un momento musicale di grandissimo livello. Voto 9.
- Roberto Benigni – Ricordo ancora con affetto l’esegesi dell’Inno d’Italia fatta a Sanremo nel 2011, le aspettative erano molto alte nei suoi confronti ed il nostro Roberto non le ha deluse. Portare l’amore sul palco dell’Ariston fa sempre effetto, soprattutto con una siffatta lectio magistralis ad opera d’un grande italiano, grazie. Voto 10 e lode.
- Mika – Energia ed una forza invidiabile. Il coro gospel alle sue spalle e la splendida dedica a Fabrizio de Andrè rendono la sua esibizione commovente ed indimenticabile. Voto 10, non serve aggiungere altro.
- Tiziano Ferro – Rimane certamente un artista di grandissimo livello con canzoni altrettanto di livello ma, durante la serata delle cover, ci saremmo aspettati una cover come quelle della prima serata. Voto 5, la terza serata è celebrativa della storia musicale del Festival, non del proprio repertorio.
- Michele Zarrillo/Fausto Leali – Due voci molto diverse che si sono combinate egregiamente nel successo musicale di Deborah. Nonostante Fausto Leali partisse avvantaggiato cantando una sua canzone Michele Zarrillo è comunque stato all’altezza delle aspettative. Voto 7.
- Junior Cally/I Viito – La loro versione di Vado al Massimo, anche se fuori dagli schemi, non convince ne noi ne gli orchestrali di Sanremo che lo relegano alle ultime posizioni. La loro versione del brano di Vasco Rossi snatura troppo la canzone stonando un po’ tutta l’esibizione. Voto 5.
- Marco Masini/Arisa – Nonostante la sua grande estensione vocale Masini non sembra per nulla a suo agio con il brano dei Matia Bazar. Stesso discorso vale per Arisa la cui incredibile potenza vocale esplode con troppa forza andando in contraddizione con la delicatezza che dovrebbe portare Vacanze Romane. Voto 5.
- Riki/Ana Mena – Interessante versione tesa a svecchiare una canzone degli anni 50 senza snaturarla, ebbene tentativo riuscito, ottimo arrangiamento abbinato a due voci che si trovavano molto a loro agio nel brano eseguito. Voto 7,5.
- Rafael Gualazzi/Simona Molinari – Molto delicato nell’esecuzione, veramente di livello soprattutto grazie alla voce della Molinari che ci culla in un classico della musica italiana. Forse non è il genere di Gualazzi ma ottima prova. Voto 7,5.
- Anastasio/Pfm – Ricordando la sua celebre cover di Generale, c’era grande aspettativa nei confronti di Anastasio; ebbene non ci ha deluso, la sua cover di Spalle al Muro colpisce per la sua asprezza e veridicità. L’arrangiamento targato Pfm impacchetta un’esibizione veramente di livello, complimenti. Voto 8,5.
- Levante/Maria Antonietta/Francesca Michelin – Sicuramente è interessante la scelta d’un trio al femminile per Si Può Dare Di Più, tuttavia sembra sbagliato il mood dato all’esibizione, troppo cupo per una canzone che rappresenta un inno alla vita. L’unica che esce a testa alta dall’esibizione è senza dubbio Francesca Michelin che da al brano toni colorati e molto azzeccati con il testo, complimenti. Voto 6.
- Alberto Urso/Ornella Vanoni – Versione molto classica che ben si sposa con la voce tenorile di Alberto Urso che si trova nel brano perfettamente a suo agio. Nonostante l’età la signora della musica Ornella Vanoni fa ancora tremare le pareti quando canta, la sua potenza vocale sembra rimasta immutata a dispetto degli anni che passano. Voto 8.
- Elodie/Aeham Ahmad – una versione di Adesso Tu dolce ed emotivamente vissuta, sembrebbe quasi che anche i suoi occhi stiano cantando peccato per l’intervento sul finale del pianista di cui mi sfugge il significato. Voto 7.
- Rancore/Dardust/La Rappresentante in Lista – L’intervento cantanto era certamente di livello, purtroppo il testo di rancore (testualmente eccezionale) poco rispecchiava il significato del brano di cui doveva fare la cover. Voto 7.
- Pinguini Tattici Nucleari – Meravigliosamente fuori dagli schemi; allegria, forza, simpatia e grande grandissima energia, in una sola parola Pinguini Tattici Nucleari. Voto 9.
- Enrico Nigiotti/Simone Cristicchi – La naturalezza di Cristicchi certamente non stupisce, dopotutto con quello stesso brano trionfò a Sanremo nel 2007. Nigiotti sceglie di eseguire il brano puntando più al parlato, marcando molte parole del testo. I concetti all’interno della canzone passano comunque senza bisogno di marcarli in maniera, a tratti, meccanica. Voto 7,5, nel complesso un ottima prova.
