Evergrande: Il collasso dell’immobiliare cinese

A far tremare i mercati di tutto il mondo in questi giorni è Evergrande, società tra le prime di sviluppo immobiliare in Cina, e prima al mondo per indebitamento. Le sue azioni hanno perso oltre l’80% da inizio anno e le sue obbligazioni sono scambiate a prezzi stracciati. Il bond Evergrande con scadenza Aprile 2022 e cedola 9,5%, la cui quotazione è scesa da un dollaro fino a circa 22 centesimi, ha sfiorato tecnicamente il rendimento del 1.300%. Il bond in scadenza a Giugno 2023, è sceso a un più pacato (si fa per dire) 200%. Questo è un segno che i mercati si aspettano un default e nel brevissimo periodo. La stessa società che fino a qualche settimana fa aveva
rassicurato gli obbligazionisti circa le voci su un possibile default, definendole “destituite di ogni fondamento” ha dovuto ammettere di non avere compiuto progressi sul fronte della vendita di asset per tamponare la crisi di liquidità in corso e di essere in difficoltà. “Con 300 miliardi di dollari di passività e collegamenti a una miriade di banche, Evergrande potrebbe inviare onde d’urto attraverso tutto il sistema finanziario” sottolinea Bloomberg.

Come si è arrivati a questo punto?

Il collasso di Evergrande non è stato un fulmine a ciel sereno. Le radici della crisi sono nella bolla immobiliare e nel sistema bancario ombra cinese e a farle emergere sono state le nuove regole imposte dalla Cina in ambito finanziario. Capiamo come si è arrivati a questa situazione:

● Lo Shadow banking cinese:

La Finanza cinese è caratterizzata da una massiccia presenza del cosiddetto
shadow banking, che potremmo tradurre come il sistema bancario nell’ombra. Nessun paese ne è privo. Per via della sua natura è difficile stimarne le dimensioni, ma a favorirlo in Cina ci sono diversi fattori tra cui:

  1. Le banche fanno prestiti quasi esclusivamente alle grandi imprese statali lasciando sottofinanziate la gran parte di aziende private;
  2. Esistono limiti ai tassi creditori applicabili sui depositi che spingono risparmiatori a trovare alternative.


Le forme che assume lo shadow banking sono tante ma uno dei principali punti di incontro tra chi offre e cerca capitale al suo interno sono i i WMPs (Wealth Management Products). Alle famiglie piacciono perchè offrono rendimenti più alti dei depositi anche se appaiono sicuri come i tali. Agli intermediari piacciono perché permettono manovre “fuori bilancio” o che comunque non fanno computo. Per garantire rendimenti alti quei soldi devono essere impiegati con alti rischi, e la frammentazione dei supervisori, e le regole obsolete in materia creditizia cinesi non aiutano a contenerli.

● L’immobiliare cinese:

L’immobiliare in Cina ha avuto una crescita abnorme negli ultimi decenni che è solo in parte giustificata dall’aumento della popolazione e dell’urbanizzazione. Non ci sono tasse sulle proprietà immobiliari e le leggi di Capital Control favoriscono l’investimento immobiliare per la conservazione intergenerazionale dei capitali finanziari. Accade così che le autorità locali, che incassano solo dagli oneri di costruzione, premono per nuovi immobili perché non incassano nulla da quelli già costruiti e accade anche che gli investitori cerchino immobili a discapito di altri investimenti. Così in Cina è oggi legato all’immobiliare quasi un terzo della finanza, sono sfitti circa un quinto dei metri quadri, sono innumerevoli le cosiddette ghost town eppure i prezzi degli spazi immobiliari, in rapporto ai redditi, sono di gran lunga più alti a Pechino e Shanghai rispetto a quelli registrati a Singapore, Londra o New York (Numeri di uno studio di Rogoff e Yang).

