Favoloso Calvino: alle Scuderie del Quirinale una mostra che celebra lo scrittore nel suo centenario

Nel giorno del centesimo anno dalla nascita di Italo Calvino non possiamo non parlarvi di un importante evento culturale che è stato ideato proprio per celebrare il centenario dello scrittore: si tratta della mostra Favoloso Calvino (dal titolo dell’articolo di Gore Vidal pubblicato sulla New York Review of Books del 1974, in merito al romanzo di Calvino Le città invisibili) curata da Mario Barenghi, e organizzata da Scuderie del Quirinale in collaborazione con la casa editrice Electa, inaugurata il 13 ottobre 2023 e visitabile fino al 4 febbraio 2024. 

Il curatore spiega che «il punto di partenza è un’immagine nata chissà come che si porta dietro a volte per anni; a poco a poco dall’immagine comincia a dipanarsi una storia, che gradualmente dispiega significati inattesi e acquista senso. Più tardi, a innescare la fantasia calviniana saranno fattori diversi: le teorie cosmologiche, gli arcani dei tarocchi, oggetti d’uso quotidiano. Costante rimane però l’avvio da uno spunto visuale, di cui il lento lavoro della scrittura rivela le potenzialità dandogli forma di racconto».

Non è quindi un caso che la rassegna romana abbia come seconda parte del titolo Il mondo come opera d’arte: la mostra si configura come un percorso che il visitatore compie nei labirinti dell’immaginario visivo a cui Italo Calvino ha attinto e che egli stesso ha creato nello scrivere i suoi romanzi.

Le opere esposte sono molto numerose (più di 400) e di varia natura: dipinti, sculture, disegni, illustrazioni, codici miniati medievali, arazzi, armature, fotografie, il tutto compreso in un arco cronologico molto ampio, che spazia dal Rinascimento alla contemporaneità.

Tra i disegni, particolarmente preziosi sono quelli inediti realizzati dalla mano dello stesso Calvino, che ha esordito proprio comevignettista: le strisce di fumetti disegnate durante l’adolescenza rappresentano la prima forma di quel ragionamento per immagini che sarà la sua cifra distintiva. La dimensione illustrativa accompagna dunque lo scrittore lungo tutta la sua carriera letteraria, che si può quasi definire il favoloso risultato di un’immagine che gira per la testa: come scrive lo stesso Calvino in uno dei suoi primi autocommenti, la Nota 1960 ai Nostri antenati, nella fase creativa delle sue opere la scaturigine coincide spesso con un’immagine covata per anni e che, una volta maturata, può trasformarsi in narrazione. 

Per Italo Calvino, dunque, l’arte rappresenta una fondamentale fonte di ispirazione di cui sono prova evidente le scelte iconografiche per le copertine dei suoi libri, mai casuali (è il caso, ad esempio, delle amate opere di Paul Klee e Pablo Picasso) e ancora i saggi dedicati a Giulio Paolini, Fausto Melotti, Giorgio de Chirico, Luigi Serafini, Enrico Baj. 

Nella mostra sono inoltre presenti istallazioni direttamente ispirate ai romanzi di Calvino e realizzate da artisti contemporanei come Emilio Isgrò. 

La mostra è generosa in quanto a didascalie, citazioni, collegamenti visivi e sembra quasi chiedere al visitatore di restituire la generosità soffermandosi più dello stretto necessario sull’osservazione dei dettagli delle opere e sulla molteplicità delle letture proposte dalle sezioni espositive, che seguono un criterio tematico prima ancora che biografico.

Nel 1960, in una lettera indirizzata all’editore francese François Wahl, Italo Calvino scriveva: «L’unica cosa che vorrei poter insegnare è un modo di guardare, cioè di essere in mezzo al mondo».  È auspicabile quindi che l’insegnamento di Calvino si depositi nelle nostre menti, a partire dalle sue opere fino ad arrivare alla mostra a lui dedicata: dobbiamo affilare il nostro sguardo sul mondo, attraverso l’arte e la letteratura, in modo da poter comprendere la realtà che ci circonda, non lasciandoci sconvolgere dalla sua natura caleidoscopicamente sfaccettata, ma anzi accettandola e allenandoci a sviluppare una visuale ampia, in grado di accogliere moltitudini.

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