“Le batterie al litio sono oggi considerate essenziali per la transizione energetica, ma un’alternativa promettente si sta facendo strada: le batterie al sodio. Nonostante il loro enorme potenziale, il dibattito su questa tecnologia è ancora limitato. È tempo di accelerare la ricerca e lo sviluppo per garantire un futuro energetico più sostenibile e accessibile”, dichiara Carmela Tiso, portavoce nazionale di Accademia Iniziativa Comune. Perché puntare sul sodio? “Questo – aggiunge Tiso – è un elemento abbondante in natura e la sua estrazione è più economica e sostenibile rispetto a quella del litio. Questo potrebbe significare minore dipendenza da risorse critiche e una filiera produttiva più stabile. Dal punto di vista tecnologico, inoltre, le batterie al sodio funzionano in modo simile a quelle al litio, con il movimento degli ioni tra anodo e catodo per accumulare e rilasciare energia. Tuttavia, presentano alcuni vantaggi chiave: materiali più economici, maggiore m sostenibilità, resistenza alle temperature estreme. Ma, nonostante il grande potenziale, lo sviluppo delle batterie al sodio e incontra ancora alcune difficoltà: ha una densità energetica inferiore rispetto alle batterie al litio; produzione ancora limitata e investimenti insufficienti. Dunque fare di più si può e si deve, anche e sopratutto per le applicazioni strategiche delle batterie al sodio, che non sostituiranno completamente il litio, ma potranno affiancarlo in settori chiave: ad esempio per l’accumulo di energia rinnovabile, per la mobilità elettrica a basso costo e per l’elettronica di consumo. Insomma le batterie al sodio rappresentano una tecnologia strategica per un futuro più sostenibile e accessibile. Nonostante alcuni limiti tecnici ancora da superare, il loro potenziale è enorme, soprattutto per ridurre la dipendenza dal litio e abbattere i costi dell’energia rinnovabile. Se i governi e le aziende investiranno adeguatamente in questa tecnologia, potremmo assistere a una vera rivoluzione nel settore delle batterie nei prossimi anni”, conclude Carmela Tiso.