● Evergrande:

E’ In questo contesto che Evergrande ha quasi 800 cantieri in corso in oltre 200 città. Evergrande iniziò nel 1997 la costruzione del complesso di Jinbi Garden. Con solo 8 impiegati, l’ amministratore delegato Xu Jiayin strinse un accordo record per l’ epoca nella città di Guangzhou: riuscì a convincere l’ allora governo a farsi rilasciare un permesso per “comprare” ( In Cina la terra non si compra ma si affitta a lunghissimo termine ) a rate un lotto di 110’000 metri quadrati per la costruzione dello Jinbi Garden dove giaceva dimessa una fabbrica di pesticidi.

Il governo diede quindi l’ ok e da lì Xu Jiayin scoprì l’ “infinite money glitch”, ovvero l’andare in banca, farsi prestare abbastanza soldi per avviare appena i lavori e vendere le proprietà prima del loro completamento.

Per due decadi Evergrande ha macinato profitti con questo schema.

La strategia di Evergrande si basava sullo slogan “three highs – one low” dove ad essere high, ( alti ) sono il debito, la leva finanziaria, il turnover, e ad essere low (basso) è il costo.

Evergrande aveva continuo bisogno di soldi non propri e oltre ai prestiti bancari e alle obbligazioni si è affidata ai WMPs, il frutto proibito dello shadow banking.

● Le nuove regole cinesi:

Nell’Agosto 2020 cercando di sgonfiare la speculazione immobiliare, il Governo ha stabilito tra le altre cose le “three red lines”, tre requisiti base per le società di real estate:

  • Rapporto tra liabilities (passività) e assets (attivo) non superiore al 70%;
  • Rapporto tra indebitamento netto e patrimonio netto non superiore a 1;
  • Cash to short term debt ratio maggiore di 1x.

Al momento della promulgazione Evergrande aveva:

  • Liabilities to asset ratio: 82%;
  • Rapporto tra indebitamento netto e patrimonio netto: 1,99;
  • Cash to short term ratio: 0,4x.

La società per correre ai ripari ha iniziato prima a svendere gli appartamenti infine a offrire appartamenti e terreni al posto delle obbligazioni in scadenza, in una spirale tossica che ha abbattuto la redditività e la fiducia nella società. Anche molti dipendenti sono tra i sottoscrittori dei WMPs e rischiano di perdere sia il lavoro che i risparmi. Le loro proteste non sono passate inosservate in un paese autocratico come quello cinese “poco abituato” alle manifestazioni di piazza.

● L’incertezza

La letteratura economica definirebbe Evergrande “too big to fail” ovvero di
dimensioni così grandi che converrebbe salvarla anzichè lasciar fallire ma cosa voglia fare la Cina non è ancora chiaro. La banca centrale cinese sta emettendo liquidità per calmare i mercati ma non sta finanziando direttamente il colosso. Nel 2017, Xi aveva ribadito che “le case servono per viverci, non per speculazione” e oggi continua a tacere.. A sbilanciarsi è solo il fondatore del gruppo, il miliardario Xu Jiayin che in una nota ha scritto «La nostra priorità è aiutare gli investitori a riscattare i loro prodotti, l’azienda cercherà di riprendere il lavoro e la produzione» e in una lettera al suo staff ha scritto: “Usciremo dai giorni più bui” attirando ira e insulti da parte di piccoli investitori e dipendenti.

Il sinologo Jean-Louis Rocca, ricercatore a Sciences Po, all’agenzia Afp ricorda che Evergrande impiega 200 mila persone e, indirettamente, dà lavoro a 3,8 milioni di posti di lavoro in Cina. Un eventuale fallimento avrebbe notevoli conseguenze con un «effetto domino» sull’economia del Paese asiatico. Larry Ong, della società specializzata SinoInsider ricorda che in questo momento in cui il governo comunista sta cercando di ripulire il suo sistema finanziario.

I mercati si interrogano sul suo destino: fallimento, ristrutturazione o salvataggio? Qualsiasi scelta, probabilmente, non sarà indolore.

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