Il 25 giugno è stato finalmente raggiunto l’accordo politico sulla nuova PAC tra Parlamento europeo, presidenza di turno portoghese del Consiglio e Commissione.
Si è trattato di un negoziato molto impegnativo, durato tre anni, tutt’altro che scontato e che vedrà l’entrata in vigore della prossima riforma il primo gennaio 2023.
La nuova PAC, che prevede una maggiore ambizione ambientale e climatica in linea con gli obiettivi del Green Deal, garantirà anche una distribuzione più equa del sostegno al reddito, in particolare alle piccole e medie aziende agricole a conduzione familiare e ai giovani agricoltori.
La ridistribuzione del sostegno al reddito, che sarà obbligatoria, prevede che gli Stati membri ridistribuiscano almeno il 10% a beneficio delle aziende agricole più piccole.
È stato, inoltre, introdotto il nuovo sostegno agli agricoltori fino ai 40 anni di età con il livello minimo obbligatorio del 3% della dotazione destinata ai pagamenti diretti.
L’Italia, così come gli altri Stati membri, dovrà adesso elaborare un piano strategico nazionale per attuare la sua politica agricola nei prossimi cinque anni. Sarà poi la Commissione a convalidarlo permettendo in questo modo l’erogazione dei fondi in maniera più efficiente e con meno burocrazia.
Tra i punti principali dell’accordo troviamo anche la “condizionalità sociale”: i beneficiari della PAC dovranno rispettare, infatti, i diritti sociali dei lavoratori per ricevere i fondi.
Per sostenere la transizione verso un’agricoltura più sostenibile con maggiori ambizioni per il clima, l’ambiente e il benessere degli animali, la nuova PAC seguirà la linea del Green Deal, delle strategie “Farm to Fork” e “Biodiversità 2030” che garantiscono il quadro di riferimento per gli Stati nel definire i loro piani strategici nazionali.
Al fine di consentire agli agricoltori di raggiungere queste nuove performance ambientali, sono stati introdotti nuovi strumenti.
La prima è che per ogni azienda agricola almeno il 3% dei seminativi sarà dedicato alla biodiversità, con la possibilità di ricevere un sostegno tramite eco-schemi per raggiungere il 7%, mentre tutte le zone umide e torbiere saranno protette.
La seconda prevede che gli eco-schemi, che saranno obbligatori per gli Stati membri ma volontari per gli agricoltori, ricompenseranno questi ultimi per l’attuazione di pratiche rispettose del clima e dell’ambiente (agricoltura biologica, agroecologia, lotta integrata contro i parassiti, ecc.) nonché per il miglioramento del benessere animale.
Gli Stati membri, inoltre, dovranno destinare almeno il 25% della dotazione dei pagamenti diretti agli eco-schemi per un totale di 48 miliardi di euro del bilancio dei pagamenti diretti. Lo stesso vale per i fondi per lo sviluppo rurale dei quali almeno il 35% deve essere destinato agli impegni agro-ambientali.
In altre parole, la nuova PAC introduce un nuovo modo di lavorare in cui ogni Stato membro redigerà un piano strategico nazionale con il quale descrive come saranno raggiunti gli obiettivi che si pone.
Questa procedura, che semplifica le regole a livello UE, comporta diverse e fondamentali novità. È prevista, infatti, una relazione annuale sui risultati che gli Stati membri dovranno presentare alla Commissione europea a partire dal 2024.
Sarà, infatti, proprio la Commissione a monitorare queste procedure attraverso una serie di indicatori comuni e a riesaminare le prestazioni dei piani strategici nazionali. L’accordo raggiunto punta anche al rafforzamento della posizione degli agricoltori lungo la filiera agro-alimentare mediante alcune eccezioni alle regole di concorrenza che permetteranno agli agricoltori di unire le forze in specifici casi.
Avendo tratto una lezione dalla pandemia causata dal Covid, verrà anche introdotta una nuova riserva agricola per finanziare le misure di mercato in tempi di crisi con una dotazione annuale di almeno 450 milioni di euro.
Le eccellenze italiane troveranno così un nuovo sostegno nel regolamento relativo all’Organizzazione comune dei mercati.
Le misure sull’etichettatura del vino rappresentano, infatti, un importante traguardo per la trasparenza delle informazioni verso i consumatori, fortemente voluto dal settore, così come l’estensione a tutti i prodotti DOP e IGP sulla possibilità di effettuare una programmazione della produzione per meglio rispondere alla sempre maggiore volatilità dei mercati senza alcun rischio di violazione delle norme sulla concorrenza come attualmente per salumi, vini e formaggi.
Per ora questo accordo politico è stato approvato in via provvisoria, ma dovrà essere formalmente approvato dal Parlamento europeo ed adottato dal Consiglio dell’UE prima di poter entrare in vigore. Per quanto riguarda, invece, i piani strategici della PAC, gli Stati membri hanno tempo fino al 31 dicembre 2021 per presentare le loro bozze.
La Commissione europea a quel punto avrà sei mesi di tempo per valutare ed approvare i piani che entreranno in vigore all’inizio del 2023.