- Giordana Angi/Solis String Quartet – La voce perfetta per cantare la Nevicata del 56, voce graffiata e sofferta, proprio come quella di Mimì, il modo migliore per ricordare una grande cantante come Mia Martini ed un superbo poeta come Califano. Esibizione commovente anche grazie allo splendido tappeto musicale della Solis String Quartet. Voto 9.
- Le Vibrazioni/I Canova – Sicuramente insolito vedere due gruppi esibirsi insieme sul palco dell’Ariston, scelta molto coraggiosa che ha dato musicalmente grande forza alla canzone scelta dalle Vibrazioni. I due cantanti hanno portato tutta la forza e l’energia che serve per cantare questo difficilissimo brano. Voto 8, un grandissimo show.
- Diodato/Nina Zilli – Di grande effetto la coreografia alle loro spalle di cui i cantanti stessi facevano parte durante l’esibizione; una sequela di cambi di ritmo improvvisi ed inaspettati tesi a trascinare lo spettatore in un vortice energetico senza fine nonostante Diodato non sembrasse molto a suo agio con lo stile “Celentanesco”. Voto 7,5, nel complesso una prova decisamente riuscita.
- Tosca/Silvia Perez Cruz – Improvvisamente sembravamo cullati dalle chitarre andaluse, segno che la grande canzone d’autore non conosce confini geografici. Due cantanti diverse per timbro vocale e per provenienza si sono unite in un brioso e spagnoleggiante tributo al grande Lucio Dalla donandogli incredibile eleganza e, a tratti, sensualità. Voto 10, cantarla in due lingue l’ha resa ancora più bella.
- Rita Pavone/Amedeo Minghi – Un Amedeo Minghi inaspettatamente spento nel cantare uno dei suoi più grandi successi in duetto con una Rita Pavone la cui anima da rocker poco si sposa con una canzone come 1950; sicuramente l’esibizione da loro è stata molto vissuta ma da due giganti della storia musicale italiana come loro ci saremmo aspettati di più. Voto 6, peccato sarebbe potuta andare dieci volte meglio con una scelta musicale più nelle corde della Pavone.
- Achille Lauro/Annalisa – Ottima esecuzione, un Achille Lauro eccezionale con la sua voce rauca azzeccata per la canzone ed un’altrettanto eccezionale Annalisa che, nonostante possegga una voce molto limpida non adatta alla sofferenza de gli Uomini non Cambiano, riesce comunque a regalare grandi emozioni sul palco dell’Ariston. Voto 8.
- Bugo e Morgan – Il tappeto musicale creato con il pianoforte da Morgan è stato azzeccatissimo, nel suo essere sempre estroso ha diretto anche l’orchestra come Lucio Dalla nella sua ultima apparizione a Sanremo. Un duetto sicuramente curioso, Morgan era nel brano da prima di mettere le dita sul pianoforte, Bugo parte ed entra nel vortice emotivo della canzone in ritardo ma recupera molto bene restituendo in maniera dignitosa l’armoniosità e la dolcezza di Sergio Endrigo. Voto 7.
- Irene Grandi/Bobo Rondelli – Vedere il soul di Irene Grandi e Bobo Rondelli fondersi con la dolce melodia di La Musica è Finita è stato emozionante. Un vortice soul da fare invidia alla stessa Ornella Vanoni. Voto 8.
- Piero Pelù – La grande voce rock di Piero Pelù sembra incredibilmente a suo agio nel cavallo di battaglia del padre del rock and roll italiano. Un duetto immaginario con il video di Little Tony alle spalle che ci fa sicuramente riflettere, chissà che grande duetto sarebbe stato se entrambi fossero stati fisicamente lì. Voto 9, energia allo stato puro.
- Paolo Jannacci/Francesco Mandelli/Daniele Moretto – Torna con il suo amato jazz, con il teatro canzone e torna ricordando il padre. Il duetto con Francesco Mandelli è molto divertente e dinamico e, per alcuni tratti, simile al leggendario duetto Gaber/Jannacci. Paolo si trova molto a suo agio con le canzoni del padre e si vede. Voto 8.
- Elettra Lamborghini/Myss Keta – Una Elettra Lamborghini alla continua ricerca di una sensualità non sempre necessaria che la rennde una liceale imbronciata; comunque decisamente più a suo agio della prima serata. Voto 5,5, non basta sentirsi a proprio agio ed usare qualche effetto per partecipare al Festival di Sanremo.
- Francesco Gabbani – Bellissima esibizione, molto tricolore, di Francesco Gabbani; nonostante la tuta da astronauta gli limitasse i movimenti la sua energia è comunque passata attraverso la sua voce e le note d’una canzone che è storicamente un evergreen della tradizione canora italiana. Voto 7,5, grazie per l’omaggio al ritorno sulla Terra dell’astronauta italiano Luca Palmitano.
- Beppe Vessicchio – 10 e lode, non c’è altro da aggiungere.