Esterno notte

Durante il Festival del Cinema di Cannes, il regista Marco Bellocchio ha conquistato il pubblico e la critica con il suo nuovo lavoro: Esterno Notte, incentrato sul caso Moro. Al termine della proiezione, il regista e il suo cast sono stati travolti da una pioggia di applausi: una  vera e propria standing ovation.

Il primo prodotto seriale

Marco Bellocchio, classe 1939, è da sempre uno dei registi più apprezzati del panorama cinematografico italiano. La sua opera prima I pugni in tasca, del 1965, è stato un film anticipatore delle tematiche del ‘68 ed uno dei più impegnati di quegli anni. La pellicola ha fatto vincere ad un Bellocchio di soli 26 anni il Nastro d’Argento al migliore soggetto 1966.

Negli anni, il regista ha prodotto numerosi film elogiati dalla critica. Tra i  tanti si possono citare: La Cina è vicina (1967), La Condanna (1991), L’ora di religione (2002), Vincere (2009), La bella addormentata (2012), Il Traditore (2019). Bellocchio si è sempre contraddistinto nel mondo del cinema, presentando opere anticonformiste e dalle tematiche forti e scomode a molti.

Esterno Notte è il primo prodotto seriale di Bellocchio, presentato e distribuito nelle sale come un film diviso in due parti: la prima è uscita il 18 maggio e l’altra uscirà il 9 giugno. La serie vera e propria, composta da 6 puntate, sarà trasmessa dalla Rai a ottobre. Inoltre, non è la prima volta che Bellocchio tratta il caso Moro. Il fatto, divenuto storico, era già stato mostrato in Buongiorno Notte (2003), ispirato al romanzo Il Prigioniero (1998), scritto dall’ex brigatista Anna Laura Braghetti.

Ancora oggi, la vicenda Moro resta una ferita aperta per l’Italia. Ed è quindi giusto ripercorrerne l’intricata storia. 

La storia

Aldo Moro (1916-1978) è stato un politico, giurista e accademico italiano. Dal 1963 al 1975, venne eletto per ben cinque volte Presidente del Consiglio dei ministri ed è stato presidente del consiglio nazionale della Democrazia Cristiana, partito che fondò insieme ad altri esponenti politici, con a capo il suo mentore Alcide de Gasperi. Oltre che un politico, Moro è stato anche professore di Scienze politiche all’università La Sapienza di Roma.

All’inizio del 1978, Moro promosse una possibile alleanza di governo con il PCI (Partito Comunista Italiano), partito rivale della DC, il quale, alle elezioni politiche di quell’anno – le prime a cui poterono votare i 18enni –, ottenne il 34,37% di voti. Questa possibile unione è passata alla storia con il nome di “compromesso storico”; un’unione, tuttavia, assai mal vista, sia sul fronte interno che su quello estero. 

Questa nuova politica di alleanza non si verificò mai. Il 16 marzo 1978, giorno in cui il nuovo governo guidato da Giulio Andreotti stava per essere presentato in Parlamento per ottenere la fiducia, l’onorevole Moro, accompagnato in macchina dalla scorta verso la Camera dei deputati, fu vittima di un agguato ordito dalle Brigate Rosse, gruppo terroristico di estrema sinistra. I brigatisti spararono con armi automatiche sulla scorta, uccidendola, e sequestrarono Aldo Moro.

La prigionia di Moro durò ben 55  giorni, tenendo l’Italia con il fiato sospeso. Durante quel periodo, l’onorevole scrisse varie lettere alla famiglia e al Partito, chiedendo di salvarlo. Papa Paolo VI e altre personalità politiche si impegnarono per liberarlo; il tutto, però, si rivelò inutile. Il 9 maggio 1978, il corpo senza vita di Moro venne ritrovato all’interno di un’auto in Via Caetani. In seguito, i brigatisti vennero processati e incarcerati ma la vicenda resta una delle più controverse ed oscure della storia italiana.

L’uomo

In Esterno Notte, Bellocchio parte dai pochi giorni prima del fatto, mostrando l’onorevole (interpretato da un bravissimo Fabrizio Gifuni) non solo nella sua vita politica ma anche  nella sua intimità, nel ruolo di professore e di padre famiglia. Emerge un padre premuroso e severo; un marito attento e complice; un nonno dolce con il suo nipotino e a tratti infantile, sempre pronto a giocare con i trenini. Emerge anche un amico, pronto a dare consigli a Cossiga su argomenti delicati (il matrimonio) con molto tatto e pacatezza. Il ritratto è quello, quindi, di una persona come tante: tolti gli eleganti completi di lavoro, fuoriesce una persona semplice ed umana, pronta ad aspettare i figli fino a tarda notte in pigiama.

Sul piano politico, Moro risulta come una personalità pacata ma determinata nel portare avanti le sue idee. In una scena emblematica del film la sua figura viene resa  alla pari di quella di un martire: Moro, con alle spalle i compagni di partito e la moglie, è costretto a percorrere una sorta di Via Crucis, portando sulle spalle il peso di una pesante croce; simbolicamente, alla fine di questo supplizio, c’è via Caetani.

Altro rapporto indagato da Bellocchio è quello con i compagni di partito Andreotti, Cossiga e Zaccagnini, dalla quale emergono delle personalità ambigue. Tra questi,  il personaggio maggiormente analizzato dal regista è Cossiga, Ministro dell’interno ai tempi e, dal 1985 al 1992, Presidente della Repubblica. Il politico viene dipinto come tormentato sul piano personale ed estremamente vicino a Moro, sua figura di riferimento. Bellocchio ricostruisce anche il rapporto di rispetto e amicizia del politico con il papa. Paolo VI, interpretato da Toni Servillo, viene mostrato allo stremo delle forze, soprattutto a seguito del sequestro.

I suoni di piombo

Estremamente riusciti i personaggi, la cui somiglianza con quelli reali è impeccabile. Merito di un ottimo truccatore certo, ma anche degli attori, i quali ricreano una somiglianza anche di intonazione e accento. Un plauso anche per la meravigliosa scenografia: gli interni papali e politici sono ricostruiti minuziosamente. Anche gli ambienti esterni sono ricostruiti perfettamente, quelli di una Roma — o meglio, di un’Italia – devastata da scontri e disordini.

E sono le urla, gli spari, i vetri rotti, i clacson a creare un leitmotiv ricorrente. A questo clima di paura e caos, si contrappongono componimenti lirici e classici come Verdi, probabilmente per stemperare la violenza di quegli anni, divenuti noti come gli anni di Piombo.

Bellocchio riesce a ricostruire scena per scena la politica del tempo, incerta e tormentata dagli scontri sia sociali che di partito. La tensione che imperversa in Esterno Notte è totalmente trasmessa al pubblico. Sembra quasi di rivivere quel tempo, anche per chi l’ha solo studiato sui libri di scuola. Non resta che aspettare la seconda parte, sicuramente altrettanto dettagliata, sicuramente di livello eccelso.

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